Una speculazione nei lavori per ripristinare il traffico lungo l’autostrada Palermo-Catania bloccata tre mesi fa da una frana? A sollevare questo dubbio sono i deputati del Movimento 5 Stelle al Parlamento siciliano e il sindaco di Caltavuturo, Domenico Giannopolo. Vediamo di che si tratta, magari con una premessa.
Cominciamo col dire che, a tre mesi dalla frana della collina che ha travolto il viadotto Imera, lungo l’autostrada Palermo Catania, il governo nazionale di Matteo Renzi e il governo regionale di Rosario Crocetta hanno prodotto solo chiacchiere e un maldestro tentativo di bloccare un’iniziativa voluta dagli abitanti di Caltavuturo (il paese delle basse Madonie rimasto isolato dalla frana), con in testa il sindaco Giannopolo, e dai deputati regionali del Movimento 5 Stelle. Si tratta della stabilizzazione di una vecchia trazzera che potrebbe risolvere i problemi degli abitanti di questo paese e degli automobilisti in transito da Palermo a Catania e viceversa.
La trazzera, una volta stabilizzata con 350 mila euro approntati dai deputati grillini del Parlamento siciliano (il 50% delle indennità parlamentari che i deputati grillini non utilizzano per spese personali, ma per la collettività), risolverà i problemi degli automobilisti, ma non dei grandi mezzi gommati come Tir e Camion. Ma già è una cosa, considerato che governo nazionale e governo regionale non hanno fatto nulla. Ebbene, cos’hanno fatto Renzi e Crocetta? Hanno provato a bloccare la stabilizzazione della trazzera con cavilli burocratici. Ma gli abitanti di Caltavuturo hanno tirato dritto e ormai per la stabilizzazione della trazzera manca poco.
Intanto governo nazionale e il governo regionale hanno già fatto sapere che l’autostrada forse verrà riaperta al traffico a Natale. Una notizia ‘ferale’ per gli autotrasportatori siciliani, che stanno subendo danni ingentissimi. E che ieri, assieme ai rappresentanti di altre categorie produttive siciliane e ai parlamentari siciliani di Forza Italia hanno organizzato una manifestazione di protesta proprio nel luogo della frana.
I ritardi del governo nazionale e del governo regionale non solo stanno creando problemi economici gravi, ma rischiano crearne altri ancora più gravi. Attualmente i mezzi pesanti che percorrono l’autostrada Palermo Catania sono costretti ad inerpicarsi fino a Polizzi Generosa – paesino arroccato sulle Madonie – lungo una strada provinciale nella quale, da anni, non si effettuano manutenzioni. Strada che, alle prime piogge autunnali potrebbe franare, costringendo tutti i mezzi pesanti a percorrere l’autostrada Palermo-Messina e l’autostrada Messina-Catania (che sono entrambe a pagamento, mentre nella Palermo-Catania non c’è pedaggio).
Il problema è che la Palermo-Messina è un'autostrada pericolosa. Un’arteria autostradale nota per essere costata una barca di soldi, visto che è stata realizzata, in buona parte, con gallerie e viadotti. Un’autostrada completata (o quasi) nei primi anni del 2000 e poi abbandonata (anche se molto ‘collaudata’: ovvero con collaudi pagati profumatamente agli amici dei politici: con il dubbio che tali collaudi siano stati, per l'appunto, il mezzo per finanziare la politica…).
Detto questo, il governo nazionale di Renzi e il governo regionale di Crocetta lavorano in tandem per realizzare – come già detto per il prossimo Natale o forse oltre – una bretella che dovrebbe consentire agli automobilisti di risolvere i problemi, in attesa della riapertura definitiva dell’autostrada. Ma, a quanto pare, questa bretella starebbe dando luogo a speculazioni. E qui torniamo all'inizio di questo articolo: cioè alla denuncia dei grillini e del sindaco di Caltavuturo, Giannopolo.
“Sulla A19 (che sarebbe l’autostrada Palermo-Catania ndr) – scrivono i grillini in un comunicato – qualcosa potrebbe essere già in marcia: la speculazione. Il terreno di circa un ettaro sul quale dovrebbe sorgere la famosa bretella dell'Anas per riaprire alla circolazione la Palermo-Catania potrebbe costare infatti una piccola fortuna ai cittadini. Il piano particolareggiato di esproprio, interessi compresi, porta una valutazione dell'appezzamento da espropriare che, eventuali interessi compresi, si aggira intorno ai 240 mila euro (236 per l'esattezza). Una somma spropositata per i terreni di quella zona, il cui valore, nel migliore di casi, non dovrebbe superare le poche migliaia di euro”.
Insomma: governo nazionale e governo regionale (entrambi a guida PD), che fino ad oggi, come già ricordato, non hanno mosso un dito per fronteggiare i problemi della Palermo-Catania, potrebbero aver trovato una soluzione, a quanto pare un po’ ‘salata’, per la bretella: 236 mila euro per espropriare un terreno che dovrebbe costare molto meno. Lo certifica il sindaco Giannopolo, che il valore dei terreni del suo paese lo conosce benissimo: “E' una cifra nettamente fuori mercato. Conosco benissimo i terreni di quella zona e il valore di un ettaro di uliveto è di 10,15 mila euro al massimo”. Il sindaco mette l'accento anche sull'opportunità o meno di realizzare una bretella che potrebbe non servire a nulla se una delle due carreggiate fosse in grado di funzionare e che in ogni caso fra due, tre anni dovrebbe essere dismessa. Insomma, la bretella potrebbe non servire ai cittadini, ma potrebbe risultare molto ‘utile’ a chi si sbarazzerebbe del terreno.
Sulla vicenda si sono accesi i fari del Movimento 5 Stelle del Parlamento siciliano, che sulla questione vuole fare piena luce. E per questo scriverà all'Autorità nazionale anticorruzione. “Non vorremmo – dice il deputato Giancarlo Cancelleri – che l'unica cosa in movimento in questa autostrada maledetta fosse la speculazione. Il rischio di far pagare ai cittadini un terreno ad un prezzo esorbitante e nettamente fuori mercato è alto. Ci auguriamo che non sia così, ma pretendiamo chiarezza”.
Proprietaria dell'appezzamento che dovrebbe passare di mano sarebbe una azienda il cui rappresentante legale è un ex assessore della giunta comunale di Palermo di Leoluca Orlando: Tullio Giuffré. Un personaggio che lo stesso Cancelleri ha visto stringere la mano a Delrio in occasione del sopralluogo del ministro sul viadotto.
“Ho visto con i miei occhi – dice Cancelleri – che lo presentavano a Delrio come il proprietario del terreno da espropriare, una scena che mi ha meravigliato. E tutto questo in una fase in cui nulla o quasi si sapeva dell'evoluzione dei lavori”.