La Grande Recessione del 2007-09, é stata causata, in parte, da una estrema liberalizzazione dei mercati finanziari che ha gradualmente eliminato quei meccanismi di controllo creati negli anni 30 dopo il disastroso crollo della Borsa di New York nel 1929 e la conseguente Depressione protrattasi per la maggior parte degli anni 30.
Dal Dopoguerra in poi, questi meccanismi hanno tenuto sotto controllo il pericolo di eccessivi rischi speculativi da parte delle banche in grado di danneggiare l'intero sistema economico ma hanno anche limitato, per mezzo secolo, i potenziali profitti degli istituti finanziari.
A partire dagli Anni 80 quindi, Wall Street ha iniziato lentamente ma inesorabilmente ad intaccare queste barriere protettive per gli interessi dei risparmiatori al fine di incrementare le opportunitá speculative e, con esse, i loro profitti anche a costo di aumentare i rischi sistemici per l'economia nazionale.
Un disastro annunciato dunque e che si é puntualmente verificato cinque anni fa quando l'implosione del mercato immobiliare, aggravato dall'assenza di controlli sui prodotti finanziari disponibili, ha causato la piú grave crisi economica degli ultimi ottant'anni.
Giunto alla Casa Bianca sulla scía di questa crisi, Barack Obama ha perseguito immediatamente una delle sue promesse elettorali di ripristinare una regolamentazione piú stringente dei mercati e degli strumenti finanziari, varando la legge Dodd-Frank che, malgrado una certa mancanza di incisivitá, tende a ristabilire dei limiti all'esuberanza speculativa di Wall Steeet.
Ma, inutile dirlo, anche questo modestissimo tentativo di tenere a freno gli eccessi delle banche, sin dal suo esordio, é finito immediatamente nel mirino delle lobby finananziare che hanno iniziato una campagna per revocare alcune fondamentali clausole della legge che escluderebbero dalla normativa una sostanziosa porzione di transazioni finanziarie.
Che i politici americani, soprattutto di destra, si dimostrino eccessivamente recettivi alle influenze dei elite industrali e finaziarie non é, di per sé una novitá. Ora tuttavia, lo scandalo delle ingerenze dei “poteri forti” sul processo legislativo ha raggiunto livelli senza precedenti. Nel maggio scorso infatti, il New York Times ha ottenenuto copie di email riservate dalle quali é emerso che il disegno di legge approvato la primavera scorsa dalla Commissione Affari e Finanza della Camera per “annacquare” la Dodd-Frank é stato scritto quasi integralmente dagli avvocati del gigante Citigroup e passato, di sana pianta, nel documento finale della Commissione.
Questo particolare organismo legislativo é divenuto di recente uno dei campi di battaglia preferiti dalle lobby finanziarie per contrastare, quanto piú possibile, l'attuazione della Dodd-Frank perché é dominato da una maggioranza repubblicana, tradizionalmente pronta ad assecondare gli interessi dei poteri forti. Ma, al di lá delle posizioni ideologiche, il problema strutturale della politica americana é costituito dalla dipendenza dei politici di entrambi i partiti dai contributi elettorali necessari a farsi rieleggere. Questa dipendenza li pone in una situazione di completa subordinazione nei confronti di quei facoltosi benefattori che rappresentano questo o quell'interesse economico e che, in cambio dei loro finanziamenti elettorali, pretendono di far sentire la loro voce, al momento opportuno, nel corso del processo legislatvo.
Come accennato, questa evidente distorsione del sistema democratico non é una prerogativa esclusiva della Destra ma, seppur in minor misura, anche della Sinistra. In aggiunta alla prevedibile maggioranza repubblicana, il disegno di legge scritto su misura da Citigroup, é stato votato anche da ben 70 deputati democratici alla Camera che, con una nuova tornata elettorale da affrontare, hanno bisogno di tutto l'aiuto finanziario disponibile.
Intervistato sull'apparente conflitto di interesse rappresentato dal suo voto con la maggioranza, l'ex banchiere di Goldman Sachs e ora deputato democratico Jim Himes ha dichiarato: “Non metto in dubbio i problemi etici legati ad un sistema come quello attuale, che richiede ai suoi legislatori, immensi sforzi economici per finananziare le proprie campagne elettorali. E' disgustoso, raccapricciante e espone il sistema al pericolo di creare enormi conflitti di interesse. Ma é purtroppo, il mondo in cui viviamo”.