Quando si parla di World Economic Forum-WEF, è immediato ricordare l’evento che questo centro di ricerca organizza a Davos, oppure i vari studi e convegni internazionali che prepara nei successivi dodici mesi. Ma il WEF, ormai semplicemente noto anche come il Forum,è molto più di quanto si immagini. Lo ricorda il recentissimo Annual Report 2019 in cui tutti i dipartimenti del Forum descrivono la loro missione sociale. Ed ecco quindi che, ormai prossimo al mezzo secolo di attività, il recente resoconto annuale del World Economic Forum diventa una specie di capsula del tempo, di testimonianza in cui le generazioni future troveranno riassunti gli interrogativi di cui il nostro periodo storico è chiamato ad occuparsi.
Premettiamolo subito: a differenza delle varie amministrazioni governative o industriali, le attività del Forum non sono il risultato di una volontà ideologica derivante dalla consultazione elettorale o da un’assemblea di azionisti. Le attuali iniziative del WEF sono invece la evoluzione del progetto originario di Klaus Schwab, fondatore del Forum. Per sintetizzare, il WEF è una comunità di comunità, uno spazio di dialogo totalmente indipendente ed aperto a considerare chiunque desideri associarsi e contribuire ai vari gruppi di studio. “Malgrado il mondo sia cambiato oltre ogni previsione, é ormai da cinquant’anni”, precisa Klaus Schwab, “che il World Economic Forum ha un unico obiettivo: offrire una piattaforma dove i rappresentanti del mondo degli affari, della pubblica amministrazione e di tutti i portatori di interessi della società civile, possano riunirsi e discutere le problematiche sociali più urgenti. Oggi”, prosegue Schwab, “viviamo in un mondo irreversibilmente connesso dalla tecnologia, dal commercio, dalle comunicazioni, dalla cultura, dai mercati, dalla finanza e dalle persone. Certo, il mondo è progredito. Ma questo progresso è minacciato dai suoi stessi risultati. L’incremento demografico ha consentito aspettative di consumo inconciliabili con le risorse del nostro pianeta, mentre l’evoluzione delle nostre società ed economie si sta sostanzialmente rivelando incompatibile con obiettivi come inclusione, eguaglianza e pari opportunità per tutti. Queste innovazioni possono rivelarsi disastrose: in particolare, gli inconvenienti dovuti alle tecnologie di ultimissima generazione pongono seri interrogativi addirittura sul valore della persona umana”.
In altri termini, siamo ormai entrati in quella che gli studiosi del WEF definiscono come la Quarta Rivoluzione Industriale: superato il primo stadio rappresentato dall’arrivo della macchina a vapore nel ciclo produttivo, sorpassato anche il periodo delle invenzioni e la rivoluzione di internet, oggi siamo all’ultimo livello, in cui la intelligenza artificiale si avvia a gestire autonomamente il futuro non solo della industria ma delle persone che ne sono anche indirettamente dipendenti. Si tratta di evoluzioni che interessano la società nel suo complesso.
“Tutto questo”, prosegue infatti l’ideatore del Forum, “mostra anche la inadeguatezza delle strutture internazionali di governo sinora predisposte a fronteggiare le crisi. Siamo passati da un mondo unipolare, alla odierna pluralità di modi di governo. Ecco perché è urgente definire quanto prima nuove strategie per il nostro comune destino.” Per semplificare: come nessun uomo è un’isola, anche le esigenze della società sono da considerare sempre nel loro valore per la intera collettività.
“Cinquant’anni fa” prosegue il fondatore del WEF, “ho creato il Forum perché ero convinto, ed ancora lo sono, che nessun rappresentate degli interessi della società sia in grado, da solo, di gestire le sfide tecnologiche, ambientali, e sociali di un mondo sempre più interdipendente, multidisciplinare ed in rapida trasformazione. Ecco quindi che il Forum, organizzazione internazionale per la collaborazione tra pubblico e privato, rappresenta una zona protetta per un dialogo informato e concorde fra i portatori di interessi della società contemporanea. Questi sono i nostri ideali. Anche l’anno appena concluso ha confermato il nostro spirito imprenditoriale e concreto nell’attrarre, sviluppare, e proporre un indirizzo alla collaborazione internazionale. Inauguriamo il sesto decennio della nostra attività con l’obiettivo che il Forum diventi una piattaforma di comunità delle comunità, strutturata, interconnessa, efficiente ed indipendente,”.
Esaminiamo alcune delle attività di cui il WEF si fa promotore grazie alle decisioni prese dai suoi associati. Il World Economic Forum oggi coinvolge circa 670 tra le maggiori società mondiali. Con una percentuale femminile di oltre il 40%, grazie ai 794 impiegati presso gli uffici di Ginevra, New York, San Francisco, Mumbai, Pechino e Tokio, il Forum organizza più di 300 convegni all’anno. Fra questi, ad esempio, la recentissima terza edizione del Sustainable Development Impact Summit di New York che si svolge parallelamente alla assemblea generale delle Nazioni Unite e cui hanno partecipato 800 fra leader politici, industriali, accademici mondiali ed al quale si è presentata la giovane ambientalista svedese Greta Thunberg.
