Quest’anno si attende una grande produzione di olio di oliva, a differenza dello scorso anno, che ha fatto registrare un calo di produzione del 40 per cento circa. Ma tra gli agricoltori che producono olio extra vergine c’è molto fermento e tante preoccupazione. Motivo: l’arrivo, nel mercato dell’Unione Europea, di olio d’oliva tunisino che rischia di inquinare l’offerta e di far cadere i prezzi. Del malumore che si registra nel mondo delle campagne si fanno portavoce gli esponenti del Movimento 5 Stelle.
"La lezione delle arance marocchine non è stata, evidentemente, ben recepita a Bruxelles", dichiara Tiziana Beghin, portavoce M5S al Parlamento Europeo, rivolgendosi direttamente a Federica Mogherini, Alto rappresentante e unica italiana nella commissione Juncker. Ed è stata proprio la solita commissione europea – in pratica il governo dell’Unione Europea (anche se nessuno ha mai eletto democraticamente questi signori) – a imporre una quota aggiuntiva per l'importazione senza dazi di olio d'oliva tunisino nell’area europea.
“E' evidente che la Mogherini ha dimenticato di essere italiana – afferma l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao – ed a prescindere da qualsiasi ragionamento di geopolitica, il disastro del trattatato UE-Marocco ha distrutto l'economia dei piccoli produttori italiani. Il PD di Renzi – aggiunge Corrao – si sta dimostrando un Re Mida al contrario, distrugge ogni cosa che tocca".
L'ulteriore quota annua di 35 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino, che rischia di mettere in ginocchio la produzione olivicola europea, a cominciare da quella italiana (pugliese, siciliana e calabrese), sarà attiva dall'1 gennaio prossimo, ma solo se otterrà l'avallo del Parlamento Europeo, dove il Movimento 5 Stelle ha già promesso guerra senza quartiere. Insomma, quando il Parlamento Europeo sarà chiamato a ratificare una decisione che, di fatto, penalizza l’olivicoltura da olio dell’Europa mediterranea, si vedrà chi sono i partiti e gli europarlamentari che difendono gli agricoltori del nostro Paese e chi, invece, li vuole affossare.
In questo momento, come già accennato, l’idea di far affluire in Europa ‘dosi’ massicce di olio d’oliva tunisino è una proposta. Che si aggiunge alle 56 mila e 700 tonnellate annue già previste dall'accordo di associazione UE-Tunisia e sarà attiva per due anni, fino alla data prevista per la firma del trattato di libero scambio tra l’Unione Europea e la Tunisia.
Insomma, la Tunisia può già esportare senza dazi verso l'Europa 56 mila e 700 tonnellate di olio di oliva all’anno. “Ma grazie a Federica Mogherini e al PD – si legge nel comunicato dei grillini – potrebbe aggiungerne 35 mila tonnellata da gennaio prossimo”.
La proposta, anziché offrire soluzioni più globali, si concentra solo su un unico settore, quello olivicolo, e arriva in un momento terribile per la produzione agricola italiana. Guarda caso, non va a colpire le agricolture del Nord Europa, ma quelle dell’Europa del Sud: Spagna, Italia e Grecia in primo luogo. Un caso?
“Come ha dimostrato il caso delle arance marocchine che fanno ancora concorrenza diretta ai prodotti siciliani – si legge sempre nel comunicato del Movimento 5 Stelle – è difficilissimo controllare il rispetto delle quote d'importazione e il problema si aggraverà con l'accordo di libero scambio con la Tunisia, che non rispetta le stesse norme fitosanitarie che vigono in Europa”. Traduzione: in Italia, per combattere i parassiti che attaccano gli olivi non si utilizzano, ormai da decenni, pesticidi dannosi per la salute umana che, invece, in Tunisia si utilizzano ancora. Risultato: l’olio d’oliva tunisino, ad esempio, potrebbe contenere veleni dei quali in consumatori non sanno nulla.
Abbiamo chiesto alla presidente della Cia siciliana (Confederazione italiana agricoltori), Rosa Giovanna Castagna, cosa pensa di questa storia. “Ne penso molto male – ci risponde -. L’anno scorso per l’olio di oliva siciliano è stato un mezzo disastro. Quest’anno la produzione si annuncia ricca e di buona qualità: ma ecco che arriva questa notizia. Incredibile. Ricordo che in Italia questo provvedimento penalizza il Sud: Puglia, Sicilia e Calabria. L’olio tunisino si vende a prezzi molto più bassi rispetto a quello prodotto nell’Europa mediterranea, compresa la Sicilia. Questo provvedimento, se verrà reso operativo, rischia di danneggiare i produttori di olio di oliva, in massima parte extravergine. Se debbo esere sincera, non ho ancora capito qual è la posizione di Paolo De Castro”.
Paolo De Castro, per la cronaca, è il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “Voglio precisare che la politica, prima di adottare un provvedimento del genere – sottolinea ancora la presidente della Cia siciliana – dovrebbe ascoltare le ragioni delle organizzazioni agricole”. Ricordiamo che l’iniziativa parte dal governo dell’Unione Europea. Che tradotto significa anche dal PD, non a caso attaccato frontalmente dai grillini. “Che debbo dire? Io voto a sinistra. Ma non mi riconosco in questo PD”.