Quando in seguito alla sua ascesa al soglio pontificio, il cardinale argentino Jorge Bergoglio ha scelto il nome di Papa Francesco (traendo ispirazione per il suo pontificato dall'opera di San Francesco di Assisi) c'era da aspettarsi che, di li a poco, ne sarebbe seguita una critica alla societá dei consumi e alla crescente diseguaglianza sociale che ormai affligge la maggior parte del mondo industrializzato.
Ció che ha sorpreso molti osservatori invece é stata la specificitá utilizzata dal Papa nella sua recente “esortazione apostolica” Evangelii Gaudium, nella quale ha preso di mira un certo modello economico: la cosiddetta “Trickle-down Economics”.
Non sono sicuro di quanto questa teoria sia conosciuta in Italia ma, qui negli Stati Uniti, é trattata alla stregua di un vero e proprio vangelo dal movimento conservatore americano.
Trickle-down significa letteralmente “sgocciolío”, e l'idea di base consiste nella convinzione che la crescita economica viene massimizzata quando si concedono sgravi fiscali e amministrativi ai cosiddetti “ceti produttivi”. In altre parole, tagliando le tasse ai ricchi e diminuendo la regolamentazione dell'attivitá industriale, si favorisce un'ulteriore concentrazione di capitali negli strati piú agiati della popolazione i quali, a loro volta, sono portati a reinvestire questi stessi capitali aumentando cosí l'occupazione e favorendo la crescita della base economica.
La scelta del termine “Trickle-down” non é particolarmente felice, perché rende l'idea di un sistema che tende a proteggere prima di tutto gli interessi dei ricchi i quali, una volta soddisfatti i loro bisogni, concedono le briciole (o le gocce…) di ció che resta al resto della popolazione.
Il primo elemento implicito in questa teoria, giustamente criticata dal Papa, é che i cosiddetti ceti produttivi, vale dire i ricchi, meritano queste agevolazioni fiscali perché sono gli unici in grado di stimolare la crescita economica, un'asserzione che trascura la piú realistica possibilitá che chiunque, a prescindere dalla sua provenienza sociale, puó creare un business e quindi occupazione se armato di un'idea giusta e, soprattutto, delle opportunitá necessarie per realizzarla. Dopotutto, la possibilitá di emancipazione sociale indipendente dalle condizioni iniziali é l'essenza stessa dell' “American Dream”.
Il secondo punto da tenere in considerazione, é che eventuali sgravi fiscali per i ricchi sono comprensibili se finalizzati effettivamente ad un reinvestimento di questi capitali. Ma se i tagli alle tasse sono concessi in cambio di niente, senza nessun impegno di alcun genere, essi diventano solo il pretesto per un politica fiscale regressiva dove chi possiede di piú paga di meno e viceversa.
L'aspetto ugualmente clamoroso di Evangelii Gaudium consiste nel fatto che Papa Francesco si é spinto ben oltre i generici pronunciamenti legati al “culto del denaro” e “all'ingenua convinzione sulla fondamentale buona fede di coloro che detengono il potere economico e finanziario” mettendo in risalto il fatto che “i princípi [di questa teoria economica Ndr] non sono mai stati suffragati dai fatti” cioé entrando nel merito della verficabilitá scientifica di una specifica dottrina economica.
Inutile dire che questi commenti hanno mandato in fibrillazione il commentariato conservatore americano che, con in testa il conduttore radiofonico e capopolo Rush Limbaugh, ha reagito immediatamente all'eresia papale secondo i suoi metodi usuali: dando libero sfogo alla reinterpretazione iperbolica del discorso.
Secondo Limbaugh: “..il Papa non sa cosa dice quando esprime queste opinioni su cose come Capitalismo, Socialismo etc…”. In altre parole, ogni riflessione sugli eccessi del capitalismo a briglia sciolta di stampo americano, diventa automaticamente un'apologia di principi socialisti.
Tra il bianco e il nero non puó esistere alcuna gradazione intermedia.
L'attivista del Tea Party Jonathon Mosley, nella sua rubrica su World Net Daily ha scritto che: “Gesú é in lacrime dopo le dichiarazioni socialiste del Papa” e che “Gesú ha sempre parlato agli individui, mai ai governi. Gesú era un capitalista, che predicava i principi della responsabilitá personale, non un socialista.”
Al di lá di questi deliri, il problema quindi sembra essere che il movimento conservatore americano ha iniziato a sostenere un'interpretazione dogmatica e fanatica del capitalismo. Un'interpretazione che ha quasi assunto le sembianze di una nuova religione da difendere a spada tratta, soprattutto contro le critiche di una personalitá con l'autoritá morale del Papa.