Nel corso di questo evento, dove sono discusse iniziative globali per la preservazione del clima, il World Economic Forum tramite la Fondazione per le imprese a carattere sociale (Social Entrepreneurship Foundation), ha premiato 40 innovatori che si sono impegnati a favore dell’ambiente e delle popolazioni svantaggiate, come é il caso del giordano Jalil Allabadi, creatore di una piattaforma digitale per la assistenza sanitaria a più di 200 milioni di persone nelle regioni del Nord Africa e Medio Oriente. In tutte le sue attività il WEF si occupa di costantemente di conciliare le esigenze dell’individuo con lo sviluppo della tecnologia. Per esempio, responsabilizzando i dirigenti aziendali ad armonizzare la digitalizzazione industriale con la necessità di integrare anche la forza lavoro, e al medesimo tempo invitando gli investitori a considerare i loro profitti in una ottica di lungo periodo, in modo sostenibile e socialmente inclusivo.
Nel campo della comunicazione di massa, per riconquistare i lettori ormai sfiduciati dalla valanga di fake news, le bugie digitali che inquinano le informazioni, i gruppi di lavoro del World Economic Forum invitano i media a servirsi della tecnologia blockchain, il pubblico registro digitale delle valute virtuali, per verificare provenienza ed identità digitale di chi diffonde le notizie. E siccome nulla ha più successo del successo, le strategie del World Economic Forum trovano conforto anche dalle cifre che ne confermano autorevolezza e popolarità.
Ad esempio, fatta eccezione per le gare sportive, il Forum di Davos oggi è l’evento più seguito al mondo, con 564’000 citazioni ogni anno sui media, più di una al minuto, ed un incremento del 79% sui valori registrati nel 2017. Questo risultato è stato ottenuto ampliando la presenza del WEF sui canali digitali, ma anche sviluppando contatti con gruppi di selezionati opinionisti che a loro volta diffondono le attività del Forum tra le loro conoscenze. In futuro sarà il video ad imporsi come veicolo privilegiato per la diffusione delle informazioni. Già usando Facebook, Instagram e Twitter, il WEF annualmente supera i due milioni di visualizzazioni. Se invece consideriamo tutti i media a disposizione, i contenuti video del World Economic Forum raggiungono i 1,5 miliardi di visualizzazioni tra oltre sedici milioni di utenti.
Il futuro della informazione è inoltre destinato anche a considerare nuove piattaforme come AppleNew e WhatsApp, e si rivolgerà al solution journalism, l’informazione su fatti di immediato interesse per il pubblico. Per esempio, a Davos è stato premiato un video che descrivendo come tingere i tessuti senza uso di acqua o prodotti chimici ha immediatamente superato i 5 milioni di visualizzazioni.
Sostenibilità e rispetto della inclusività sociale nella evoluzione digitale delle nostre economie. Sono queste le linee guida su i gruppi di lavoro del WEF negli ultimi dodici mesi hanno prodotto settantasette studi di settore, e si sono interessati a 125 differenti aree tematiche, grazie alla collaborazione di 5000 tra i migliori esperti mondiali, ed un sistema informatico interno capace di analizzare ogni giorno mille tra reports e rassegne stampa trasmesse da duecento selezionati organi di informazione. Di recente il Forum ha ampliato questo servizio anche ai contenuti video. Attualmente il WEF mette liberamente a disposizione i suoi archivi informatici ai 140’000 utenti pubblici che si sono iscritti.
Ma quali sono le principali tematiche sociali cui i lavori del Forum oggi cercano soluzione? Ne segnaliamo le principali. La produzione, ed in particolare la sua evoluzione digitale, è chiamata a progredire non solo in modo inclusivo, ma anche a prevedere gli effetti socio-economici delle scelte industriali e quindi a valorizzare il capitale umano oltre a quello aziendale. Anche i consumatori sono chiamati a fare la loro parte, ed evolvere le loro aspettative in modo sostenibile. Produttori e consumatori sono poi sollecitati a moderare le reciproche proposte e pretese in tema di energie per mobilità privata e riscaldamento degli edifici urbani, stili di vita salutari e prestazioni mediche, uso solidale delle risorse ambientali e consumi alimentari e, come nel caso delle attività legate al turismo, considerare la verifica digitale della identità dei viaggiatori e riduzione delle emissioni di carbonio per il trasporto aereo e navale. Terzo, ma necessario incomodo in questo dialogo, è il mondo della finanza, anch’esso invitato a svilupparsi in modo inclusivo, solidale, sostenibile ed a indirizzare i suoi investimenti verso i paesi ancora in via di sviluppo. Sempre in campo finanziario, il Fintech Cybersecurity Consortium, uno dei gruppi di lavoro presso il Forum, sta preparando un sistema di transazioni digitali che in futuro le banche potranno offrire ai clienti in aggiunta ai loro tradizionali servizi. Infine, anche i governi sono sollecitati ad occuparsi di questioni in apparenza economiche ma che in realtà già oggi sollevano importanti problematiche sociali: in un mondo sempre più globalizzato, come tassare le aziende in modo equo? Come conciliare le necessità del consumatore con un commercio sempre più concentrato nelle mani di pochi operatori digitali? Come definire un equilibrio tra un mercato sempre più standardizzato ed il mantenimento di una catena di valore, quest’ultimo l’elemento principale del prezzo di un prodotto?
Questi sono alcuni degli interrogativi sui quali i gruppi di studio del World Economic Forum oggi stanno lavorando e per la cui soluzione si avviano a proseguire anche in futuro le loro attività.