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October 10, 2015
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L’autostrada Messina-Palermo senza segnali a terra e senza luci catarifrangenti

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 7 mins read

Abbiamo percorso un lungo tratto dell’autostrada Messina-Palermo. Per la precisione, il tratto che va da Rocca di Caprileone fino a Cefalù. Erano le nove di sera. Piovigginava. Quando inizia a piovere lentamente la poca acqua che arriva dal cielo si mescola con la polvere e la terra della strada. In questi momenti il manto stradale, soprattutto se privo di manutenzione, diventa scivoloso e dunque pericoloso. Per ridurre i rischi i copertoni in buono, se non in ottimo stato sono importanti. Ma sono altrettanto importanti i segnali a terra e i catarifrangenti per aiutare gli automobilisti ad orientarsi. Ebbene, abbiamo percorso questo lungo pezzo di autostrada per verificare che, in tantissimi tratti, non ci sono segnalazioni a terra e nemmeno le luci catarifrangenti!

Sembra incredibile. L’autostrada Palermo-Catania è bloccata. Di conseguenza, l’autostrada Messina-Palermo è più frequentata. Sarebbe stato necessario, anzi quasi logico, un maggiore impegno da parte di chi gestisce questa autostrada per renderla più sicura. Invece, come già sottolineato, da Rocca di Caprileone a Cefalù l’autostrada è resa insicura dall’assenza, per lunghi tratti, dei segnali a terra e delle luci catarifrangenti.

I signori del CAS, sigla che sta per Consorzio autostrade siciliane, ne sanno qualcosa? A gestire l’autostrada Messina-Palermo è il CAS, Consorzio controllato dalla Regione siciliana. Un carrozzone mangiasoldi che il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, vorrebbe anche premiare. E, in effetti, un premio questi signori del CAS se lo meritano: un premio speciale per la strafottenza con la quale gestiscono questa autostrada.

Per noi lo stato di abbandono in cui versa l’autostrada Messina-Palermo non è una novità. Chi scrive, nel 2011, ha firmato un’inchiesta sulle autostrade gestite dal CAS. Scoprendo uno scenario delirante. Il CAS, per la cronaca, è concessionario dell’ANAS, braccio operativo del Ministero delle Infrastrutture. Il maggiore azionista del CAS, come già accennato, è la Regione siciliana autonoma, con il 96 per cento. Il Consorzio Autostradale Siciliano viene istituito nel 1997 per gestire l’autostrada Messina-Catania (una delle più frequentate d’Italia), per completare e gestire l’autostrada Palermo-Messina e per completare e gestire l’autostrada Siracusa-Gela. 

Nella nostra inchiesta, che risale al 2011, abbiamo appurato che dall’apertura al traffico di tutta l’autostrada Messina-Palermo (inaugurata in pompa magna da Berlusconi nei primi anni del 2000) al 2008 non erano state fatte manutenzioni. E che erano spariti 84 milioni di Euro, come potete leggere qui. Insomma, si fottevano i soldi privando gli automobilisti delle normali condizioni di sicurezza. Gli incidenti erano all’ordine del giorno. Il numero di sinistri era così elevato che nel 2008 – caso unico nella storia della Repubblica italiana – le Assicurazioni Generali disdettavano il contratto assicurativo che era pari a circa 1,3 milioni di euro. Il bando di gara per sostituire la compagnia assicurativa che si era chiamata fuori era pari a circa 4 milioni di Euro!

CasQuesta, in sintesi, era la storia dell’autostrada Messina-Palermo fino al 2008. Una storia fatta di manutenzioni mancate. Ebbene, a distanza di quattro anni, non sembra che le cose siano cambiate. Almeno per ciò che riguarda le segnalazioni a terra e le luci catarifrangenti.

All’uscita di Cefalù, al momento di pagare il pedaggio, abbiamo fatto presente a chi stava dentro il casello che percorrere l’autostrada in queste condizioni, con il buio e la pioggia, è pericolosissimo. La signora che stava dentro il casello ha allargato le braccia: “Voi avete ragione – ci ha detto – ma noi non ci possiamo fare nulla”. E se loro “non possono fare nulla” chi è che dovrebbe fare qualcosa? Risultato: per aver percorso un tratto di autostrada privo, per lunghi tratti, di segnaletica e terra e di luci catarifrangenti, abbiamo pagato 4,8 Euro. Quasi 5 Euro per avere in cambio un servizio autostradale che mette in pericolo la vita di chi percorre quest’autostrada. Uno schifo.

