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Fotografia del “Cantiere Italia” per la Fase Due della Crisi Coronavirus

Intervista all'ingegnere Edoardo Cosenza che si batte per la ripartenza dell'edilizia e una burocrazia più snella: "Il Ponte sullo Stretto? Lo farei subito"

Laura BerciouxbyLaura Bercioux
Fotografia del “Cantiere Italia” per la Fase Due della Crisi Coronavirus

Polo Tecnologico Federico II San Giovanni a Teduccio

Time: 8 mins read

La pandemia da Coronavirus non ha risparmiato niente e nessuno, compreso il settore delle grandi opere, delle infrastrutture, dell’edilizia privata e sismica. L’Italia riparte con misure diverse per il Covid-19 che impone oggi nuovi criteri di sicurezza. Un settore già di per sé in crisi, basta pensare ai crolli dei viadotti e dei ponti, alle ricostruzioni post terremoto e alla quasi paralisi della cantieristica. Come riparte il Cantiere Italia? Come ci si è preparati e quali sono i punti di criticità e le soluzioni? Cosa hanno fatto gli studiosi durante il “Restate tutti a Casa”? Lo abbiamo chiesto all’ingegnere Edoardo Cosenza, considerato il numero uno in Italia per l’ingegneria sismica. Il professor Cosenza è Ordinario di Tecnica delle Costruzioni dell’Università Federico II di Napoli, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, ex Assessore ai Lavori pubblici, Difesa Suolo e Protezione Civile della Regione Campania, Delegato del Rettore per lo sviluppo del Polo di San Giovanni a Teduccio, componente della Commissione MIT per la digitalizzazione degli appalti e consulente con ruoli tecnici di estrema importanza soprattutto in campo normativo. Tifosissimo del Napoli Calcio, l’ingegnere Cosenza guarda sempre al futuro.

“E’ un galantuomo napoletano dal passo gentile e garbato…”leggo nella presentazione ad un convegno in Sicilia. Hanno ragione…e così sfatiamo la leggenda che gli ingegneri siano “duri”. Professore come affronta la Fase Due e come commenta il Decreto del Presidente Conte su imprese e cantieri?

Ing. Edoardo Cosenza

“Bella la citazione, mi sembra davvero che la ebbi: ma è assolutamente esagerata. Invece è verissimo l’amore per Napoli ed il Napoli, non mi sono mai voluto allontanare e di offerte ne ho avute! Ma veniamo alle domande. Affronto la Fase 2 nella massima sicurezza, continuando il più possibile a lavorare in smart working. Nel mio ruolo di professore universitario è possibilissimo, anzi auspicabile, perché non possiamo far tornare centinaia di studenti in aula. Sto facendo regolarmente lezione ed esami, gli studenti riescono a seguire, lo vedo dai numeri. Nel mio ruolo di Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli , mi sto riunendo telematicamente e stiamo facendo seminari frequentatissimi dai professionisti. Insomma è possibile lavorare bene lo stesso. Certo a giorni dovrò necessariamente andare in un cantiere notturno per la prova di collaudo di un intervento di adeguamento di un ponte, e in questo caso la presenza fisica è assolutamente necessaria. Per quanto riguarda il Decreto su imprese e cantieri, va riconosciuto il grande sforzo governativo. Ma sicuramente ci sono degli aspetti e dei miglioramenti da apportare. Il ruolo dei professionisti in cantiere diventa eccessivo e a volte non chiarito bene. Poi rimane il grande tema dei costi e dei ritardi che andrà adeguatamente valutato. Purtroppo l’emergenza costerà caro in termini di ritardi dei lavori ed anche potrebbero nascere contenziosi inestricabili se tutto non viene ben precisato”.

Il modello Genova pare sia quello più agevole, intanto le amministrazioni pubbliche frenano rallentando la macchina edile del Paese…

Il vecchio Ponte Morandi (wikipedia.org)

“Un giorno si parla di Modello Genova, un altro di modello Expò, un altro ancora di ricostruzione rapida a L’Aquila. Ed anche io dai miei ricordi di Assessore regionale ai Lavori Pubblici ed alla Protezione Civile, potrei scavare eventi di grande rapidità: la messa in sicurezza di Atrani dopo la devastante colata di fango, la messa in sicurezza rapida dell’acquedotto del Basso Sele dopo una rande alluvione e chissà quante altre cose. Non è il Modello Genova, è il modello in cui le regole si portano ai minimi livelli e la burocrazia istituzionale a tutti i livelli si mette finalmente in disparte. Non possono esistere opere di Serie A da fare subito e opere di Serie B, la grande massa, da fare in tempi biblici: poca burocrazia, quella essenziale per garantire sicurezza, legalità e trasparenza, per tutte le opere”.

I mali dell’Italia: burocrazia e scarso apporto tecnologico. Si produce moltissimo in campo progettuale ma siamo tecnologicamente ancora arretrati. Cosa ne pensa?

