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June 23, 2015
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Regione siciliana, Ignazio Greco: “Via dai vecchi sindacati che hanno tradito i lavoratori”

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

Si chiama Comitato rappresentativo dei lavoratori della Regione siciliana e punta a scompaginare i ‘giochi’ in un mondo dove i sindacati tradizionali e autonomi si contendono gli iscritti. Fino ad oggi, negli uffici dell’amministrazione regionale della Sicilia – un mondo di oltre 18 mila dipendenti – il primato per numero di iscritti è stato appannaggio dei Cobas, che hanno superato CGIL, CISL e UIL. Ma adesso sembra che anche i COBAS potrebbero subire un’emorragia, se  è vero che uno di loro, Ignazio Greco, domani ‘battezzerà’ in un incontro pubblico la nascita di un movimento sindacale che contesta quanto fatti negli ultimi anni dai sindacati, compresi i Cobas della Regione siciliana.

L’appuntamento è per domani, Giovedì 25 Giugno, alle 17,00, presso i locali del complesso di San Gaetano, a Monreale. Alla nascita di questo nuovo soggetto che punta a rappresentare i lavoratori della Regione, possibilmente senza “venderli” al governo regionale in cambio di permessi sindacali, benefici e prebende varie, è prevista la partecipazione di un migliaio di dipendenti. Quella di domani è la grande scommessa di Ignazio Greco, un tipo tosto assai, personaggio conosciuto a Palermo e nel resto della Sicilia per le numerose attività svolte nel mondo del volontariato e dello sport. Laureato in Scienze politiche, Ignazio Greco è un dipendente regionale che nella vita ha fatto anche l’arbitro di Calcio quando presidente Federale Nazionale era il noto Concetto Lo Bello di Siracusa, famoso in tutto il Mondo per la sua grande autorevolezza.

Ignazio Greco, nelle scorse settimane, ha avviato una battaglia invitando i dipendenti regionali ad abbandonare le organizzazioni sindacali. Tutte, nessuna esclusa. Perché? Perché in occasione dell’approvazione della legge di Stabilità regionale da parte del Parlamento dell’Isola, a suo dire, i dipendenti della Regione sono stati “massacrati” dal governo e dal Parlamento dell’Isola con la connivenza, sempre a suo dire, delle organizzazioni sindacali.

In effetti, a sostegno delle tesi di Greco ci sono almeno un paio di precedenti. Quando i massoni della Banca d’Italia, negli anni ’90 del secolo passato, decisero che i patrimoni del Banco di Sicilia e della Sicilicassa – che per decenni erano state le due banche di riferimento dell’Isola – dovevano andare a sostenere le banche del Centro Nord Italia (che, per inciso, in alcuni casi, erano combinate peggio di Banco di Sicilia e Sicilcassa), i sindacati accettarono, di fatto, lo smantellamento del sistema creditizio siciliano.

La stessa cosa è avvenuta qualche anno fa con la chiusura dello stabilimento della Fiat di Termini Imerese. In tutt’e due i casi i sindacati si sono guardati bene dall’organizzare scioperi e ‘bordelli’ vari, quanto meno per rendere più difficile gli sbaraccamenti di banche e stabilimento Fiat. La stessa cosa è avvenuta nei mesi scorsi, quando quello che viene considerato il ‘commissario del Bilancio della Regione siciliana’, al secolo Alessandro Baccei, personaggio spedito in Sicilia da Matteo Renzi e piazzato sulla plancia di comando dell’assessorato regionale all’Economia, ha deciso di fare ‘barba e capelli’ a migliaia di dipendenti della Regione. Sacrifici e tagli per tutti. Tutto, si badi, già noto nel dicembre dello scorso anno.

Ebbene, davanti a una prospettiva di “massacro”, come dice oggi Greco, i sindacati siciliani, tutti, compresi i Cobas (che per qualche settimana hanno addirittura trovato un mezzo accordo con il governo regionale!), hanno organizzato una sola giornata di sciopero quando la legge di Stabilità regionale era ormai quasi approvata. Come dire: “Caro governo, abbiamo tenuto buoni i 18 mila e oltre dipendenti della Regione siciliana per quattro mesi, li facciamo sfogare un giorno appena, visto che, tanto, verranno comunque incaprettati…”.