Ci chiediamo e chiediamo: i Prefetti della Sicilia, i Questori, gli uomini della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, i magistrati delle Procure della Repubblica di Palermo, Termini Imerese, Mistretta e Messina non percorrono mai l’autostrada Messina-Palermo? Possibile che nessuna di queste autorità si sia mai accorta dei pericoli ai quali vanno incontro i cittadini (cittadini siciliani e anche i turisti) nel percorrere quest’autostrada? Ma a cosa servono le autorità in Sicilia? Ad intervenire solo dopo che ci scappano i morti? Ripetiamo: non è una storia nuova. Nell’inchiesta che chi scrive ha firmato nel 2011, proprio analizzando i 'numeri' dell’autostrada Messina-Palermo, sono venute fuori cose incredibili.

Insomma: nessuno è interessato a tutelare l’incolumità dei cittadini? che cosa dobbiamo pensare? Nei giorni scorsi abbiamo assistito a una polemica tra il già citato presidente Crocetta e il sottosegretario di Stato, Davide Faraone. Entrambi sono del PD. Faraone contestava la gestione del CAS. Crocetta la difendeva (e, come abbiamo ricordato, avrebbe anche voluto “premiare” i vertici del Consorzio autostradale siciliano). Il sottosegretario Faraone ha ipotizzato il commissariamento del CAS. Da parte di chi? Se non abbiamo capito male, dell’ANAS. Cioè del già citato braccio operativo del Ministero delle Infrastrutture che, a sei mesi dalla frana che ha travolto il viadotto Imera lungo l’autostrada Palermo-Catania, non è riuscito ancora non a riaprire l’autostrada che collega il capoluogo dell’Isola con la Città Etnea – per carità, i siciliani non pretendono tanto dal governo Renzi! – ma a realizzare almeno uno straccio di bretella! In Giappone un’opera del genere l’avrebbero realizzata in meno di una settimana. In Sicilia al capo del governo Renzi, al sottosegretario Delrio e all’ANAS non sono bastati sei mesi. E forse non gli basterà un anno. Perché la bretella per ‘bypassare’ il tratto di autostrada Palermo-Catania colpito dalla frana sarà pronta forse nella primavera del prossimo anno, forse nell’estate del prossimo anno, molto dipenderà dai soldi pubblici che dovranno essere spesi (e da chi dovrà intascarli, supponiamo…).  

Insomma, i siciliani passeranno l’inverno con il rischio di non poter percorrere l’autostrada Palermo-Catania. Le due vie alternative – che consentono di superare l’intoppo che si è creato dopo la frana dello scorso aprile – sono problematiche. La strada provinciale che si arrampica fino a Polizzi Generosa – come tante altre strade provinciali della Sicilia – con le piogge invernali potrebbe franare. Mentre la trazzera realizzata dai deputati regionali del Movimento 5 Stelle nella stagione delle piogge dovrebbe essere chiusa al traffico.

In questi giorni abbiamo percorso più volte la trazzera Prestanfuso realizzata dai grillini. E’ percorsa da migliaia di automobilisti in ogni ora del giorno e della notte. E’ un’alternativa valida allo sfascio in cui il governo Renzi e il governo Crocetta (che, ricordiamolo, sono responsabili della frana che ha travolto il viadotto Imera per omesso controllo) hanno condannato la Sicilia. Recarsi a Polizzi Generosa per poi riprendere l’autostrada Palermo-Catania significa impiegare un’ora e mezza in più di tempo (e magari due ore e forse più se, durante il tragitto, si incontrano mezzi pesanti). Percorrendo la trazzera – come hanno notato tutti i cittadini che infatti in larga parte la percorrono – si risparmiano almeno 50 minuti di strada e forse più.

