La luna di miele tra Donald Trump e i consumatori USA potrebbe essere già finita. Il balzo nella fiducia dei consumatori seguito alla vittoria elettorale del repubblicano sembra infatti aver lasciato spazio a un clima di forte incertezza economica. Il Wall Street Journal riporta come la volatilità dei mercati finanziari, la minaccia di nuovi dazi e il ribaltamento di molte misure della precedente amministrazione avrebbero fatto scendere il sentiment ai livelli più bassi dal 2024.
Secondo i dati preliminari dell’Università del Michigan, l’indice di fiducia dei consumatori ha registrato una flessione del 5% nel mese di febbraio, toccando il minimo da luglio. Le aspettative di inflazione per il prossimo anno sono balzate dal 3,3% di gennaio al 4,3%, segnando il secondo mese consecutivo di forti aumenti e il valore più alto dal novembre 2023.
“Un aumento così rapido delle aspettative inflazionistiche è insolito”, ha dichiarato Joanne Hsu, direttrice del sondaggio. La studiosa ha sottolineato come gli elettori repubblicani, inizialmente euforici dopo la vittoria del loro beniamino, ora esprimano una crescente preoccupazione economica, e anche democratici e indipendenti ritengono che le condizioni finanziarie siano peggiorate nelle ultime settimane.
Un altro indice di fiducia, quello di Morning Consult, ha evidenziato un calo tra il 25 gennaio e il 3 febbraio, principalmente a causa delle incertezze sul futuro economico del Paese.
“Non mi piace questa instabilità. I mercati sembrano impazziti”, ha commentato Paul Bisson, 58 anni, che lavora nella sicurezza aerea e co-gestisce un asilo per cani a San Antonio. Pur avendo votato Trump, Bisson attribuisce gran parte delle turbolenze economiche proprio alle politiche del neo-presidente. “Non abbiamo votato per questa incertezza. La mia famiglia ha già tagliato le spese al minimo—non c’è molto altro da fare”.
Trump, che ha basato la sua campagna sulla crescita economica e sulla lotta all’inflazione, era già stato avvertito dagli economisti su come una politica commerciale aggressiva avrebbe fatto danni all’economia. Il repubblicano si è però detto convinto che si tratta di un “dolore” a breve termine, prima che i dazi portino, nel lungo periodo, alla creazione di posti di lavoro e a un’economia più solida.
Le aspettative di inflazione sono schizzate dopo la conferenza stampa del 16 dicembre, in cui Trump ha annunciato un dazio del 10% sulle importazioni cinesi e del 25% su quelle da Messico e Canada. Un altro picco di preoccupazione si è registrato il 21 gennaio, quando ha ribadito l’intenzione di attuare i dazi entro fine mese.
“I consumatori stanno chiaramente seguendo da vicino l’evoluzione economica”, ha commentato Hsu.
Un recente studio accademico ha rilevato che gli americani prevedono di sostenere quasi la metà del costo di un ipotetico dazio del 20%. “L’idea che siano gli stranieri a pagare i nostri dazi non è supportata dai dati”, ha spiegato Michael Weber, economista dell’Università di Chicago e co-autore della ricerca. I repubblicani stimano che i consumatori sosterranno il 41% dei costi, mentre per i Democratici la quota salirebbe al 68%.
John Schinkel, investitore immobiliare di 53 anni e sostenitore di Trump, appoggia la strategia economica del presidente ma resta cauto. “Mi fido di lui per abbassare prezzi e tassi d’interesse, ma non nell’immediato”, ha dichiarato, sollevato dal rinvio di alcuni dazi. “Non darei la colpa a Trump per il prezzo delle uova in questo momento. Ogni presidente ha bisogno di almeno un anno per vedere i risultati delle sue politiche”.
Anche le preoccupazioni per il mercato azionario stanno aumentando. Secondo l’American Association of Individual Investors, il 42,9% degli intervistati prevede un calo delle quotazioni nei prossimi sei mesi, il livello più alto dal novembre 2023 e ben al di sopra della media storica.