Noi che studiamo i fenomeni mafiosi e le loro continue evoluzioni sappiamo bene che la criminalità organizzata soffia sulle rivolte sociali approfittando della situazione e utilizzando l’ingente liquidità per costruire un vero e proprio Stato nello Stato, una specie di prestazione assistenziale che nasconde usura e corruzione. Gettando benzina sul fuoco della disperazione, al momento opportuno si sostituirà alle mancanze dello Stato.
Se il Governo non passerà rapidamente all’azione concreta attivando immediatamente le risorse disponibili e rivolgendo il proprio intervento non solo alle imprese ma anche a una vastissima classe sociale ridotta allo stremo dalle misure anti-virus, le infiltrazioni criminali, che ora sono un rischio alto, diverranno presto concrete.
Le mafie hanno sempre approfittato del crollo dell’economia per finanziare, diventare soci e quindi impadronirsi, attraverso prestanomi, d’imprese nei settori più disparati. S’infiltreranno negli aiuti economici, nella distribuzione di viveri e nell’acquisto di aziende dei settori agro alimentare, nelle opere e infrastrutture, piccole e grandi, finanziate da investimenti pubblici. E’ inutile rilevarlo poiché sappiamo già che ci saranno attività che già prima faticavano a rimanere aperte, con aziende che si ritroveranno con molti meno soldi a disposizione per investimenti e dipendenti e non sarà facile non fallire.
Ecco, proprio in questa situazione critica subentreranno le mafie che all’inizio sembreranno benefattori ma che alla fine sbraneranno la propria preda senza alcuna pietà. Le mafie cercheranno il consenso popolare aiutando i giovani più disagiati dando loro un lavoro per poi utilizzarli nella loro attività criminali. Aumenteranno giocoforza anche i reati contro il patrimonio (furti, rapine, scippi).
Dice bene Roberto Saviano: “Se hai fame, cerchi pane, non t’importa da quale forno abbia origine e chi lo stia distribuendo”.
La politica dovrà intervenire subito eliminando con arguzia nelle leggi e nelle prassi amministrative quegli spazi di ambiguità in cui prosperano mafie e corruzione. Nei prossimi mesi, la crisi attuale determinerà inevitabilmente nuove difficoltà compresi delicati problemi di ordine pubblico. Ho più volte scritto che occorrerà assicurare la massima liquidità possibile per evitare che gli imprenditori e le famiglie più deboli finiscano in ginocchio, strozzati da debiti di varia natura, e si arrendano svendendo loro stessi e le loro attività alle organizzazioni criminali. La politica dovrà impegnarsi davvero per il bene comune a tutti i livelli. Magistratura e forze dell’ordine dovranno lavorare con ancor più vigore di prima.
Nessuno di noi può permettersi di smettere di lottare e arrendersi in un momento come questo. Il mondo dopo la pandemia sarà diverso da quello prima della pandemia, ma questo lo sappiamo tutti. Pensiamo a quanto imputriditi sono i territori dove già sono radicate le mafie. Se questo che sta accadendo in questi giorni non ci insegnerà che ognuno di noi dovrà fare il suo, allora, saremo veramente persi e la sconfitta sarà inevitabile. Se lottiamo insieme, invece, abbiamo molte più possibilità di sconfiggere il virus mafioso oltre a quello che ci costringe a restare chiusi in casa.
Dopo un primo momento di smarrimento, fortunatamente le comunità lo intuiscono e mettono in campo una solidarietà spontanea che è la vera forza di noi Italiani. Dovremo ritrovare il coraggio di denunciare quando necessario, collaborando con le forze dell’ordine e la magistratura. Tutti, nessuno escluso. Senza mai dimenticare la potenza sconvolgente della solidarietà e dell’aiuto reciproco rivolto soprattutto ai più deboli.
Mi piace citare Giovanni Falcone e una sua frase che a me incanta molto:
“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
La sfida che ci attende è tutta in questa frase: dobbiamo rimboccarci le maniche e cominciare ad agire per noi stessi, per il bene dei nostri figli e della nostra comunità.