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February 9, 2021
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La terza fatica di Draghi per rialzare l’Italia: riforma del fisco senza più fiaschi

Basta con due pesi e due misure: uno Stato liberale gode della fiducia dei propri cittadini che quindi pagano le tasse quando non sono più trattati da sudditi   

Raffaele RomanobyRaffaele Romano
La terza fatica di Draghi per rialzare l’Italia: riforma del fisco senza più fiaschi

Immagine Alexas Fotos/ Pixbay

Time: 7 mins read

Come ho scritto nel primo articolo di questa triade la terza pre condizione o se gradite riforma che Mario Draghi dovrà affrontare riguarda la riforma totale del “fisco”, questione vitale da decenni fatta oggetto di promesse insostenibili ma mai affrontata.

Entriamo nel merito in modo empirico e non pregiudiziale: si dice che gli italiani sono un popolo di evasori. Personalmente non ci credo, come non ho mai creduto che siamo il Paese più “corrotto” al mondo sono stereotipi come quelli del settimanale tedesco Der Spiegel (Lo specchio) che negli anni ’70 riportò la foto di un piatto di spaghetti con sopra una rivoltella per rappresentare cosa fosse l’Italia. Da questo se ne è tratta e diffusa un’immagine pseudo culturale che è stata inculcata e rafforzata nei media di tutto il mondo, col determinante concorso di scrittori, registi, sceneggiatori e giornalisti nostrani. Analoga analisi la rivista tedesca avrebbe dovuto fare, per par condicio, quando si è ricostruita la ex Germania est dopo la riunificazione per verificare da dove provenissero quella marea di soldi che li investì, ma qui scatta la difesa nazionale che in Italia è sempre mancata.

In Italia sicuramente si evade come dovunque ma qualche motivazione ci dovrà pur essere se è davvero così. La prima è legata al fatto che, pare, ci siano due livelli opposti  di punizione. Da un lato, si assiste impotenti a vere e proprie persecuzioni fiscali per qualche centinaio o migliaio di euro a semplici lavoratori o piccoli commercianti mentre si fanno transazioni a fortissimo ribasso per soggetti dello spettacolo e/o società di alta gamma economica. E dove, solo per i piccoli contribuenti, le leggi sul fisco italiano hanno introdotto, come nel giudizio penale, l’inversione dell’onere della prova: ovvero che è il contribuente che deve dimostrare di non aver evaso e non il fisco! Questa è barbarie giuridica!

Immagine pixbay

Due pesi e due misure dicevamo. A tal riguardo prendiamo a spunto due emblematici casi: il primo avvenne nel 2000 la Cassazione confermò una piccola condanna a Cesare Romiti ad undici mesi e dieci giorni di reclusione per tre notevoli reati: falso in Bilancio, finanziamento illecito dei partiti e frode fiscale relativa al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat, consigliere in RCS Media Group e Impregilo. La Corte di Appello di Torino, in data 4 dicembre 2003, in accoglimento dell’istanza di incidente di esecuzione, revocò la sentenza di condanna per falso in bilancio dichiarando che il fatto per cui era stata emessa sentenza non è più previsto dalla legge come reato. Quale pena per quei tre reati avrebbe avuto negli USA?

Il secondo con la legge numero 73 del 1990, intitolata “Delega al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia”, fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’11 aprile del 1990 e, fra le tante cose, specificava all’art. 2 comma 1 di concedere l’amnistia per “le false fatturazioni a proposito di attività commerciali svolte da enti pubblici e privati diversi dalle società che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali”.

Da questi due esempi, ma ce ne sono tantissimi altri, come si fa a costruire una cultura profonda nel convincere che pagare le tasse allo Stato è cosa buona e giusta?

Affrontiamo ora quello a cui deve, nell’enorme mole e complessità, sottostare un contribuente di fronte ad uno Stato che negli anni ha costruito un castello di leggi che hanno generato le seguenti tasse, scusandomi col lettore perché sicuramente alcune mi sono sicuramente sfuggite:

Irpef, IVA, Irap,  bollo auto, canone Rai,  imposte addizionali energia elettrica, imposta di bollo sui conti correnti IMU, Tobin Tax, imposta di registro, Tari, Tabacchi che rendono 10,5 miliardi, giochi e lotto 13,9 miliardi, tassa regionale sulle emissioni degli aeromobili, plastic tax, Robin tax, tassa sulla fortuna, tassa sulle auto aziendali, Flat tax partite IVA fino a € 65.000, Tasse utili societari, Diritti Camere di Commercio, Imposta Sostitutiva Rivalutazione Beni d’Impresa, Tassa Annuale Registri Contabili,  Imposta Sostitutiva Regime Forfettario, IAS – Imposta Adeguamento Diritti Contabili, Imposte Doganali, Tassa Iscrizione Albi Professionali o Abilitazione, Imposta Regionale Concessione Beni Demaniali, TOSAP – Tassa Occupazione Suolo Pubblico, Addizionale Comunale Diritti Imbarco Passeggeri, Imposta Riserve Matematiche Assicurazione, Diritti Erariali Pubblici Spettacoli, Diritti SIAE, Contributo Ambientale CONAI, Tassa Soggiorno, Imposte Consumi Prodotti Particolari, Tasse Consumo Energetico, Cedolare Secca Affitti, Imposte Catastali, Imposte ipotecarie, Imposte Registro e Sostitutiva, Imposta Immobili all’Estero, Concessioni Edilizie, Consorzi Bonifica, Tasse per Procedimenti Legali e Amministrativi, Imposta RC Auto, IPT – Imposta Provinciale Trascrizione,  Imposte Erariali su oli lubrificanti, tasse su risparmio gestito o trading online, tasse per affissioni, tasse per emissione di sostanze inquinanti,  Contributo Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ecc. ecc.

