Il Governo italiano vuole penalizzare le vedove? È ciò che ha denunciato nei giorni scorsi la Confederazione Generale del Lavoro (CGIL). Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri sindacati, le opposizioni parlamentari e anche rappresentanti del Partito Democratico.
Per il coniuge del defunto, ma anche per i figli, fino a ora e nelle maggioranza dei casi la pensione di reversibilità ha costituito la principale fonte di sopravvivenza. L’oscura vicenda nata nelle segrete stanze governative si prefiggeva, a detta dei denuncianti, di raggiungere l’obiettivo di assimilare le pensioni di reversibilità alle forme assistenzialistiche e in questo modo ai fini della loro erogazione si doveva tenere conto dei patrimoni mobiliari e immobiliari degli eredi del defunto.
Al riguardo c’è da precisare che la pensione di reversibilità non è stata regalata dai Governi che si continuano a succedere in questo bel paese, ma è il frutto dei contributi versati dai lavoratori e dalle lavoratrici italiane. L’attuale normativa sulle pensioni di reversibilità è consultabile sul sito dell’INPS.
Senza dubbio lo Stato italiano, che non vive allegramente di risorse, cerca in tutti i modi di far cassa, ma sicuramente non può pensare di rubare risorse che sono il frutto di sacrifici di decenni e decenni da parte del mondo del lavoro. Negli anni scorsi abbiamo assistito a riforme su riforme del sistema pensionistico che hanno appagato più la volontà della Signora Merkel che quella del popolo italiano.
L’ISTAT non ha ancora pubblicato i dati sulle pensioni erogate nel 2015 e in attesa che ciò avvenga riportiamo i dati sulle pensioni pubblicati per il 2014:
“Nel 2014 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 277.067 milioni di euro, è aumentata dell’1,6% rispetto all’anno precedente e la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali, dal 16,97% del 2013 al 17,17% del 2014. Le pensioni di vecchiaia assorbono oltre i due terzi (70,0%) della spesa pensionistica totale; seguono quelle ai superstiti(14,9%) e le pensioni assistenziali (8,0%); più contenuto il peso delle pensioni di invalidità (5,6%) e delle indennitarie (1,6%). L’importo medio annuo delle pensioni è di 11.943 euro, 245 euro in più rispetto al 2013 (+2,1%). I pensionati sono 16,3 milioni, circa 134.000 in meno rispetto al 2013; in media ognuno percepisce 17.040 euro all’anno (403 euro in più rispetto al 2013) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione. Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono in media 14.283 euro (contro 20.135 euro degli uomini); la metà delle donne (49,2%) riceve meno di 1.000 euro al mese, a fronte di circa un terzo (30,3%) degli uomini. Il 47,7% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,4% nelle regioni del Centro e il restante 31,9% nel Mezzogiorno. I nuovi pensionati (le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2014) sono 541.982 mentre ammontano a 675.860 le persone che nel 2014 hanno smesso di esserne percettori. Il reddito medio dei nuovi pensionati (13.965 euro) è inferiore a quello dei cessati (15.356) e a quello dei pensionati sopravviventi (17.146). Quasi un quarto (23,3%) dei pensionati ha meno di 65 anni, la metà (51,9%) un’età compresa tra 65 e 79 anni e il restante quarto (24,9%) ha 80 anni e più”.
L’attuale Governo presieduto da Mister Renzi e i governi che si succederanno prossimamente alla guida del paese non devono minimamente pensare di trasformare le somme messe nel salvadanaio da parte delle lavoratrici e dei lavoratori italiani in “benefici assistenziali” e conseguentemente trasformare le vedove già sconsolate per la perdita del caro congiunto in povere e pazze.
I Ministri del Governo attuale stanno cercando in tutti i modi di smentire che sia esistita questa intenzione. “Le pensioni di reversibilità non saranno toccate – ha affermato il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan – smentendo qualsiasi ipotesi d’intervento sulle pensioni ai superstiti”. Qualche giorno prima era intervenuto sull’argomento il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che all’Ansa aveva dichiarato fra l’altro: “La polemica sulle pensioni di reversibilità è totalmente infondata. […] Evidentemente c’è chi cerca facile visibilità e si diletta a inventare un problema che non c’è per poi poter dire di averlo risolto. La proposta di legge delega del Governo […] lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere. Per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità; tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale. […] Il Governo vuole dare e non togliere: per questo, per contrastare la povertà, nella legge di stabilità è previsto lo stanziamento di 600 milioni per il 2016 e di 1 miliardo strutturale a partire dal 2017”.
I Ministri del Governo Renzi smentiscono, ma noi ci chiediamo se la smentita è veritiera e ce lo chiediamo anche perché da ciò che dichiara l’attuale Presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiani il sospetto che si volesse procedere in quella iniqua direzione aumenta; per questo Damiani chiede che si stralci dalla riforma dell’assistenza la norma che riguarda la previdenza con particolare riferimento al tema delle reversibilità.
Occorre quindi fare chiarezza e farla fino in fondo. Se il Governo è in buona fede è opportuno che lo dimostri subito con i fatti e nelle sedi opportune, anche al fine di evitare strumentalizzazioni al riguardo. Le lavoratrici e i lavoratori che secondo i sapientoni filo governativi sono distratti da questa vicenda aspettano di sapere la verità al riguardo e non saranno disponibili ad accettare che lo Stato in caso di un loro decesso tolga i diritti ai loro coniugi decretandone la povertà attraverso l’espropriazione dei risparmi previdenziali. Non sarebbe una cosa paradossale fare operazioni scorrette da parte i Governanti e in questo modo far soffrire di più e affamare le vedove per risanare il bilancio dello Stato italiano?