“E’ proprio così. Abbiamo burocrazia barocca piena di fronzoli estetici, magari per coprire problemi reali. Torniamo al gotico essenziale. E sulla tecnologia davvero sono irritato. Quanti uffici comunali, regionali dello Stato che devono emettere i tanti pareri per le opere pubbliche e provate continuano a lavorare quasi completamente sul cartaceo? Tanti, troppi. I permessi di molti enti dei tre livelli che ho citato non hanno prodotto quasi nulla in questo periodo. Un periodo che poteva essere utile per smaltire gli arretrati, si è trasformato in un ulteriore perdita di tempo. Un grande dolore. Se si andava più rapidamente verso il Bim, Building Information Modeling, cioè la completa informatizzazione della progettazione ingegneristica, tutto ciò non sarebbe accaduto. Un grande dolore per me che ho partecipato ai lavori governativi su questo tema. Almeno si sta procedendo, gradualmente, all’applicazione obbligatoria, ma solo sulle opere più importanti”.

Lei è delegato per la Federico II al Polo tecnologico che accoglie, tra i vari campus, la Apple con studenti da tutto il mondo.

Apple Academy – Polo Tecnologico Federico II (foto di Edoardo Cosenza)

“Apple Academy con la Federico II a Napoli, come unico Campus europeo, è stata un’avventura esaltante. Convincere il più grande gruppo mondiale, che ha un valore patrimoniale ben superiore a 1000 miliardi di dollari, è stato difficilissimo, ma adesso la famosa Mela di Cupertino California a e il Vesuvio compaiono insieme. Vedere questi luoghi dalla didattica innovativa, senza lezioni frontali, progettati integralmente dall’Università Federico II di Napoli, affollati di ragazze e ragazzi di tutto il mondo, che affrontano una selezione durissima per venire a studiare a Napoli è un incredibile sogno che si realizza. E dopo Apple è venuta la Cisco Academy , la FS Academy , l’avventura Digital con la Deloitte , il gruppo assicurativo Axa Matrix per le analisi di rischio e tanti altri. E le sorprese non sono finite. La costruzione del grande Polo, che seguo dal 2000 e per il quale ho la delega del Rettore, è solo a metà, tanto manca compreso un incredibile Palazzo della Creatività e dellIinnovazione che è stato già finanziato”.

Ing. Edoardo Cosenza – Il Presidente Giuseppe Conte – Il Ministro Gaetano Manfredi (foto di Edoardo Cosenza)

L’Università, con la crisi, potrebbe ridurre di molto le iscrizioni?

“Per quanto riguarda l’Università, in questi anni del rettorato di Gaetano Manfredi , c’è stato un boom di iscritti. Adesso la crisi finanziaria italiana è gravissima e indubbiamente ci sarà una contrazione: purtroppo le famiglie taglieranno proprio sulla istruzione superiore, come la storia recente ci insegna. Fortunatamente ci ritroviamo adesso lo stesso Manfredi come Ministro che proverà in tutti i modi ad arginare questo possibile dramma. E le qualità del Ministro le conosco bene, essendo un mio allievo ed un mio carissimo amico, se non ci riesce lui …”.

Si è occupato per l’Aquila di ricostruzione. E’ stato Assessore regionale, presiede l’Ordine degli Ingegneri di Napoli. L’Italia è un Paese a rischio sismico. Crollano ponti e viadotti. Come riparte l’Italia e come intervenire concretamente?

“Si deve intervenire sistematicamente, senza farsi prendere ogni volta dall’emotività: viene la tremenda frana di Sarno e si parla di messa in sicurezza del territorio. Poi viene il terremoto di San Giuliano di Puglia e si parla solo di Scuole. Poi viene un altro terremoto che mette in crisi l’ospedale e si parla di Ospedali.  Subentra il crollo di un importante Ponte  come il Morandi e si parla solo di ponti e viadotti ogni volta cancellando o mettendo in seconda linea il passato. No, così non va. Ci vuole una strategia di lungo termine, non l’emotività del momento. D’altra parte gli strumenti tecnici, in tutti i settori che ho descritto, gli ingegneri li hanno bene a disposizione. Abbiamo la migliore normativa sismica del mondo, abbiamo delle ottime regole per il recupero sismico degli edifici esistenti ed abbiamo varato il sistema del Sisma Bonus . E adesso, è notizia di pochissimi giorni fa, abbiamo varato anche le Linee Guida Ministeriali su ponti e viadotti stradali esistenti: noi tecnici e professori davvero abbiamo fatto tutto il possibile, ma la politica deve avere una visione di lungo termine, ecco quello che manca. Se mi posso vantare di qualcosa come assessore, mi vanto del fatto che oggi si stanno facendo in Campania praticamente solo quello che mettemmo in campo: ad esempio tutto il sistema di depurazione di Cuma e degli impianti dei Regi Lagni (Marcianise, Napoli Nord, Acerra, Foce Regi Lagni) e tutto il complesso più in generale per il disinquinamento del meraviglioso Litorale Domizio. Avevamo provato a guardare lontano ed oggi i risultati si iniziano a vedere”.

