Addio anche alle vongole italiane? Sembra proprio questo l’orientamento della solita Unione Europea dei furbi. Niente più vongole di grandezza inferiore a 22 millimetri: che, guada caso, sono quelle dell’Adriatico e, in generale, italiane. E sì, invece, alle vongole da 30 millimetri: che, guarda caso, sono quelle allevate nei mari del Nord Europa!
Insomma, una nuova penalizzazione per le aziende italiane. Altra chiusura di centinaia di aziende in vista. Altri disoccupati. Altra disperazione sociale. Il tutto nel nome di un’Unione Europea che continua a penalizzare i Paesi dell’Europa mediterranea.
La lista delle penalizzazioni è lunga. Ripercorriamola. Per capire che, oggi, l’Unione Europea dell’Euro fa il gioco delle grandi multinazionali e di alcuni Paesi del Nord.
Prima è stata la volta del vino senza uva. Da che mondo è mondo, il vino si fa con l’uva. Questo, però, secondo gli esperti di Bruxelles, non vale per le grandi industrie vinicole. Così, da qualche anno a questa parte, in Europa (e, quindi, anche in Italia) è possibile produrre e soprattutto vendere vino fatto senza uva. Poco importa se ciò ha comportato la chiusura dei decine e decine di piccole e medie imprese vinicole del Belpaese a causa della concorrenza sleale. E poco importa se in questo modo uno dei settori d’eccellenza del Made in Italy è andato a farsi benedire: lo impone l’Europa, quindi…
Poi è stata la volta del cioccolato senza cacao. Stessa storia. Decine di maestri cioccolatieri costretti ad utilizzare prodotti industriali a volte contenenti sostanze sconosciute per cercare di essere concorrenziali con i prodotti fatti dalle grandi multinazionali e venduti in tutta Europa. Poco importa se in questo modo uno dei settori che caratterizzano l’eccellenza alimentare di diverse regioni d’Italia (dal Piemonte alla Toscana all’Umbria) non esiste più.
Pochi mesi fa è stata la volta del latte in polvere. Secondo gli esperti dell’Unione Europea (ma siamo sicuri che siano così “esperti”? siamo sicuri che, invece, non stiano solo facendo gli interessi di qualche grande multinazionale?) i formaggi possono essere prodotti anche con latte in polvere. Altre polemiche e nuovi danni ad alcuni comparti produttivi. Quali? Casualmente sempre gli stessi: quelli delle piccole e medie aziende che, casualmente, sono quelli maggiormente presenti nei Paesi meridionali dell’Europa. Guarda caso proprio quelli le cui economie sono maggiormente in difficoltà e che subiranno i maggiori danni da queste decisioni e imposizioni. Danni che non sono solo economici, ma prima di tutto culturali: in molti di questi Paesi, per assecondare i diktat dell’Unione, non possono più essere prodotti alcuni prodotti tipici.
Nei giorni scorsi, l’ultima “novità”. Gli euro burocrati hanno lanciato il loro ennesimo attacco verso le economie dei Paesi dell’Unione che si affacciano sul Mediterraneo: non potranno essere più allevate e commercializzate vongole al di sotto di una certa dimensione: i 22 millimetri. Forse gli “esperti” di Bruxelles non lo sanno, ma alcune specie di vongole non sono piccole perché ancora poco cresciute, ma per natura. Sono praticamente come un chihuahua per le razze canine: non sono piccole perché raccolte troppo piccole, sono piccole e basta. Niente da fare: anche queste vongole non potranno più essere coltivate né, tanto meno, vendute. Grazie a questa decisione, alla quale nessuno dall’Italia si è opposto, saranno costrette a chiudere i battenti decine di imprese. A cominciare da quelle che operano in questo settore nell’Adriatico. Qui le vongole, anche quelle perfettamente mature, raggiungono una dimensione massima di 22 millimetri di diametro. Eppure non potranno essere vendute perché non sono più legali per i tecnici europei.
Ma questo gli esperti di Bruxelles non lo sanno (forse). A loro è bastato imporre a tutti i Paesi dell’Unione che non è possibile vendere vongole il cui diametro sia inferiore ai 25 millimetri. Tre millimetri che saranno sufficienti a distruggere l'intero mercato italiano delle vongole. Grazie a questi “esperti”, la nostra vongola, Chamelea gallina, la più tenera e saporita di tutti i mari, presto sarà solo un ricordo.
Ben diversa, ovviamente, la situazione per “altre” specie di vongole. Come quelle pescate nei mari del Nord Europa (e che, casualmente, invece raggiungono e talvolta superano i 30 millimetri di diametro) o quelle allevate nelle Filippine.
Che succederà, a questo punto? Verranno effettuati controlli nelle pescherie italiane per applicare questo demenziale e truffaldino regolamento sulle vongole? Verrà vietata la vendita al dettaglio delle vongole italiane? E i titolari dei ristoranti dove andranno a prendere le vongole? Verranno multati se serviranno la pasta con le vongole italiane? Insomma, dovranno rifornirsi dalle aziende del Nord Europa, facendo fallire quelle italiane? Presto saranno un ricordo anche i posti di lavoro degli impiegati in questo settore? Che fine faranno le migliaia di lavoratori che fino ad oggi hanno lavorato nelle aziende italiane che allevano vongole? Andranno ad aumentare il numero dei disoccupati che tanto sembrano piacere agli ultimi governi?
Ma a molti resterà un dubbio: chi è l’Europa per decidere se una vongola deve essere 22 millimetri o 25 millimetri, per decidere che il vino può essere fatto senza uva, il formaggio senza latte e il cioccolato senza cacao?