Dopo aver incontrato Barack Obama alla Casa Bianca, ieri il presidente del Consiglio Enrico Letta ha tenuto a Washington un discorso nell’autorevole “think tank” della Brookings Institution. Con l’Europa al centro del suo intervento, questa sua frase ha destato grande attenzione: “Non c'è un Obama d'Europa”. Il premier ha praticamente ripreso lo stesso concetto che anni fa, proprio in questi ambienti, ripeteva l’allora Segretario di Stato Henry Kissinger: “L’Europa? Quale numero di telefono dovrei chiamare?”. Cioè l'assenza di una figura di riferimento nell'Unione europea sarebbe ora il problema per la sua credibilità internazionale e Letta l’ha affermato con fermezza: “Se Obama dovesse venire a Bruxelles con chi parlerebbe? Con troppe persone”.
Letta ha sottolineato il bisogno di cambiamenti “radicali” all'interno delle UE, a partire dall'unificazione delle figure del Presidente del consiglio europeo con quello della Commissione: “In Europa occorre un mutamento radicale a livello istituzionale, serve una leadership europea legata agli elettori. C'è un problema di legittimità che sarà cruciale per il futuro dell'Europa. Serve un presidente dell'UE eletto direttamente dai cittadini. Solo rafforzando il legame delle persone con le istituzioni possiamo rafforzare l'Europa”.
Il Premier italiano poi si è soffermato su un aspetto che sta minando il futuro del suo Paese: “L'Italia sta obbligando i giovani a partire, dobbiamo e possiamo avere un cambio generazionale. E' quello che sto cercando di fare capire all'Europa, agli Stati Uniti e all'Italia stessa”. Quindi bisogna “trovare fondi per tagliare la tasse per l'impiego dei giovani”. Letta ha affermato che a voluto subito lanciare un messaggio anche con la scelta dei suoi ministri: “Quando sono stato incaricato di guidare il governo una delle mie priorità era di avere un gabinetto giovane, con una maggiore presenza femminile, e un ministro di colore”, ha detto Letta facendo riferimento alla ministro per l'integrazione Cécile Kyenge complimentandosi per il lavoro svolto fino ad ora.
Sulla crisi economica italiana, Letta ha affermato che la crescita deve essere una priorità ma i conti pubblici e soprattutto il debito italiano devono rimanere sotto controllo e i vincoli europei in questo caso fanno bene all'Italia. “Per l'Italia mai più debito… Dirò qualcosa di impopolare: prima di Maastricht, l'Italia era un disastro”.
Quindi il Premier italiano ha spiegato che “senza tassi d'interesse bassi il nostro debito sarebbe insostenibile”. Quindi la stabilità è la premessa indispensabile per crescere. Letta ha quindi messo in risalto che pagare il 3% o il 6% d'interessi sul debito risultano in uno scarto di circa 30 miliardi di euro che “permetterebbe di abbassare le tasse e combattere la disoccupazione”. Ora in Italia i tassi si sono abbassati ai livelli che non si vedevano negli ultimi due anni e questi per Letta sono “fatti e non parole, e sono i fatti a contare”.