Il Primo Ministro britannico Cameron nell’incontro di queste ore col Presidente del Consiglio italiano Renzi, ci ha detto quello che da un bel pezzo sanno anche i sassi, e che, cioè, “l’Europa arranca dietro l’Asia”. Quindi, il Premier di Sua Maestà ha aggiunto: “Nel mondo del lavoro ci vuole flessibilità”.
Non occorre, invece, nessuna “flessibilità”. La flessibilità già impostaci dal padronato o, meglio, dal neo-padronato ha provocato, e sta provocando sconquassi non solo in Italia, ma perfino nella Francia ricca, industrializzatissima, forte di una fiorente agricoltura. La tanto sbandierata flessibilità vuol dire una sola cosa: tutto il potere nelle mani del Capitale, il quale Capitale, almeno in Italia, se ne infischia degli interessi nazionali, degli interessi dei cittadini. È un’”oligarchia” di tizi e tizie peraltro poco istruiti; personaggi intenti nell’incessante scimmiottamento degli americani, soffocati, appesantiti da un conformismo che sconcerta, deprime; preoccupati della propria ‘immagine’ intendono apparire quanto più “moderni” possibile. Insieme a una classe politica che è la loro estensione, ci portano alla rovina; strozzano essi stessi il lavoro, sono innamorati pazzi dei contratti a termine che inchiodano invece nell’angoscia e nella povertà milioni e milioni di italiani. Non conoscono Di Vittorio, Rizzoli, Borghi… Non hanno di certo letto Malraux (La condizione umana) e magari ben poco sanno anche di John Ford, il quale avrà pur inventato l’alienante catena di montaggio, ma sosteneva l’utilità morale, economica, sociale degli stipendi alti. I suoi uomini, dal dirigente al meccanico appena uscito di scuola, li pagava infatti benissimo.
Flessibilità?? A quell’epoca, per fortuna, non era stata ancora inventata… L’Europa quindi arranca dietro l’Asia? Dov’è allora il problema? “Quale” è il problema…? Semplice: basta che l’Europa (la quale si vanta d’essere così tanto unita grazie all'UE) stabilisca un embargo come si deve nei confronti, soprattutto, di Cina e India, le quali, fra l’altro, seguitano a inquinare a tutto spiano l’atmosfera. Che nemmeno un bricco indiano o uno spillo cinese entrino in Italia, Francia, Inghilterra, Germania. Che non un solo computer made in China trovi spazio nel mercato europeo: i computer li sanno fabbricare anche gli italiani, i francesi, gli inglesi.
Non è più ammissibile che gli europei facciano ponti d’oro a coloro dai quali vengono usati, ingannati, impoveriti. Sissignori, ponti d’oro a Paesi nei quali si crepa per super-lavoro, nei quali il lavoro minorile, durissimo, appare come un fenomeno assai esteso, nei quali il costo del lavoro risulta irrisorio. Ponti d’oro a beneficio di quanti praticano nei confronti dell’Occidente la più macroscopica concorrenza sleale della Storia. È una concorrenza “orientale”. È pianificata in ogni minimo dettaglio; è “scientifica”. È cinica, cattiva. Ma nessun nano europeo ne prende coscienza; nessuno dei nani al potere nel Vecchio Continente sa, o vuole, prenderne coscienza. Nessuno di questi padreterni se la sente di cambiar registro con Cina e India: troppo faticoso, arduo; eppoi, “insolito”, “anti-democratico”, “negazione della fratellanza umana”… È questo “pacifismo” (d’obbligo, sì, le virgolette) che ci spappola, ci esaurisce. Ci rende ciechi. Nega un futuro alle nuove generazioni.
È parecchio più comodo invocare “flessibilità”, ancor più flessibilità. È “moderno”… È “democratico”. No, è il modo per fare una gran brutta fine. Succubi di chi ci piglia in giro, di chi ci usa; di chi ingrassa su di noi.