Sergio Marchionne “is not an automobile guy” e “non potrebbe diventarlo nemmeno se volesse”. Così sentenziava John Gapper l’8 gennaio sulle pagine del Financial Times, definendo l’amministratore delegato di FIAT e presidente e amministratore delegato di Chrysler “un uomo eccentrico fuori dall’industria automobilistica – né un ingegnere come Martin Winterkorn di Volkswagen, né un polivalente executive del calibro di Alan Mulally di Ford. Soltanto un affarista solitario che guida Fiat e Chrysler come un tiranno circondato dal suo entourage”.
Qualche settimana dopo l’analisi del FT, ecco sorgere Fiat Chrysler Automobiles (FCA), il nuovo gruppo frutto dell'unione della casa torinese e di quella di Detroit. Avrà sede legale in Olanda (secondo un modello sperimentato preventivamente con CNH), la residenza a fini fiscali nel Regno Unito (da confermare) e sarà quotata sia a New York (a Wall Street il debutto è atteso per la metà di ottobre) che a Milano, entro la fine del 2014. Il gruppo continuerà a pagare le tasse nei paesi dove opera, nonostante Londra offra vantaggi per il pagamento dei dividendi.
"Un giorno storico”, sintetizza l’amministratore delegato Sergio Marchionne, “il più importante

Sergio Marchionne
della mia carriera”; d’altronde "l’adozione di una governance internazionale e le previste quotazioni”, dovrebbero migliorare "l’accesso ai mercati globali con evidenti vantaggi finanziari”.
La nascita di Fiat Chrysler Automobiles "segna l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia”, fa sapere il presidente Fiat, John Elkann. "Ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza". Sul fronte azionisti, il consiglio d’amministrazione che ha dato il via libera alla costituzione Fiat Group Automobiles prevede un’azione di nuova emissione per ogni azione Fiat posseduta e che le azioni ordinarie di FCA siano quotate, appunto, al New York Stock Exchange con un'altra quotazione sul Mercato Telematico Azionario di Milano.
A livello operativo, “l’attuale organizzazione in quattro regioni operative continuerà ad essere l’asse portante della nuova società. Tutte le attività che confluiranno in FCA proseguiranno la propria missione, compresi gli impianti produttivi in Italia e nel resto del mondo, e non ci sarà nessun impatto sui livelli occupazionali". Ai primi di maggio è atteso un nuovo piano strategico, vitale per comprendere l’assegnazione dei progetti agli impianti italiani. Marchionne resterà al timone almeno per altri tre anni: "A Detroit ho parlato di un mandato di tre anni, ho questo impegno. Sono circondato da una buona squadra e il mio successore verrà da questo gruppo” ha confermato agli analisti.
"Oggi la FIAT è un attore globale" ha fatto sapere il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ieri ha incontrato John Elkann e Sergio Marchionne. "Credo che la questione della sede legale sia secondaria: contano i posti di lavoro, il numero di auto vendute, la competitività e la globalità", ha aggiunto il premier da Bruxelles, dove ha incontrato il presidente della Commissione UE Barroso. Quel che conta, inoltre, è che "tutti gli italiani facciano il tifo perché un grande marchio (come quello della FIAT. ndr.) diventi un attore globale".
Il Wall Street Journal ha parlato oggi di “momento della verità”, domandandosi se l’italo-canadese Mr. Marchionne sia in grado o meno di rendere i modelli automobilistici appetibili su scala globale. Le dinamiche delle sfide sono tuttora ignote anche agli investitori, imbrigliati nel classico rettilineo (esportazione premium dall’Italia, poi USA, poi resto del mondo) e con l’agenda silente su un dettagliato piano strategico. Dovranno/dovremo attendere la primavera.