Polo Tecnologico Federico II San Giovanni a Teduccio Napoli (foto di Edoardo Cosenza)

Ambiente, grandi opere: quali sono i suoi progetti e quelli che suggerisce al Paese? Molte opere sono ferme o incompiute…

“Il mio personale progetto e di andare avanti con il Polo di San Giovanni a Teduccio di Napoli, un gioiello che non è costato nulla all’Università, finanziato completamente dall’Unione Europea che lo considera una Best Practice. In generale, se dovessi, suggerire che in Campania si deve accelerare sulla depurazione, oltre il Litorale Domizio va ripreso con decisione il disinquinamento del fiume Sarno ci sono i finanziamenti e c’è tanto ancora da fare, molte opere sono ancora non in funzione o non realizzate. C’è poi la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, ponti e gallerie e va fatto in fretta perché la vecchiaia incombe, sono in gran parte opere che hanno più di 60 anni. In Campania c’è davvero tanto da fare, potrei scrivere un libro o addirittura un romanzo! E le opere incompiute in Italia sono davvero tantissime, quasi non elencabili: ogni tanto vediamo qualche mega scheletro, ne cito uno emblematico: chi va all’aeroporto di Fiumicino vede lo scheletro della grande incompiuta piscina di Calatrava . Poi ci sono quelle sott’acqua come il Mose di Venezia un opera ciclopica non ancora finita, già in parte usurata e senza alcun piano di manutenzione oppure quelle che proprio non si vedono. Se i cittadini sapessero quanti acquedotti fermi a metà ci sono! Insomma ce ne è per tutti gusti, e per un ammontare incalcolabile. Sprechi  visibili, sommersi, sotterranei, potremmo definire così i miei esempi”.

Siamo un Paese “città d’arte” a cielo aperto, abbiamo migliaia di architetti e di ingegneri spesso in fuga e quando si ferma un progetto a farne le spese è l’intera filiera…

“E’ così. Tanti ingegneri brillantissimi che conosco sono in giro per il mondo a realizzare opere in tempi record. I tempi allontanano le risorse. Se si farà quella che io definisco la “Spending review” della burocrazia e si accelereranno i tempi di progettazione e realizzazione, vedremo tanti ritorni eccellenti, ma anche più entusiasmo e soddisfazione di chi, e fortunatamente costituisce la maggioranza, è rimasto in Italia”.

Lo Stretto di Messina (wikipedia.org)

L’opera ingegneristica che progetterebbe domani? 

“Senza alcun dubbio il Ponte sullo Stretto . Vorrebbe dire che è avanzata la infrastrutturazione stradale e ferroviaria della parte meridionale della Campania, della Calabria e della Sicilia, e verremmo visti come una grande area di sviluppo, tutta insieme. Invece queste Regioni storiche, dove è nata la grande civiltà italiana, sono sempre viste come ottimo luogo di vacanza o al massimo come un mercato in cui vendere e un bacino di manodopera. In Europa del nord un ponte come quello sullo stato sarebbe stato inaugurato decenni fa, hanno fatto ponti, viadotti e gallerie sul mare ben più complessi o in alternativa gallerie sottomarine come quella della manica che unisce due Stati”.

Cosa le piace dell’America? Adoro grattacieli e ponti…

“L’emozione dei posti a sedere all’ultimo piano delle Torri Gemelle con il naso sulla vetrata a picco sulla Down Town è ancora nel cuore, e ci sono stato 35 anni fa. La pace vivace dei Campus della Columbia, di Berkley o di Boston, la discesa adrenalinica nel gran Canyon in elicottero, il silenzio e il caldo infernale della Death Valley, la frenesia magica e artificiosa della Strip di Las Vegas o degli Universal Studios di Los Angeles o del Sea World di San Diego, la birra Corona gelata (la Corona che ci piace) dei locali storici di Key West sulle tracce di Hemingway, le aragoste di Baltimora, la marea lunga di Cape Code, la meravigliosa e selvaggia natura delle Hawai. Scelga Lei…”.

Ho scelto: Brooklyn Bridge – Pier 17.

 

 

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Laura Bercioux

Laura Bercioux

Il giornalismo è la mia passione dove vale la pena “consumare le suole delle scarpe”. Credo nella libertà di stampa e in un giornalismo indipendente. Il teatro e il cinema come la televisione fanno parte della mia vita professionale. Senza il teatro non sarei andata da nessuna parte. Essere giornalisti significa avere un occhio sul mondo, sui fatti e le persone. Amo Napoli e New York, le due città dove mi sento a casa. Il mio motto: Libera come il vento!

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