L’ultima denuncia è del parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao. Riguarda la partecipazione della Sicilia all’Expo 2015 di Milano: “La selezione delle aziende siciliane ad Expo 2015 – dice l’eurodeputato – è andata deserta. Ma che fine fanno i quasi due milioni di euro per la gestione dell’incarico di Unioncamere? L’Expo per la Sicilia parte con troppe ombre ed i fondi europei sarebbero a rischio. La Commissione scongiuri il disimpegno delle somme”.
Ora, secondo voi è normale che la Regione siciliana – che può contare su quasi 18 mila dipendenti – debba affidare a un soggetto esterno una normale selezione di aziende che debbono partecipare all’Expo 2015? E’ normale che avvenga questo quando la Regione può contare su un assessorato – l’assessorato alle Attività produttive – che si dovrebbe occupare proprio di questo? Ed è normale che tale selezione debba costare quasi 2 milioni di euro?
Il tema è serio. E riguarda l’intermediazione, spesso parassitaria, di soggetti che orbitano attorno alle pubbliche amministrazioni italiane. Noi non abbiamo contezza di quello che avviene nelle altre 19 Regioni del nostro Paese. Ma abbiamo esatta contezza di quello che succede in Sicilia. I fatti che sono sotto i nostri occhi lasciano pensare a una capillare organizzazione che, con molta probabilità, alimenta i partiti politici in modo ‘ufficialmente’ legittimo. Ma che in alcuni casi potrebbe rappresentare, in realtà, un filone di corruzione parassitaria e legalizzata che sfugge anche ai controlli della Corte dei Conti.
Proviamo a citare alcuni esempi di consulenze, tipo quella affidata dalla Regione a Unioncamere (il soggetto che associa le nove Camere di Commercio della Sicilia). Il caso più eclatante scoperto nei giorni scorsi, ma che non ha meritato il commento dei grandi giornali italiani riguarda la Formazione professionale siciliana. A un certo punto il Tribunale amministrativo regionale della Sicilia (Tar) accerta e denuncia un fatto gravissimo: scopre che il decreto di accreditamento degli enti e delle società che operano nella Formazione professionale della Sicilia è nullo! In pratica, tutti i corsi di Formazione che dovrebbero partire quest’anno sono bloccati.
Il decreto, a norma di legge, osservano i giudici del Tar Sicilia, avrebbe dovuto essere firmato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta. Invece, nei mesi scorsi, è stato firmato dall’ex assessore regionale, Nelli Scilabra, e dall’ex dirigente generale, Anna Rosa Corsello. Quanto basta per invalidare tutta la procedura amministrativa. Ma l’aspetto paradossale – e qui torniamo alle consulenze esterne – è che la Regione siciliana, per gestire l’accreditamento di enti e società del settore che dovrebbero gestire i corsi (cioè per verificare se sono in grado di gestire questi benedetti corsi) ha fatto ricorso a una società romana che si chiama Solco.
Una società che è costata 2 milioni di euro! Ora – cari lettori americani – secondo voi è normale che una pubblica amministrazione, per un fatto meramente amministrativo, si debba rivolgere a un soggetto esterno, pagando 2 milioni di euro per verificare una banale selezione di enti e società? Ebbene, tutta la Formazione professionale siciliana, dal 2001 ad oggi – cioè da quando questo settore è finanziato prima in parte, oggi del tutto dai fondi che arrivano dall’Unione europea – è soggetta alla presenza di queste società esterne alla Sicilia che lucrano cifre enormi su passaggi amministrativi ridicoli!
Come mai nessuno parla? Corte dei Conti? Magistratura ordinaria? Unione europea? Silenzio assoluto. La stessa cosa, la scorsa estate, è andata in scena per i servizi del lavoro. Bisognava assegnare dei semplici tirocini formativi. Ovvero mettere in contatto poco meno di 3 mila giovani disoccupati siciliani con aziende dell’Isola che li avrebbero fatto lavorare per circa 6 mesi. La pubblica amministrazione avrebbe remunerato i giovani con circa 500 euro mensili cadauno. Magari alcuni di loro sarebbero stati poi assunti con agevolazioni per le imprese. Fin qui tutto legittimo, soprattutto in una Sicilia dove il tasso di disoccupazione giovanile supera il 70 per cento a fronte di una media nazionale del 40 per cento circa.
Ebbene, quello che è successo è inverosimile. Intanto per gestire il semplice incontro tra domanda e offerta di lavoro è stato deciso di ricorrere a un bando on line. Dando per scontato che tutti i giovani disoccupati vanno sulla rete. Scelta, questa, che ha provocato una pioggia di ricorsi da parte dei giovani disoccupati che non lavorano, non studiano e non cercano lavoro (i Neet, acronimo inglese di "Not in education, employment or training, di cui la Sicilia è piena).
Dopo di che, pur essendo la Regione siciliana dotata di una propria società che opera nel settore informatico (Sicilia e-Servizi), l’amministrazione ha scelto, con affidamento diretto (senza una gara!), una società genovese (Ett) per gestire questa bizzarra gara informatica (‘vinceva’ – cioè otteneva la possibilità di ottenere il tirocinio formativo – chi si collegava prima!: una totale follia giustamente oggetto di ricorsi da parte di giovani esclusi).
