Il presidente USA Joe Biden ha annunciato che almeno 13 Paesi dell’Indo-Pacifico aderiranno a un’alleanza commerciale a guida statunitense volta a contrastare la sfera d’influenza economica cinese.
In una conferenza stampa tenutasi lunedì a Tokyo al fianco del premier giapponese Fumio Kishida, Biden non ha rivelato i nomi degli Stati coinvolti nell’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity (IPEF). L’inquilino della Casa Bianca si è limitato ad annunciare che ne faranno parte proprio Stati Uniti e Giappone, “insieme ad altre 11 nazioni”.
La conferenza stampa nippo-statunitense si è tenuta a margine del summit bilaterale tra i due leaders, che oggi si sono re-incontrati in occasione della riunione informale dei QUAD, l’alleanza creata in forma anti-cinese che conta anche India e Australia.
“L’alleanza rappresenta un impegno a lavorare con i nostri amici e partner della regione sui problemi più urgenti per garantire competitività economica nel ventunesimo secolo”, ha dichiarato Biden.
Differentemente dal progetto di Trans-Pacific Partnership, silurato dall’amministrazione di Donald Trump nel 2017, scopo dell’IPEF non è quello di eliminare dazi o di agevolare direttamente gli scambi commerciali. Piuttosto, l’accordo-quadro fissa degli standard comuni in quattro aree chiave: economia digitale, catene di approvvigionamento, energie rinnovabili e politiche anticorruzione.

Come anticipato, non è ancora nota la lista di Stati che sigleranno l’accordo. Tra queste ultime sembrerebbe esserci anche la città-Stato di Singapore, ma non Taiwan, almeno per il momento.
L’esclusione di Taipei a cui Biden ha promesso sostegno militare in caso di invasione cinese, è stata annunciata dal Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan. Il funzionario dell’amministrazione Biden ha spiegato che Washington vuole “approfondire il partenariato economico con Taiwan, anche su questioni di alta tecnologia, tra cui i semiconduttori e le catene di approvvigionamento”, ma che per ora si limiterà a farlo “bilateralmente”.
Arrivano invece critiche da Pechino sull’IPEF, definito come un tentativo di “creare un club privato” anti-cinese.