Amazon ha annunciato oggi che acquisirà gli studios Metro-Goldwyn-Mayer, o MGM, fra i più antichi di Hollywood, per 8 miliardi e mezzo di dollari. Incorpora così una biblioteca di film storici, incluse le serie di James Bond e di Rocky, mentre diventa sempre più agguerrita nella battaglia dello streaming, in cui compete contro Netflix, Disney e WarnerMedia (che ha appena comprato Discovery).
MGM, studios quasi centenario, sarà comprato per 8.45 miliardi di dollari. Tra gli altri pretendenti figuravano anche Apple e Comcast, che però avevano limitato le loro offerte sotto i 6 miliardi. Per Amazon, che dispone di 71 miliardi di liquidità ed è valutata sul mercato attorno a 1.64 triliardi di dollari, alzare l’offerta e battere i competitor non deve essere stato un cruccio economico esagerato.
In realtà una parte delle grandi gemme storiche della compagnia precedenti al 1986 erano state acquistate in precedenza da Sony Pictures e Warner Bros, che detengono i diritti dei grandi classici come “Singing in the Rain” o “Via col Vento”, ma il catalogo MGM comprende ancora circa 4mila titoli classici, da “La rivincita delle bionde” passando per “Il silenzio degli innocenti” fino a “Basic Instinct”.
Da quando sono entrati sul mercato nuovi arrivati come HBO Max o Paramount+, i primi pionieri del mondo dello streaming come Netflix e Amazon Prime cercano di assicurarsi sempre i diritti di grandi franchise e film di culto, per garantirsene i profitti futuri.

In questo senso il fiore all’occhiello di questa transazione, per Amazon, è la serie di James Bond, che colleziona successi dal 1963. In realtà Amazon sarà proprietaria solo del 50% dei diritti della saga di spionaggio più famosa del mondo, mentre la restante metà apparterrà alla produttrice Barbara Broccoli e al fratello Micheal Wilson, figli del produttore storico della serie, Albert Broccoli. I due fratelli avranno il controllo creativo del “brand” Bond, e decideranno quando fare nuovi film, inclusi eventuali remake o spinoff, nonché chi interpreterà la spia protagonista (Daniel Craig interpreta James Bond da 15 anni, ma “No Time to Die”, che dovrebbe uscire il prossimo autunno, sarà la sua ultima performance nel ruolo).
Sorge dunque una domanda, tra i fan della saga: da ora in poi quindi niente più Bond al cinema, ma solo in streaming casalingo? Non è ancora sicuro, ma la famiglia Broccoli ha detto di voler continuare a produrre i film per i cinema, dunque non ad uso esclusivo degli utenti Amazon.
L’acquisizione di MGM è stata sostenuta dallo stesso Bezos all’ultima riunione annuale degli azionisti. Secondo il CEO MGM dispone di un catalogo vasto di film amatissimi, ed Amazon potrà “reimmaginare e sviluppare quella proprietà intellettuale per il ventunesimo secolo”. Oltre a questo potrebbe fornire ad Amazon grande prestigio nell’ambiente cinematografico, poiché MGM ha in uscita alcuni titoli in odore di Oscar, primo fra tutti “Respect”, il biopic su Aretha Franklin, interpretata da Jennifer Hudson.
Per Bezos, notoriamente non un fan dell’ex presidente, con cui ha avuto rapporti difficili negli ultimi cinque anni, acquistare MGM ha anche il plus di dargli accesso ai famigerati outakes del reality The Apprentice, che Trump presentava. Ex concorrenti e collaboratori hanno sempre narrato che si tratti di registrazioni scottanti, con dichiarazioni irriverenti tra il misogino ed il razzista, altamente compromettenti per The Donald. Chissà, magari diventandone proprietario Bezos potrebbe deciderne finalmente la pubblicazione…
L’acquisizione è però ancora soggetta all’approvazione dell’antitrust, ed il repubblicano Ken Buck, che fa parte del comitato deputato della Camera dei Rappresentanti ha dichiarato di essere “molto preoccupato”, e che Amazon ha beneficiato in modo spropositato della pandemia dal punto di vista economico ed è “fondamentale che le acquisizioni e fusioni che coinvolgono compagnie di monopolio che stanno avendo una crescita esponenziale siano controllate con un maggiore livello di attenzione” – Amazon ha aumentato il suo fatturato, già astronomico, del 44% nel primo trimestre del 2021.
Il colosso di Seattle si difende sottolineando che le piattaforme streaming sono proliferate negli ultimi due anni, e di non detenere perciò alcun monopolio.