
«L’idea di Ghluv è nata agli inizi di marzo e come spesso avviene in numerose invenzioni tutto è iniziato per una necessità personale…». Così racconta a La Voce di New York l’italiano Nicola Gallotti, Presidente e CEO di Kayser Roth Corporation – negli States, azienda leader nel legwear e sleepwear – che ha ideato nell’arco di pochi giorni un’autentica rivoluzione nel mondo degli hand protector. Ghluv è un tubolare da portare al polso come accessorio fashion che si trasforma in un funzionale strumento protettivo per toccare oggetti, superfici, maniglie, pulsanti, cellulare senza il timore di un continuo spread del virus. Il segreto? Un particolare e innovativo trattamento germicida applicato al tessuto e garantito fino a 30 lavaggi. Da abbinare alla new collection by Ghluv di face masks e, in futuro, a un’intera linea di abbigliamento. Parola d’ordine… prevenzione
Nicola, hai preso forbici e calze e hai iniziato a tagliuzzare. Quando è nata l’idea di Ghluv e in che modo sei riuscito a convertire parte della produzione di Kayser Roth in hand protector?
“L’idea è nata agli inizi di marzo e tutto è iniziato per una necessità personale. Eravamo in ufficio e quando ci siamo recati a pranzo mi sono stupito di come ognuno di noi usasse “metodi creativi” per “non” toccare maniglie, aprire porte o premere i pulsanti di un ascensore: c’è chi usava la spalla, chi prendeva un fazzoletto, chi allungava le maniche per corpirsi le mani… E questa osservazione dei nuovi bisogni di ognuno è stata la musa ispiratrice per creare l’hand protector Ghluv. Durante un meeting legato all’impatto del Covid sulle collezioni di tights di uno dei marchi di Kayser Roth, con un paio di forbici ho tagliato la punta delle collant e le ho infilate come polsino, allungandole sulla mano nel caso dovessi toccare degli oggetti o delle superfici. Da lì, quasi per gioco, abbiamo capito che l’intuizione di trasformare un tubolare in un accessorio funzionale da portare al polso e srotolare in caso di necessità poteva essere una soluzione per questa situazione di emergenza sanitaria. Ho così contattato l’ufficio di sviluppo prodotto. Era un venerdì e il lunedì successivo avevamo il primo campione. Siamo un’azienda manifatturiera, per cui avevamo tutti i macchinari necessari per realizzare in brevissimo tempo Ghluv”.
In che modo è stato ingegnerizzato il prodotto Ghluv garantendo la sua funzione antibatterica?
“Tecnicamente il prodotto è molto semplice, ma la parte più complicata è creare un tessuto antibatterico e germicida. Invece di utilizzare i tradizionali antimicrobial, abbiamo contattato l’azienda svizzera HeiQ e il caso ha voluto che stessero per lanciare un nuovo e potente antibatterico – V-Block NPJ03 – efficace nell’inibire i microbi al contatto. Ghluv presenta così diversi livelli di protezione, primo fra tutti la scelta dello spessore del tubolare, la danaratura ovvero la trama del tessuto (per Ghluv siamo intorno ai 70 denari); poi abbiamo realizzato il trattamento topical, applicando in tintoria lo strato antimicrobico, esattamente con lo stesso processo con cui si applica il colore. Sono trattamenti che garantiscono la funzione germicida fino a 30 lavaggi”.
In che modo Ghluv evita lo spread del virus ad altri oggetti e accessori?
“Quando è necessario toccare le superfici Ghluv si allunga sulle mani per proteggersi, ma se dovessimo rispondere al telefono, ad esempio, si arrotola sul polso mantenendo le dita igienicamente pulite. Inoltre l’azione germicida presente sul prodotto non trasmette i batteri sugli abiti, sugli accessori, sulle borse, sulle chiavi, etc. Rispetto al guanto, Ghluv può essere utilizzato più volte e solo quando è necessario, senza essere gettato dopo il primo utilizzo”.
Ghluv è quindi un prodotto attento anche alla sostenibilità ambientale…
“Esattamente, grazie alla possibilità di poterlo riutilizzare mantenendo le stesse caratteristiche di protezione. Un concetto sostenibile molto importante soprattutto in questo periodo in cui mascherine e guanti usa e getta stanno inondando le città. Ghluv può invece essere lavato, portato come accessorio per il polso, essere infilato in tasca o in borsa, senza la paura dello spread del virus. Evitando sprechi”.
In quali punti vendita è commercializzato il prodotto?
“La prima collezione di Ghluv è stata commercializzata nel colore solido nero, e ne sono già stati venduti milioni di pezzi. Il canale principale in cui è venduto in tutto il mondo è “food&drug”: Rite Aid è stato il primo nostro partner. Successivamente abbiamo lanciato una linea “fashion” con pattern e design più sofisticati, disponibile solo in e-commerce sul nostro sito web www.ghluv.com.
La sua forza è il fatto di vivere in modo molto discreto, come un vero accessorio di moda. Da questa osservazione abbiamo pensato che in futuro il marchio Ghluv potrebbe focalizzarsi su una linea completa di abbigliamento dotata di trattamenti antimicrobici e caratterizzata da collezioni fashion con inserti protettivi”.
Ghluv ha sviluppato anche una linea nel settore delle face masks…
“Stiamo lanciando sul mercato le Face Masks by Ghluv caratterizzate dalla stessa tipologia di tessuto – il nylon, ma in questo caso a doppio strato – e di trattamenti inibitori dei virus, lavabili e riutilizzabili. In perfetto abbinamento con gli hand protector, per dare un tocco di eleganza e creatività a un accessorio diventato parte del nostro look”.
Pensi di creare una collezione Ghluv abbinata alle vostre linee di legwear?
“Assolutamente sì. I patterns utilizzati in Ghluv sono ispirati alle collezioni fashion tights di Kayser Roth Corporation. In una perfetta armonia tra forma e funzione”.
Utilizzerete questo trattamento anche nelle collant by Kayser Roth Corporation?
“L’idea è proprio quella di creare un’intera linea di accessori, comprese le tights, dotata di questo potente trattamento per garantire la massima protezione durante l’utilizzo dei mezzi di trasporto, ad esempio, in un luogo pubblico o in un ristorante…”
E in futuro?
“Stiamo pensando una linea di abbigliamento versatile che si trasformi in “elemento protettivo”, sostituendo le face masks con elementi contemporanei ed eclettici. Nel segno della new generation”.