Spedire via mare un container dalla Cina a Los Angeles nella settimana conclusa il 18 gennaio è arrivato a costare fino a 3.860 dollari: un aumento del 38% rispetto al periodo precedente gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi in transito del Mar Rosso. Gli effetti collaterali della guerra tra Israele e Hamas sono anche questi. Piazzati nello Yemen, uno stato cruciale per la rotta dei trasporti nel Mar Rosso, gli Houthi stanno prendendo di mira navi legate a Israele, nella speranza di far desistere Tel Aviv dai bombardamenti e dalle operazioni militari a Gaza. In realtà, il gruppo, sostenuto dall’Iran e tornato nella lista statunitense dei terroristi, sta prendendo di mira navi che non sono riconducibili a Israele o ai suoi alleati, provocando una deflagrazione del commercio mondiale. La risposta militare di Stati Uniti e Regno Unito sulle basi degli Houthi in Yemen ha avuto l’effetto di aumentare ulteriormente i costi di navigazione su questa striscia di mare che ogni anno vede transitare il 40% del commercio tra Europa e Asia e il 12% di quello mondiale.
Le tariffe sulla rotta Shanghai-Europa sono aumentate dell’8,1% a 3.103 dollari per container di 6 metri circa rispetto alla settimana precedente, mentre le tariffe per i container diretti verso la costa occidentale degli Stati Uniti sono salite del 43,2% a 3.974 dollari per container di oltre 12 metri.
Secondo la Drewry Shipping Consultants con sede a Londra, i costi medi a livello mondiale per la spedizione di un container da 12 metri sono aumentati del 23% nella settimana conclusasi il 18 gennaio, arrivando a 3.777 dollari: un prezzo più che raddoppiato rispetto a dicembre.
Queste cifre, seppure inferiori ai prezzi toccati durante la pandemia, stanno attivando nuovamente l’allarme sui rischi di una nuova impennata dell’inflazione, di un inasprimento dei tassi e di una ennesima crisi delle catene di approvvigionamento.
Le grandi aziende che hanno contratti a lungo termine con i vettori marittimi sono in gran parte immuni alle oscillazioni del mercato, ma la società londinese sostiene che molte di queste compagnie stanno pagando incrementi del 20% e oltre sui prezzi da contratto, per compensare i costi di spedizione più elevati soprattutto per carburante e assicurazioni.
La deviazione di una nave dal Mar Rosso al Capo di buona speranza nell’estrema punta dell’Africa aggiunge circa 10 giorni di viaggio alle rotte e 1 milione di dollari in costi di carburante per conteiner di sola andata tra l’Asia e l’Europa. Oxford Economics stima che una nave che viaggia a 16,5 nodi (30 km/h) da Taiwan ai Paesi Bassi, attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez, impiega circa 25 giorni e mezzo per completare il viaggio, ma se viene deviata attorno al Capo, i giorni diventano 34.
Il Fondo monetario internazionale ha dichiarato, la scorsa settimana, che il traffico marittimo attraverso il Canale di Suez è diminuito del 37% nel 2024 rispetto a un anno fa. I principali vettori marittimi come la danese A.P. Moller-Maersk e la tedesca Hapag-Lloyd hanno dirottato le navi portacontainer attorno al Capo, per non rischiare di perdere equipaggio, navi e conteiner in un’area ad alto rischio. Un’analisi del Wall Street Journal ha rilevato che i volumi di carico nel Golfo di Aden, all’estremità meridionale dello Yemen, sono in calo di circa il 65% rispetto alla prima metà di dicembre, con le petroliere che perdono il 45% dei volumi e le navi di trasporto dei cereali il 20%.
I ritardi nel trasporto merci stanno già colpendo alcuni produttori in Europa, che ancora una volta si trova minacciata da un altro conflitto ravvicinato. Sia Tesla che Volvo hanno sospeso per un breve periodo la produzione dei loro veicoli negli stabilimenti in Germania e Belgio a causa della carenza di componenti provenienti dall’Asia. Se la minaccia dovesse persistere, gli economisti ritengono che il calo dell’inflazione di cui l’Europa ha goduto lo scorso anno potrebbe rallentare, respingendo un potenziale taglio dei tassi di interesse chiave.
A non soffrire sono invece i produttori di petrolio, che a fronte di una scarsa domanda, hanno visto schizzare i prezzi al barile, proprio per le minacce provenienti dall’area del Golfo e che potrebbero rendere complicata la consegna dell’oro nero.