Lo scorso febbraio l’economia statunitense ha creato 678.000 nuovi posti di lavoro, principalmente grazie dallo scemare dell’emergenza pandemica che ha spinto le imprese a riaprire e i lavoratori a tornare in ufficio.
La statistica è stata comunicata dal dipartimento del Lavoro Usa venerdì mattina, rivelandosi nettamente al di sopra delle previsioni degli analisti, i quali ritenevano verosimile un aumento intorno alle 400.000 unità. Un incremento sostanziale anche rispetto al mese di gennaio, quando i nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti erano stati 467.000, ma con il Covid-19 ancora in agguato.
Di conseguenza, il tasso di disoccupazione nel Paese nordamericano è sceso al 3,8%, rispetto al 4% del primo mese dell’anno. Che l’economia a stelle e strisce abbia ripreso a correre veloce nonostante un’inflazione a livelli record si nota non solo dal numero record di annunci di lavoro, con almeno 400.000 assunzioni in più ogni mese, ma anche dalla drastica diminuzione dei licenziamenti.
Va comunque specificato che i dati si riferiscono al periodo metà gennaio-metà febbraio, e quindi non tengono in conto l’invasione russa dell’Ucraina partita il 24 febbraio. Le mosse belliche del Cremlino hanno spinto Washington e i suoi alleati europei a comminare pesanti sanzioni finanziarie contro l’economia russa e ha inoltre turbato i mercati finanziari globali, con un’impennata dei prezzi dell’energia.