Nicolò Lo Piccolo non ha ancora trent’anni. E’ laureato in Ingegneria per l’ambiente e il territorio. E fa l’agricoltore a tempo pieno. E’ il presidente dell’Associazione giovani imprenditori agricoli (Agia) della Sicilia. E fa parte del Consiglio europeo dei giovani agricoltori.
Nel 2004 ha fondato Bio Gold, trasformando l’azienda agricola a conduzione familiare che produce pesche, carciofi, crisantemi, olio d’oliva extra vergine e ortaggi. L’azienda Bio Gold si trova nella Riserva naturale del Bosco di Santo Pietro, uno dei grandi polmoni verdi della Sicilia orientale. E un’azienda agricola a 350 metri circa sopra il livello del mare dove la natura è rigogliosa e piena di vitalità. In questo ambiente si avvicina al mondo delle api. Con il trascorrere degli anni inizia a produrre miele biologico. Se lo può permettere perché la sua azienda è lontana da fonti di inquinamento e non utilizza prodotti chimici e nocivi per la salute dell’uomo.
Bio Gold, oltre a varie tipologie di miele, produce anche la propoli (l’antibiotico naturale per eccellenza), la pappa reale, il polline (integratori alimentari), veleno delle api, prodotti cosmetici a base di propoli (come la crema per le mani) e infine la cera d’api.
La sua azienda produce e lavora carciofini in soluzione di acqua, aceto e sale per una conservazione del prodotto quanto più naturale possibile. Poi anche confetture extra di pesche, marmellata d’arance, olio extra vergine di oliva. E ancora rosmarino, origano, lavanda e timo.
A Nicolò, un giovane siciliano che lavora e vive di agricoltura – esportando i propri prodotti nel resto d’Italia e anche all’estero – abbiamo posto alcune domande sull’agricoltura siciliana
Ingegnere Lo Piccolo, che ruolo sta giocando l’agricoltura siciliana nell’Expo di Milano? La Regione siciliana sta facendo gli interessi degli agricoltori o c’è il solito clientelismo?
“Penso che l'agricoltura siciliana ad Expo dovrebbe avere un ruolo centrale. Credo, però, che le risorse finanziarie investite dalla Regione nella partecipazione all’Expo non riusciranno a far emergere le realtà imprenditoriali dei nostri territori, ovvero piccole e medie imprese. Ho la sensazione che si sta mettendo in piedi la solita vetrina per le grandi aziende agricole dell'Isola. Questo perché partecipare ad Expo, per le piccole aziende agricole dell’Isola, avrà un costo rilevante, considerando gli spostamenti aerei, i costi per l'alloggio e per il trasporto dei prodotti che, con una stima approssimativa, ammontano a circa 1000 euro al giorno. Spero che i progettisti della Regione, in particolare del cluster bio mediterraneo, abbiano previsto fondi per aiutare le aziende innovative e, in generale, i giovani agricoltori. La mia è una speranza. Perché, ad oggi, non mi risulta che siano state stanziate risorse per favorire la partecipazione all’Expo delle piccole e medie imprese siciliane gestire da giovani. Come rappresentante dei giovani agricoltori sto aspettando notizie”.
Qual è il suo giudizio sul Piano di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013? E come mai si sta parlando del nuovo Psr – cioè dei fondi 2014-2020 – senza che sia stato fatto un bilancio del precedente?
“Il mio giudizio sulla gestione del Psr 2007-2013 non può essere che negativo. In generale, non mi sembra che siano stati incentivati i settori che lo meritavano. Ho visto, ad esempio, molte risorse impiegate nelle fungaie. E poche risorse per le api e per altri settori. Poi c’è la storia degli incentivi per i giovani agricoltori. Anche su questo fronte sarebbe interessante sapere quante risorse sono state impiegate. E che risultati concreti sono stati ottenuti. Insomma, la gestione del Psr 2007-2013 non mi ha convinto. Anzi. E convengo con voi sulla trasparenza amministrativa: sarebbe corretto che il governo regionale rendesse noto al mondo agricolo siciliano e, in generale, a tutti i cittadini, come sono stati spesi questi fondi prima di cominciare a parlare del nuovo Psr”.
Anche perché non si tratta di somme irrisorie: oltre 2 miliardi di euro dei quali una parte non ancora utilizzata.
“Già. Si tratta di risorse finanziarie importanti. Ed è bene fare chiarezza quando di parla di denaro pubblico”.
E sulle procedure che ci dice?
“Che siamo ancora all’anno zero. Si parla di accelerare la spesa dei fondi europei. Chiacchiere. Perché, ancora oggi, ad ogni pratica del Psr corrispondono innumerevoli ‘carte’ da dover presentare più e più volte rivolgendosi ai più disparati uffici regionali per garantire la cantierabilità dei progetti, allungando ad oltre un anno, in alcuni casi anche due anni, il tempo necessario per sapere se la propria pratica è in graduatoria. Tutto questo per poi correre nella realizzazione delle opere, al fine di rendicontare i lavori entro i termini previsti dalla norma. Sono procedure che andrebbero cambiate. Ma non a parole”.
Che ci dice del nuovo Psr 2014-2020?
