A Palermo per partecipare a un convegno sui ‘successi’ dell’euro e sugli effetti che la moneta unica europea ha prodotto e continua a produrre all’Italia, Nino Galloni, economista keynesiano, da sempre critico verso la moneta unica europea, scambia volentieri quattro chiacchiere con noi. Il momento cade a pennello, perché, proprio in queste ore, Unione europea dell’Euro e Grecia stanno provando a trovare un accordo che, in realtà, viene rinviato – prima di settimana in settimana, ora di giorno in giorno – già da un paio di mesi.
Professore Galloni, è corretto affermare che, ormai da qualche settimana, è l’Unione Europea dell’Euro che teme l’uscita della Grecia dall’Eurozona?
“In un certo senso sì. Quello che l’Unione Europea teme è che la Grecia lasci l’euro senza conseguenze. E, di fatto, è quello che sta avvenendo. Già gli ellenici stampano moneta alternativa. Hanno siglato un importante accordo sul gas con la Russia di Putin. Insomma non ci sono tragedie, a parte i problemi creati in Grecia dai predecessori di Tsipras”.
Insomma, l’Europa dell’Euro teme che, poi, sull’esempio della Grecia, anche altri Paesi che fanno parte della moneta unica seguano l’esempio di Tsipras.
“Praticamente sì. Per l’Europa dell’Euro un’eventualità del genere sarebbe disastrosa”.
Ma alla fine, professore, questa benedetta moneta unica europea a cos’è servita?
“Per quanto riguarda l’Italia a deindustrializzare il nostro Paese. Alla fine degli anni ’80 del secolo passato le Partecipazioni statali italiane erano un esempio nel mondo. E questo non andava bene a Germania e Francia”.
Sono riusciti a deindustrializzare l’Italia?
“In parte sì e in parte no. In meno di trent’anni il nostro Paese ha perduto il sessanta per cento circa delle Partecipazioni statali. E il novanta per cento delle grandi imprese private. Ma ci sono oltre 4 milioni di piccole e medie imprese che resistono: e resistono nonostante le infrastrutture sempre più carenti, nonostante un sistema bancario che gli nega sistematicamente il credito, nonostante un Fisco rapace e nonostante una pubblica amministrazione sempre più inefficiente”.
Come fanno a resistere?
“Perché sono uscite dal modello capitalistico. Sono imprenditori che lavorano e resistono non per remunerare il capitale che investono, ma per valorizzare la propria storia culturale e imprenditoriale: ovvero quello che sono stati e quello che sono ancora”.
Come finirà con la telenovela Unione Europea dell’Euro e della Grecia?
“La vicenda è in evoluzione. Ma i segnali che arrivano sono negativi”.
In che senso?
“A giudicare da quello che si legge sui giornali, non mi sembra che Tsipras stia chiudendo un accordo favorevole per il popolo greco. Leggo di un incremento delle tasse. Si vorrebbero colpire i cittadini con redditi lordi pari a 30 mila euro, cioè il ceto medio, che dovrebbe impoverirsi. Poi ancora un aumento dell’IVA e una riduzione degli interventi per la solidarietà. Quindi la mazzata finale: il deficit zero”.
Cioè?
“I tagli automatici se la Grecia non dovesse raggiungere i parametri fissati dalla stessa Unione Europea”.
Ma è possibile una cosa del genere? Perché mai Tsipras dovrebbe accettare queste condizioni-capestro dopo la battaglia che conduce da mesi? Non è che sotto c’è qualche trucco?
“Lo scenario non convince neanche me. Non sono da escludere aiuti sottobanco alla Grecia da parte dell’Unione Europea”.
In altre parole, Junker e Fondo monetario internazionale mostrerebbero i muscoli per fare vedere che la Grecia si è piegata ai propri voleri e poi, sottobanco, gli passerebbero gli aiuti…
“Questo ipotesi non può essere esclusa”.
Ma che figura ci farebbero i politici italiani che hanno penalizzato e continuano a penalizzare il nostro Paese nel nome dell’Euro se si dovesse scoprire che c’è un accordo sottobanco tra Unione Europea e Grecia? Pensiamo a Giorgio Napolitano, a Mario Monti e adesso a Matteo Renzi e al Ministro dell’Economia Padoan…
“Prima vediamo come va a finire. Se poi Tsipras dovesse accettare le condizioni insostenibili che si prospettano in queste ore perché, sottobanco, ci potrebbero essere altri accordi, beh, certi politici italiani non ci farebbero una grande figura. Per ora, però, parliamo solo di ipotesi”.
Ma lei cosa pensa dell’europeista Giorgio Napolitano?
“E’ l’ex comunista preferito da Henry Kissinger…”.