Abbiamo notato che una parte del tratto di strada che va dal bivio di Scillato all’imbocco della trazzera non è asfaltato. Con il bel tempo le automobili si imbrattano di polvere. Quando piove il fango va dappertutto. Ed è anche pericoloso perché rende scivoloso il primo tratto della trazzera (arrivando da Palermo). Visto che quasi tutti gli automobilisti che si recano a Catania da Palermo e viceversa percorrono la trazzera dei grillini, beh, sarebbe logico rendere la strada agevole, magari asfaltando il tratto di strada dove si forma il fango. Ma siamo sicuri che le ‘autorità’ non lo faranno. Perché asfaltandolo renderebbero più funzionale un’opera meritoria realizzata dai grillini. Le ‘autorità’ nazionali e regionali – che oggi sono tutte a guida PD – non lo faranno per non dare questo ‘vantaggio’ ai grillini. Così il PD – perché, in fondo, il problema è questa forza politica – pur di non dare questo ‘vantaggio’ al Movimento 5 Stelle, penalizza migliaia e migliaia di siciliani che, ogni giorno, percorrono l’autostrada Palermo-Catania.

anasPerché questa precisazione sulla Palermo-Catania e sulla trazzera dei grillini? Solo per fare presente che se il CAS è un disastro, l’ANAS, in Sicilia, non è migliore del Consorzio Autostrade Siciliane. Anzi, per certi versi è anche peggio del CAS. Il sottosegretario Faraone, invece di blaterare le sue tesi ‘ascare’ sull’ANAS, se ne ha le capacità, faccia funzionare il CAS. Del resto, Faraone è un esponente del PD, partito che governa la Sicilia. O forse Faraone ha ricevuto l’ordine di consegnare gli ingenti incassi della Messina-Palermo al governo Renzi?

La verità è che i cittadini siciliani si dovrebbero rifiutare di pagare i pedaggi della Messina-Palermo. Non dovrebbero più pagare e basta. A prescindere da chi si fotte i soldi (in questo modo il sottosegretario Faraone che vorrebbe portare gli incassi del CAS a Renzi si attaccherebbe al tram).   

Che dire, ancora? Che noi non siamo impressionati dalla gestione strafottente del CAS. Così come non siamo rimasti impressionati quando, lavorando all’inchiesta giornalistica del 2011, abbiamo scoperto che nell’autostrada Messina-Palermo non si effettuavano le manutenzioni stradali, ma si assegnavano lo stesso tanti collaudi per milioni di Euro. Per collaudare quali opere visto se, in termini di manutenione, non facevano un benemerito cavolo? (la dizione sarebbe un’altra: ma i nostri lettori, ne siamo sicuri, hanno capito lo stesso). Così come non siamo rimasti stupiti dalla tesi secondo la quale i collaudi autostradali, in Sicilia, in buona parte, non servono per verificare la sicurezza delle autostrade, ma per finanziare la politica.

Sì, non siamo stupiti dello sfascio delle autostrade Messina-Palermo e Palermo Catania. Non siamo stupiti delle manutenzioni che continuano a non essere effettuate nell’autostrada Messina-Palermo. E non siamo nemmeno stupiti del fatto che ben quattro Procure non abbiano mai trovato nulla da dire sulle condizioni di insicurezza in cui i cittadini-automobilisti vengono abbandonati lungo l’autostrada Messina-Palermo. 

Sono altre le cose che ci stupiscono. Anzi, che non comprendiamo. Non riusciamo a capire perché i siciliani continuino a votare per il centrodestra che ha aperto l’autostrada Messina-Palermo in condizioni pietose per poi abbandonarla in condizioni ancora più pietose (sempre per la cronaca, il centrodestra ha amministrato l’Italia dal 2001 al 2006 e poi dal 2008 al 2011 e ha amministrato la Regione siciliana fino al 2008). Non riusciamo a capire perché i siciliani continuino a votare per il centrosinistra che, dal 2008 ad oggi, ha ridotto la nostra Isola in condizioni ultra-pietose: in fondo, l’abbandono dell’autostrada Messina-Palermo e Palermo-Catania sono due dei tanti esempi di una Sicilia che affonda sotto i colpi di vari Renzi, Delrio, Crocetta, Cracolici e via continuando.

Volendo, che i siciliani che 'frequentano' ancora le urne – ormai meno del 50 per cento – votino ancora per questi personaggi non ci stupisce nemmeno. Ci stupisce, invece, che i siciliani continuino a pagare i pedaggi nell’autostrada Messina-Palermo. E ci stupisce il fatto che i siciliani che rappresentano il 50 per cento dei cittadini che non vanno più a votare non abbiamo ancora impugnato i forconi per ribellarsi a chi sta distruggendo la nostra Isola. A cominciare da chi la governa.          

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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