“Il nuovo Psr già sta partendo male per diversi motivi: ritardo di oltre un anno allo start di avvio delle prime misure; la mancanza di alcuni ‘pre bandi’ per iniziare a presentare i primi progetti o comunque per essere pronti e cantierabili per i primi bandi attivi. Abbiamo presentato le nostre osservazioni all'incontro operativo con la dottoressa Rosa Barresi e con il dottore Gaetano Cimo sulla rimodulazione dei coefficienti colturali (UDE e UBA) e sui tipi di colture e di allevamenti (tab A e B). Abbiamo chiesto la possibilità di avere un sotto programma del Psr destinato ai giovani, ma la nostra richiesta non è stata accolta, come si evince dalla bozza del Psr pubblicata sul sito della Regione. Documento che è già ritornato indietro con le osservazioni da parte dell’Unione europea. Se si riuscisse ad inviare entro marzo le modifiche richieste dall'Europa, seguendo le linee guida del ministero pubblicate sul sito del Mipaf, il Psr Sicilia potrebbe partire a settembre. I ritardi sono a discapito soprattutto di giovani e del ricambio generazionale. Chiederemo nei prossimi giorni di entrare a far parte del Comitato di sorveglianza, in particolare nelle misure che riguardano i giovani e l’ammodernamento delle imprese agricole”.
Oggi la banche sorreggono l’agricoltura siciliana e, in particolare, i giovani agricoltori?
“Le banche nell’ultimo periodo si sono avvicinate al mondo dell’agricoltura, in vista dei 2,2 miliardi di euro in arrivo con il nuovo Psr e con il decreto campo libero e il nuovo regolamento Ismea per favorire i giovani. Già abbiamo incontrato i vertici di alcune banche. Con alcune di queste aziende di credito già collaboriamo per piccole iniziative. Il nostro obiettivo è siglare entro agosto accordi precisi con alcune di queste banche: selezioneremo le migliori condizioni per i nostri iscritti, per il bene e la prosperità delle giovani imprese siciliane”.
A che punto siamo con la Banca della terra?
“La Banca della terra è un tema molto caro a noi giovani agricoltori. Ma anche in questo caso la partenza non ci sta sembrando delle migliori. I numeri presentati dai tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura in riferimento ai terreni dell’Ente di sviluppo agricolo sono falsati. Questo perché la maggior parte di tali terreni è in possesso di agricoltori già da alcune generazioni, anche se mancano i dovuti atti di passaggio. Il decreto Terre Vive fa emergere, grazie alle tabelle Excel, dei dati che non sono tranquillizzanti. In base a questi dati, in Sicilia gli appezzamenti disponibili sono piccoli, anche di pochi metri quadrati, e spesso limitrofi ad aziende agricole già esistenti. Insomma, la Banca della terra è solo una campagna pubblicitaria , dato che l'amministrazione regionale potrebbe cedere tali piccole superficie ai confinanti, che spesso già puliscono e controllano le aree. Noi siamo pronti, e lo ribadiamo per l'ennesima volta, ad affrontare la cosa con i nostri giovani tecnici e anche funzionari che conoscono il tema”.
Si può parlare, in Sicilia, di ricambio generazionale nel mondo dell’agricoltura?
“Sì, si può parlare e ci saranno buone prospettive. Noi ci stiamo mettendo tutto il coraggio è il supporto tecnico e amministrativo delle nostre strutture Cia dislocate nel territorio. Si sta cercando di rinnovare il sistema di servizi per avvicinarci alle nuove aziende agricole, che chiedono più tecnologia e velocità nello sbrigo pratiche ed efficienza. Speriamo di essere pronti ad affrontare il nuovo Psr. Sono tante le aziende innovative che stanno nella nostra associazione. Realtà produttive che daranno la possibilità ai giovani di far tirocini e stage in campo. La nostra proposta è che il corso di capo azienda venga fatto in campo e affronti tutti gli aspetti , pratici e teorici”.
Lei da dirigente della Agia/Cia siciliana va d’accordo on la sua organizzazione?
“In generale sì. Ovviamente le nuova classe dirigente che è formata da tutti i giovani agricoltori va verso il cambiamento. Non trascuriamo la tradizione, ma cerchiamo di innovarla. Il futuro dell’organizzazione è dei produttori e soprattutto dei giovani. Come disse un caro presidente nazionale della Cia, Giuseppe Avolio, ogni tanto un presidente si trova a fare delle scelte in solitudine".
Qual è il suo giudizio sull’attuale governo della Regione siciliana in materia di agricoltura?
“Che debbo dire? Penso che ormai in Sicilia per andare ad occupare il posto di assessore regionale all’Agricoltura bisogna essere avvocati. La mia, ovviamente, è una battuta. O quasi. Insomma un assessore all’Agricoltura deve essere scelto per le sue capacità nel settore e non per interessi o amicizie. Va bene anche un avvocato, per carità. L’importante è che conosca i problemi dell’agricoltura. Il grande limite della politica siciliana degli ultimi anni – e questo non riguarda solo l’agricoltura – sono i personaggi che imparano a conoscere i problemi di un settore partendo da zero. Poi, però, non ci dobbiamo stupire se in tanti, troppi campi la Regione siciliana ‘viaggia’ in ritardo. La conoscenza dell’amministrazione pubblica è una scienza che postula esperienza, ma anche conoscenza. Ma, lo ribadisco, è una scienza che non si improvvisa”.
In questi giorni il mondo agricolo siciliano è in rivolta contro l'ultima trovata del governo di Matteo Renzi: l'Imu agricola…
"Più che di ultima trovata io parlerei di ultima follia. Parlano di sostegno alle imprese, di ripresa economica alle porte e poi ci massacrano con l'Imu agricola. E' un gravissimo errore del governo Renzi. Ma è anche un errore del governo Crocetta che non sa difendere la Sicilia. Domani saremo a Palermo, davanti Palazzo d'Orleans, sede del governo regionale, per protestare con questo ennesimo balzello che penalizza l'agricoltura siciliana".