Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che la Russia non accetterà più pagamenti in euro o dollari per la vendita del suo gas naturale a Paesi considerati ostili, imponendo il rublo russo come valuta di riferimento.
“Non ha senso spedire le nostre merci nell’UE e negli Stati Uniti e ricevere il pagamento in dollari ed euro”, ha dichiarato il leader russo in un incontro con il gabinetto governativo tenutosi mercoledì.
Putin ha pertanto intimato alle banche centrali dei Paesi “ostili” acquirenti di adeguarsi nel giro di una settimana, in una manovra probabilmente dettata dalla necessità di arrestare la svalutazione del rublo nei confronti di euro e dollaro.
Al contempo, il presidente russo ha tenuto a ribadire che la Russia “continuerà sicuramente a fornire gas naturale in linea con i volumi, i prezzi e i meccanismi di prezzo stabiliti nei contratti esistenti”. In seguito all’annuncio, comunque, il prezzo benchmark del gas in Europa è aumentati fino al 21%.
I Paesi interessati da questa misura sono quelli menzionati nella blacklist di “Stati ostili” stilata il 7 marzo dal Governo russo. Tra questi gli Stati Uniti (che però hanno già fermato l’import di energia russa) e l’Italia, oltre a tutti i Paesi UE, Australia, Regno Unito, Canada, Corea del Sud, Giappone, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Montenegro, Norvegia, Nuova Zelanda, San Marino, Singapore, Svizzera, Taiwan e Ucraina.
Come riporta Bloomberg, circa il 58% delle vendite lorde di gas di Gazprom all’estero sono in euro, e il 39% in dollari statunitensi.
Nel frattempo, uno studio pubblicato da quattro think tanks ecologisti prevede che l’Unione europea possa affrancarsi dall’import di gas russo entro il 2025. Secondo le associazioni Ember, E3G, Regulatory Assistance Project e Bellona, infatti, nei prossimi tre anni almeno due terzi del gas naturale di Mosca potranno essere rimpiazzati attraverso un più ampio uso dell’energia rinnovabile (solare ed eolica), combinato però a una riduzione della domanda.