Aumentano ancora i prezzi al consumo negli Stati Uniti a ottobre, spinti dal costo della benzina e degli alimentari, portando il livello annuale ai massimi dal novembre del 1990. Si tratta di un ulteriore segnale che l’inflazione potrebbe restare ‘scomodamente’ alta fino al prossimo anno, in un’economia già segnata dal blocco delle catene di fornitura globali.
I prezzi al consumo sono saliti lo scorso mese su base annua del 6,2%, dal 5,4% di settembre e contro un previsto +5,8%, al top da 30 anni. Sul mese l’inflazione avanza allo 0,9% dal +0,4% precedente (e contro l’atteso +0,6%).
Escludendo le componenti volatili di cibo ed energia, l’indice dei prezzi al consumo sale dello 0,6% su base mensile (dopo essere cresciuto dello 0,2% a settembre) e del 4,6% su base annua, segnando l’aumento più consistente dall’agosto 1991, dopo essere rimasto costante al 4% per due mesi consecutivi.
Da Baltimora il presidente Joe Biden ammette: i prezzi “sono rimasti troppo alti”. E riconosce che guardandosi attorno “tutto, dalla benzina al pane, tutto costa di più e anche se i salari aumentano dobbiamo ancora affrontare questa situazione, a testa alta”, ha detto, anche se “la gente è ancora insicura sull’andamento dell’economia” proprio a causa degli aumenti dei prezzi.
“Molte persone rimangono confuse sull’economia e sappiamo tutti perché”, ha proseguito riferendosi all’aumento dei prezzi e ai problemi della catena di approvvigionamento negli Stati Uniti. Per poi rassicurare: “Stiamo cercando di vedere come possiamo affrontarlo a testa alta”. Il presidente Biden cita quindi il “monumentale” piano bipartisan sulle infrastrutture.
L’inflazione si sta riscaldando di nuovo, mentre l’effetto economico dell’ondata estiva di infezioni da Covid-19, guidata dalla variante Delta, si affievolisce. Restano però le strozzature dell’offerta. La pandemia che dura da quasi due anni ha sconvolto il mercato del lavoro, causando una carenza globale di manodopera necessaria per produrre materie prime e spostare merci dalle fabbriche ai consumatori.
Il governo ha riferito ieri che i prezzi alla produzione sono aumentati fortemente a ottobre, invertendo una tendenza al rallentamento del Ppi mensile che si era consolidata dalla primavera. Anche se la Federal Reserve la scorsa settimana ha riaffermato la sua convinzione che l’attuale alta inflazione è “transitoria”, la maggior parte degli economisti è scettica, notando che anche i salari sono in forte aumento mentre le aziende cercano lavoratori.
Oggi sono stati diffusi anche i dati sulle nuove richieste di sussidi alla disoccupazione. La scorsa settimana sono calate di 4.000 unità a quota 267.000. Le stime erano per un dato a 265.000. Si tratta del numero più basso raggiunto dall’inizio della pandemia. (Agi)