Siamo davanti, per l’appunto, a una doppia follia. In primo luogo, perché la Regione siciliana non solo è dotata di un assessorato al Lavoro, ma anche di Centri per l’impiego il cui compito istituzionale è quello di fare incontrare domanda e offerta di lavoro. In secondo luogo, perché, come già ricordato, la Regione ha una propria società informatica. Invece si è optato per l’affidamento a una società esterna!
Non è finita. Sempre per gestire questi tirocini formativi è intervenuta Italia lavoro (società del Ministero del Lavoro che, in realtà, è l’unica, in questa storia, ad essere istituzionalmente titolata ad assistere ne Regioni italiane nella gestione delle politiche per il lavoro). Ed è stato coinvolto anche il Formez. Come si può notare, tre soggetti (di cui solo uno – Italia lavoro – istituzionalmente legittimato a cooperare con le Regioni nelle politiche del lavoro) per gestire un banale incontro tra domanda e offerta di lavoro! Tutte società da pagare! Ebbene, tutta la Regione siciliana è piena di questi soggetti esterni – spesso dei veri e propri parassiti delle pubbliche amministrazioni – che, spesso, non sono altro che espressione di partiti politici. Basta andare a scavare – soprattutto nei fondi europei – per scoprire questo genere di intermediazioni.
Una corruzione che è cresciuta a dismisura sui fondi europei, con la connivenza degli uffici di Bruxelles e Strasburgo. Basti ricordare che ad accertare – nel caso dell’accreditamento di enti e società della Formazione professionale siciliana – le illegittimità non sono stati gli uffici comunitari, sempre silenti, ma il Tar Sicilia. Il vero problema riguarda un’Unione europea che ha aperto le ‘vie’ a nuove forme di corruzione che sfuggono a qualunque controllo. E che, talvolta, funzionano come una sorta di ‘ricatto’.
E che, qualche altra volta, si mescolano con altre manifestazioni già segnalate dalla magistratura come fonte di corruzione. Ci riferiamo all’Expo 2015 di Milano, già oggetto di indagini da parte dei magistrati con la scoperta di tangenti. Un grande affare nel quale – e ti pareva! – si è infilata la Regione siciliana. Un’operazione che, non a caso, si incrocia con i fondi europei, come denuncia il già citato europarlamentare siciliano del Movimento 5 Stelle: “Le troppe ombre sull’Expo in Sicilia – sottolinea Corrao – rischiano di far disimpegnare i fondi che l’Europa ha previsto di stanziare. Precisamente è emerso che la Regione siciliana ha impegnato circa 11 milioni di euro. Di questi, 8 milioni di euro sarebbero stati individuati dalla riprogrammazione del P.O. FESR 2007/2013 (si trappa del Programma operativo comunitario 2007-2013). In sostanza, i fondi prima destinati alle imprese che la Sicilia non è stata capace di programmare, andranno quindi dirottati all’élite industriale per Expo 2015”.
A questo punto arriva il solito scenario parassitario: “Grazie a un protocollo firmato nel luglio 2014 ed alle dichiarazioni degli esponenti del governo regionale si è appreso che 8 milioni di euro sono serviti per la selezione di prodotti e produttori che saranno presenti all'Expo Milano 2015, selezione gestita da Unioncamere Sicilia, costituito da 9 Camere di Commercio e presieduto dal presidente di Confindustria Sicilia, attualmente coinvolto in un'inchiesta sui reati di mafia condotta dalla Procura di Caltanissetta”.
Il riferimento è ad Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia. “Ora – prosegue Corrao – tralasciando per un istante la convenienza sull’affidamento diretto della selezione delle aziende ad un soggetto indagato per reati di mafia, tralasciando ancora il coinvolgimento dell’assessorato regionale alle Attività produttive espressione diretta dell’associazione confindustriale (dal 2009 l’assessorato regionale alle Attività produttive è gestito da soggetti legati a Confindustria Sicilia), mi chiedo e chiedo alla Commissione Europea: è plausibile spendere 1 milione ed 800 mila euro per avere un risultato pari allo Zero?”.
L’europarlamentare siciliano si rivolge quindi all’organo esecutivo di Bruxelles con precise istanze: “Visto l'importante impegno finanziario, originariamente previsto e programmato per accrescere la capacità d'internazionalizzazione delle imprese siciliane, è intenzione della Commissione valutare ex-ante la regolarità dell'impegno nei confronti del Regolamento UE n.539/2010 al fine di scongiurare il pericolo di disimpegno delle risorse? Ed ancora La Commissione può fornire l'impegno totale delle risorse Ue destinate all'Expo Milano 2015?”. Ce ne sarebbe abbastanza per fermare la folle macchina della Sicilia verso l’Expo 2015.
Ma secondo voi è normale che una Regione con oltre 5 miliardi di ‘buco’ di bilancio, che ha contratto un mutuo da quasi 2 miliardi di euro per pagare debiti e spese correnti dei soli primi quattro mesi di quest’anno va a ‘catafottere’ (leggere buttare) decine e decine di milioni di euro per partecipare a una manifestazione già sputtanata da inchieste della magistratura?