L’altro giorno il Professor Bini Smaghi ha scritto in un articolo su lavoce.info e ripreso dalla nostra VOCE di NY sui “vantaggi” dell’euro, sull’utilità dell’Unione Europea, sulla necessità di questo “affratellamento” che però non sta né in cielo né in terra e che, per sua raccapricciante natura, costringe nelle ristrettezze, anche negli stenti, milioni e milioni di europei. Questo è oggettivo. Non sono chiacchiere.
Il “pezzo” in questione era comunque dotto, anche fin troppo dotto… Eppure, non ci ha convinti per nulla. Anzi, ha rafforzato in noi l’antagonismo verso questi alfieri dell’Unione Europea, verso questi internazionalisti che ci appaiono sganciati dalla realtà quotidiana in cui la gente ‘comune’ è chiamata, sissignori, a compiere opera di sopravvivenza. Verso signori indifferenti ai principi, all’esigenza, della sovranità nazionale. Verso sottilizzatori accademici tuttavia forniti di capacità di persuasione, anche perché dalla loro hanno grosse tv, grandi giornali, grossi patrocinatori.
Con argomentazioni assai tecnistiche, il Professor Bini Smaghi ci dice che l’euro è la nostra “salvezza” e che, senza l’euro, chissà che fine faremmo. Quest’idea, Bini Smaghi non ce ne voglia, a noi appare pretestuosa, tendenziosa: si dimostri che il ritorno al marco, al franco, alla lira, sarebbe devastante per i popoli interessati, e anche per altri popoli i cui governi oltre dieci anni fa accettarono con leggerezza, con irresponsabilità, il passaggio, appunto all’euro: indolore in Germania, in Danimarca, in Belgio, ma tutt’altro che indolore nell’Italia dei Prodi, dei Berlusconi e dei reggicoda di Prodi e Berlusconi…
Nessuna vigilanza sulla trasmissione dei poteri monetari, con gli Italiani dati in pasto a conventicole di affaristi e di politici in combutta con gli affaristi. Nulla di simile era mai accaduto nella Storia patria, nemmeno ai tempi dell’unificazione d’Italia: settentrionali, toscani, meridionali chiamati a schierarsi sotto una sola bandiera.
L’euro ha brutalmente, scandalosamente dimezzato il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Oggi, tutto costa il doppio, se non il triplo. Le centomila lire di quindici anni fa, non finivano mai… I cinquanta euro d’oggigiorno, invece, volano in un battibaleno! Dovrà pur esserci qualcuno da chiamare a giudizio, qualcuno dovrà pur pagare per lo scempio commesso. Ma non pagherà. Il dramma è che non pagherà. Questa la tragedia italiana dei tempi nostri. Di fronte alla quale politici e accademici mostrano un’indifferenza che non sappiamo nemmeno come qualificare. E’ un’indifferenza “grassa”, compiaciuta; “solenne”. E’ delittuosa. E’ il vergognoso “primato” di pochi sui tanti; su una moltitudine che ha perfino smarrito la voglia di combattere, la voglia di far sentire le proprie ragioni.
Non è ammissibile propagandare un flagello come “salvezza”. Non è ammissibile “istruire” menti non per loro colpa “deboli”… A peccato s’aggiunge peccato. Lo si aggiunge con raccapricciante lucidità, con cupa volontà. Con la volontà di chi ha il coltello dalla parte del manico e gli altri devono, sì, soltanto subire. E subire “felici” se a fine mese incassano 800 euro…
Questa è l’Italia stravolta dalla Ue, stravolta dall’euro. Questa è l’Italia che, ormai, coscienza di sé più non ha e quindi accetta di tutto. Accetta governi che la trascurano, la oltraggiano. La insudiciano.