Passiamo ora ad un altro bel capitolo sempre a proposito di tasse a cui, però, è stato cambiato solo il nome sostituendolo con quello di: ACCISE.

Le accise sono sempre imposte o tasse vediamo qualche esempio per capire dove e quanto pesano. Iniziamo dalle accise sui carburanti per cui ogni volta che acquistiamo un litro di benzina paghiamo 17 accise a cui va aggiunta l’IVA al 22%:

    0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936)

    0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956)

    0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963)

    0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966)

    0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968)

    0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976)

    0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980)

    0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983)

    0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996)

    0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)

    0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005)

    0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009)

    da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011)

    0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011)

    0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011)

    0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011)

    0,02 euro: terremoto in Emilia (2012)

Per un totale di circa 42 centesimi di euro a cui si deve aggiungere l’imposta sul valore aggiunto (IVA) che grava per un altro 22%. Ma al di là della cifra enorme che ne viene fuori alcune voci ancora in essere fanno ridere se non fossero così salate. Perché si scopre che stiamo ancora finanziando la guerra di Mussolini in Etiopia del 1935, la crisi del canale di Suez, il Vajont, ancora l’alluvione di Firenze e tutti i terremoti fino al 1980.

Ora, oltre che all’ingiustizia, può uno Stato liberale godere della fiducia dei propri cittadini che sono stati assoggettati ad divenire sudditi?   

Un altro amaro capitolo riguardano i costi delle tre fondamentali ed irrinunciabili materie prime: l’energia elettrica, il gas e l’acqua. Nel caso riguardante il gas e l’energia elettrica l’importo finale del cittadino consumatore è formato sostanzialmente da alcune voci: costo della materia prima, spesa per il trasporto della materia prima, spesa per  la gestione del contatore, spesa per gli oneri di sistema, IVA, accise ed abbonamento Rai. Per la totalità dei cittadini rimangono voci del tutto incomprensibili come quello della “spesa per la gestione dei contatori” ma quali spese subiscono che stanno là fermi e buoni? Misteri!

Per quanto riguarda la fornitura dell’acqua le voci aumentano ancor di più ed abbiamo: una quota fissa, acquedotto, fognatura, depurazione, Ul 1-2-3- 4 acquedotto, Ul 1-2-3-4 fognatura, Ul 1-2-3-4 depurazione, partite pregresse acqua, partite pregresse fognatura e, per finire, partite pregresse depurazione.  Ad ognuna delle voci riportate ci sono, naturalmente, diversi euro da dover pagare, ma la cosa più incredibile è quella dell’incomprensibilità. 

Per tutti questi motivi l’efficienza del sistema fiscale è bassissima e si trova al 128esimo posto al mondo.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Prof. Mario Draghi, il 3 febbraio 2021.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

In conclusione Mario Draghi si trova a dover avviare a realizzazione queste tre riforme: Pubblica Amministrazione, Giustizia e Fisco altrimenti i miliardi del Recovery Plan serviranno a poco. 

Per questi tre inquietanti dilemmi non risolti non si è potuto fare in Italia quello che ha invece fatto Benjamin Netanyahu: ha contattato il numero 1 di Pfizer e gli ha chiesto, “quanti vaccini hai e quanto costano?”, il CEO di Pfizer gli ha dato la quantità e il prezzo, 15$, ciascuno. Netanyahu gli ha risposto “Israele ha bisogno di 20mln di dosi, te li pago 30$ ciascuno!”. La notte stessa è partito il bonifico, utilizzando i fondi speciali dell’esercito e il giorno dopo ha mandato gli Hercules 130 militari a ritirare le dosi. Così il direttore di Repubblica Maurizio Molinari ha spiega a Frontiere (Rai1) come e perché “dalla sera alla mattina” Netanyahu è riuscito ad assicurarsi da Pfizer 20 milioni di dosi per una copertura vaccinale altissima del suo popolo entro il prossimo marzo”.

Troppi lacci e lacciuoli!

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Raffaele Romano

Raffaele Romano

Nato a Napoli, ha studiato storia e filosofia. Ha collaborato con il quotidiano economico-finanziario Ore 12, con l'Avanti, con l'Eco del Golfo e la rivista Events Karate.

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