Per le banche italiane, dopo la fuga da New York agli inizi del Ventunesimo secolo, è giunto il momento del ritorno. E una delle prime a farlo sarà UBI Banca, terzo gruppo bancario italiano in termini di capitalizzazione di borsa (dopo la sua recente trasformazione da banca popolare a SPA), che si è presentata al Consolato italiano di New York in un incontro intitolato "A Discussion on the Internationalization of the Italian Companies". Rispondendo alle domande del giornalista Andrea Fiano, direttore di Global Finance, sono intervenuti Victor Massiah, Chief Executive Officer del Gruppo UBI Banca, Rossella Leidi, Chief Business Officer e Vicedirettore Generale del Gruppo, e Andrea De Benedittis, che avrà il ruolo di rappresentere UBI Banca a New York. Al centro della presentazione, le prospettive di sviluppo delle imprese italiane, nell’attuale fase economica.
Alla serata al Consolato hanno partecipato rappresentanti delle banche internazionali, delle sedi di corrispondenza delle banche italiane a New York e delle principali istituzioni economiche italiane presenti nel Nord East degli USA. Circa il 15% delle imprese italiane è già attivo sui mercati internazionali, ma la diffusa esigenza delle aziende italiane di crescere all’estero è un’opportunità per il Gruppo UBI Banca, presente nelle aree economicamente più attive del Paese, che nell’ultimo triennio ha ampliato la propria offerta di prodotti e servizi per l’internazionalizzazione a supporto anche delle piccole e medie imprese.
In particolare dal 2014 è attiva UBI World, piattaforma integrata di servizi rivolta sia a imprese già presenti all’estero sia ad aziende che valutano l’avvio ex novo dell’espansione internazionale, l’offerta comprende servizi di analisi e consulenza operativa, oltre a prodotti bancari specifici ed è accessibile attraverso i 31 Centri Estero che fanno capo alle otto Banche Rete del Gruppo UBI Banca. UBI World integra l’offerta del Gruppo UBI che già poteva contare sulla presenza della banca in Asia, America Latina e in vari Paesi Europei grazie alla propria rete di Uffici di Rappresentanza e alla struttura della controllata UBI International. Il Gruppo UBI Banca agisce inoltre attraverso un’ampia rete di banche corrispondenti. Ad agosto del 2015, UBI banca ha anche aperto l’Ufficio di rappresentanza a Dubai.
UBI Banca il 26 marzo ha inoltre richiesto l'autorizzazione ad aprire un Ufficio di Rappresentanza a New York. Alla data il processo è in corso e iI Gruppo non è ancora autorizzato a esercitare attività bancarie. Secondo quanto riferito da Massiah, il via libera è "atteso per fine novembre".
UBI Banca intende sfruttare l'esigenza diffusa delle aziende italiane di crescere all'estero. Il gruppo si rivolge sia alle società che intraprendono per la prima volta un percorso di internazionalizzazione sia quelle che intendono consolidare la propria presenza sui mercati esteri.
Per De Benedittis le aziende italiane che puntano al mercato degli Stati Uniti hanno già preciso in mente "quello che vogliono" e UBI vuol diventare un punto "di sostegno ai nostri clienti da un punto di vista finanziario", trovando investitori, ma anche aiutando nella logistica, come per esempio nello scegliere il posto adatto per aprire una fabbrica.
Rossella Leidi, rispondendo alle domande di Fiano che aveva fatto notare come la banca era stata soprattuto concentrata al mercato nazionale e non internazionale, ha sottolineato come ora il gruppo voglia "avere davvero un ruolo attivo nel sostenere il processo di internazionalizzazione delle aziende, specialmente delle pmi, la spina dorsale della nostra economia". Perché bisogna "aiutarle ad affrontare in modo strutturato il mercato di riferimento" attraverso un programma di analisi e pianificazione a loro dedicato.
Massiah ha esordito ne suo intervento dicendo che "il futuro è verso la globalizzazione, ci piaccia o meno, non possiamo non tenerne conto. Non si può avere successo senza capire come agirci". Dopo l'apertura dell'ufficio di rappresentanza newyorchese, Massiah non esclude l'arrivo anche di una filiale: "Ci potrebbe essere una futura filiale?", ha chiesto retoricamente. "Sì, ci potrebbe essere".
