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January 22, 2015
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Sicilia fallita, UE senza euro, Germania, debito pubblico e massoni: la risposta al lettore Pollono

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Matteo Renzi seduto accanto alla tedesca Angela Merkel durante il G8 in Galles

Matteo Renzi seduto accanto alla tedesca Angela Merkel durante il G8 in Galles

Time: 3 mins read

 

Egregio signor Pollono, 

nella vita faccio il cronista politico. E siccome la politica, piaccia o no, riguarda la vita delle persone, non posso fare a meno di utilizzare i numeri. Che, per definizione, sono testardi. E, se sono ufficiali – e io li prendo dai bilanci pubblici e dalle relazioni della Corte dei Conti – non possono essere smentiti. Io non gioco con i numeri: li elenco. Se accerto che, dal 2013 ad oggi, il Governo nazionale ha scippato alla Sicilia oltre 5 miliardi di euro, ebbene, lo scrivo. Se a lei la realtà non piace, beh, non è un problema mio: ma suo. E del governo Renzi che sta portando l’Italia e la Sicilia nel baratro. 

Quanto ai politici siciliani e, in generale, italiani, è sufficiente leggere quello che ho scritto per La Voce di New York per capire che, di solito, non li tratto bene. Anzi…

Lei definisce “scriteriato” il mio attacco all’Unione europea. In verità, io ho attaccato l’Unione europea dell’euro. Le ricordo che ci sono almeno dieci Paesi dell’Unione europea che non hanno aderito all’euro e stanno benissimo. Mentre alcuni Paesi che hanno aderito all’euro – e l’Italia è tra questi – se la passano malissimo. 

Andiamo al debito pubblico italiano. Sappia, per sua scienza, che in termini keynesiani il debito pubblico non significa nulla. Il Giappone ha un debito pubblico maggiore di quello italiano. Ma ha la sovranità monetaria, batte moneta e va avanti. L’Italia non ha più la sovranità monetaria. E sta subendo una politica monetaria truffaldina patrocinata da un Paese che non avrebbe mai dovuto riunificarsi: la Germania. 

La Germania – Paese che in Europa ha spesso portato morte e disperazione – con la sponda della Bce e dei vari potentati massonici, ha trasformato il debito pubblico italiano in debito delle famiglie e delle imprese italiane. Questo succede anche per il servilismo italiano magistralmente descritto dal Manzoni nel primo coro dell’Adelchi: “… l’un popolo e l’altro sul colo vi sta…”. 

La trasformazione del debito pubblico di un Paese in debito delle famiglie e delle imprese è un atto criminale. Ed è paradossale che a patrocinare questa manovra sia la Germania, Paese al quale, negli anni ’50 del secolo passato, la comunità internazionale non ha fatto pagare i debiti della Seconda guerra mondiale (e ne ha fatto di danni la Germania nella seconda guerra mondiale no?). 

La follia dell’euro sta non soltanto nella gestione criminale del debito pubblico di alcuni Paesi, ma anche nel fatto che dietro questa moneta unica non ci sia un’Unione politica tra i Paesi che hanno aderito all’euro. Tant’è vero che si stanno cercando soluzioni diverse. Anche per superare l’altra follia di una banca privata – La Banca centrale europea – che impartisce ordini alle banche centrali degli Stati sovrani (che, in realtà, non sono più tali).  

Sappia, inoltre, che i veri responsabili del debito pubblico italiano sono due personaggi: Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi. Furono questi due signori – nel lontano 1981 – a attuare il ‘divorzio’ tra Banca d’Italia e Tesoro. E’ allora che inizia il debito pubblico, dapprima sottoscritto dagli italiani e, successivamente, da quegli investitori esteri che oggi ricattano il nostro Paese (non è da escludere che sia stato tutto preparato, visto che di mezzo ci sono massoni: Rito scozzese antico ed accettato). Senza questo ‘divorzio’ l’Italia avrebbe continuato a battere moneta creando, al massimo, un po’ d’inflazione. Invece con questo ‘divorzio’ il danno creato all’Italia da questi due personaggi è incredibile. E ne paghiamo oggi le conseguenze. 

Non capisco, infine, il finale della sua lettera. Riporto il passaggio: “Il debito aumentato di 100 miliardi è una conseguenza inevitabile degli interessi da pagare. Nessun governo avrebbe potuto evitarlo. Se non altro, con la riduzione dello spread, dovuta alla relativa stabilità politica (per quanto non ci conterei a lungo), si è evitato di pagarne molte centinaia di più, se non andare in bancarotta”.

E’ evidente che le sfugge un ‘particolare’: se un governo non è in grado di evitare l’aumento del debito di 100 miliardi all’anno, beh, questo significa che in pochi anni l’Italia scomparirebbe. Senza rendersene conto, lei mi ha dato ragione su tutta la linea. Anche io, come lei, penso che con il meccanismo truffaldino creato tra euro, debito pubblico e spread, l’Italia è matematicamente condannata. Su questo debbo darle ragione…     

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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