Insomma, il metodo ‘medici di Cristo’ è sempre stato in auge tra i sindacati siciliani. I ‘medici di Cristo’, è noto, non potevano intervenire, né mettere in discussione quanto stabilito dalla Scritture: anche perché, alla fine, Gesù resuscita e vince, alla faccia dei suoi detrattori. I dipendenti della Regione – come quelli di Banco di Sicilia, Sicilcassa e Fiat di Termini Imerese – non vincono, perché i posti di lavoro non ‘resuscitano’ e non ritornano né le postazioni dirigenziali tagliate, né i soldi degli stipendi decurtati. E non vincono nemmeno i siciliani, che in questi anni hanno perso il proprio sistema creditizio di riferimento e uno stabilimento industriale – la Fiat di Termini Imerese – che ai contribuenti siciliani è costato fior di quattrini, perché la Fiat, in circa un trentennio, ha ‘spolpato’ un sacco di soldi alla Regione siciliana.            

Ora una sorte simile pare debba toccare ai dipendenti della Regione. Baccei deve togliere alla Sicilia e dare a Renzi che, a propria volta, porta i soldi degli italiani all’Unione Europea delle banche (la nota truffa del debito pubblico). A questo gioco dello scippo – che ormai è in corso, perché Baccei e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, hanno già ‘alleggerito’ pesantemente le tasche dei dipendenti regionali – cercherà di ad opporsi Ignazio Greco. Provando, quanto meno, a sputtanare i sindacati che fino ad oggi hanno retto il gioco a Baccei e Crocetta.

Ci riuscirà? Avrà successo? Greco, molto attivo su facebook (ha fondato un gruppo i cui nome dice già tutto: "Cancelliamoci da tutti i sindacati regionali"), in un comunicato annuncia che nella nuova esperienza "ci sarà la più ampia espressione della libertà di pensiero senza che a nessuno venga tolto il microfono in caso di interventi critici e di disappunto verso la politica sindacale svolta dal Comitato”.

“Principio fondante del Comitato – prosegue la nota di Greco – è la libertà di pensiero e le decisioni saranno, anche quelle contrattuali, quelle scelte dalla Base e non dai vertici. Il Comitato non chiederà trattenute sindacali agli iscritti. I coordinatori regionali, provinciali ed aziendali del Comitato non chiederanno aspettative sindacali, ma potranno usufruire di permessi retribuiti solo per l'esercizio delle proprie funzioni. Svolgeranno regolarmente il proprio lavoro in ufficio, e solo nel tempo libero svolgeranno l'attività sindacale con collegamenti Web fra tutti gli iscritti”.

Greco annuncia che nel Parlamento siciliano “è già pronto un disegno di legge che prevede, in deroga alla vigente normativa sindacale regionale, che i Comitati rappresentativi dei lavoratori della Regione siciliana, con oltre 1.000 aderenti non iscritti   ad altre organizzazioni sindacali, anche senza trattenute sindacali né aspettative potranno sedere ai tavoli di contrattazione decentrata e con l'ARAN Sicilia, con diritto di parola e di voto”.

Greco attacca frontalmente tutte le organizzazioni sindacali, che negli ultimi trent’anni, dice, hanno creato “disaffezione al lavoro a causa di un'azione sindacale svolta con superficialità e complicità con la controparte. Alcuni laureati e molti diplomati si trovano da alcuni decenni, dalla data della loro assunzione, nelle basse qualifiche quelle definite Categorie ‘A’ e ‘B’. Dirigenti con alta professionalità non fanno carriera perché non hanno amici politici o non vogliono subordinarsi a questi ultimi. Il Decreto Legislativo n. 150/2009, definito come Legge Brunetta, prevede il blocco dei contratti di lavoro del pubblico impiego anche per le Regioni a Statuto Speciale, ad eccezione di quelli in via di definizione. In tutta Italia – prosegue Greco – i Contratti di Lavoro economici-giuridici sono stati definiti, solo nella Regione siciliana è scaduto da circa 10 anni ed ancora non se ne parla”.

“La risoluzione di questi problemi – conclude Greco – porterebbe anche ai più disaffezionati al lavoro (i cosiddetti fannulloni) a trovare lo spirito per impegnarsi nel lavoro con soddisfazione, tutto ciò a vantaggio anche, e soprattutto, della Regione siciliana”. 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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