Massiah ha concentrato il suo intervento sulla situazione economica italiana, come se volesse innanzitutto convincere gli americani presenti in sala, che l'economia italiana ormai vede la luce fuori dal tunnel e questo grazie alle riforme iniziate dal governo Renzi. Massiah aveva alcuni dati da fornire: il Pil innanzitutto che, anche se lentamente, non è più negativo ma nel 2015 dovrebbe crescere del 0.9, nel 2016 1,6 e mantenersi costante su queste cifre almeno fino al 2019. I consumi delle famiglie dopo anni di discesa dal 2014 sono ricominciati a salire, la fiducia dei consumatori italiani, ci dice sempre Massiah, è tornata al dato di quella del marzo 2002, cioè è risalita dopo 13 anni di costante calo che aveva toccato il fondo nel 2013. Così anche la fiducia delle imprese è ai massimi dal novembre 2007. Anche Massiah, come aveva fatto già qualche mese fa il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni parlando proprio al consolato, ha riportato il dato delle immatricolazioni auto per sottolineare la ripresa dell'Italia, che dopo anni bui che avevano fatto registrare punte di – 22,5% (2012) ormai viaggia ad una media del 15% in più all'anno, per la felicità di Sergio Marchionne aggiungiamo noi. Anche gli investimenti in Italia, da anni rosso profondo, finalmente nel 2015 hanno visto tornare il verde anche se con un lievissimo 0,3%.
Quando Massiah ha parlato delle esportazioni italiane, il settore che in tutti questi anni di vacche magre aveva praticamente sorretto l'economia italiana ma che nel 2013 aveva avuto una pericolosa discesa che aveva toccato la crescita 0%, ha fatto notare come siano risalite a velocità accelerata toccando la crescita del 4% per il 2015. Quindi l'indice della produzione industriale italiana, dopo aver toccato il fondo nel 2014, torna a salire un dato che, ha sottolineato Massiah, è ancora più rilevante se si nota che "proprio mentre la produzione industriale in Europa rallenta (Spagna, Germania, Regno Unito, Francia, Svezia, Polonia, Olanda, tutte col segno negativo rosso per il 2015) l'Italia invece accelera". E quindi anche gli ordini dell'industria italiana, e persino migliorano lo stock di impieghi delle banche nel settore privato, un indice che non registrava un segno positivo da anni. E infatti l'occupazione, ha ricordato Massiah – che ha usato per i suoi dati fonti dell'Istat e dell'Eurostat – è ricominciata a salire e non solo al Nord, "ma anche al Sud!" (+ 110 mila occupati 2014-15).
Massiah ha poi impressionato il pubblico americano del consolato, quando ha rivelato quello che, almeno molti di noi italiani all'estero, conosciamo già; la potenza della bilancia commerciale con l'estero per i manufatti dell'Italia: quinta nel mondo, dopo Cina, Germania, Repubblica Corea e Giappone. Superiore a quella dell'India. Cioè Italia è la seconda più grande esportatrice dell'UE per manufatti!
Infine, ecco ultimo e straordinario dato fornito da Massiah al pubblico del consolato di New York sui primati dell'Italia nel commercio internazionale, dato ripreso dal Fortis-Corradini Index: l'Italia presenta 928 prodotti in cui è prima, seconda o terza al mondo per migliore bilancia commerciale con l'estero (dati 2013). Eccellenze di nicchia, ma non piccole, che insieme valgono 195 miliardi di dollari di surplus commerciale con l'estero.
Massiah, durante la sua presentazione, ha detto che nel momento peggiore l'Italia aveva perso il 10% del suo Pil. "Quale paese in Europa sarebbe riuscito a reggere ad una discesa simile" ha detto il CEO dell'UBI Banca. Su questo punto La VOCE ha chiesto se questa "eccezionale" capacità dell'economia italiana a reggere ad un urto simile, non sia dovuta anche alla grande potenza rappresentata dalla sua economia "sommersa" e quanto questa influirà ancora sul futuro della sua economia: "Quello che qui in America chiamano 'black economy', non è una eccezione solo italiana. Anche la Germania ce l'ha" ha risposto Massiah, dando l'impressione quindi di volerne ridimensionare l'importanza, almeno nel paragone delle cifre della ripresa italiana rispetto agli altri paesi. "Io credo che la ripresa italiana sia dovuta soprattutto a una nuova marcia sulle riforme, ad un sistema di tassazione che diventa più efficiente, a riforme soprattutto sul mercato del lavoro, sono determinanti nel proseguimento della risalita. Ma bisogna ancora rendere l'Italia più attraente per gli investimenti dall'estero, rendendo il sistema burocratico italiano più semplice e le regole certe…".
La UBI Banca a New York si è presentata cercando di mettere in risalto le capacità di resistenza e poi di crescita dell'economia italiana, valori questi ultimi ritenuti determinati dall'impatto che stanno avendo le riforme. Da UBI Banca quindi, pronta a far business oltre oceano, da New York arriva anche un convinto appoggio alle riforme finora attuate dal governo di Matteo Renzi.