Nel primo trimestre, che coincide con i primi 100 giorni amministrazione Trump, il PIL americano si è contratto dello 0,3%, rispetto alla crescita del 2,4% del trimestre precedente. È stata la prima diminuzione del prodotto interno lordo USA da tre anni, ma Donald Trump non ha perso tempo per dire, nel corso della riunione del Consiglio di Gabinetto, che è tutta colpa dell’Amministrazione Biden e che il calo non ha nulla a che vedere con la guerra commerciale da lui lanciata.
“Ho preso il controllo solo il 20 gennaio – ha dichiarato il presidente nella conferenza stampa dopo la riunione del suo Gabinetto -. I dazi inizieranno presto a entrare in vigore e le aziende stanno iniziando a trasferirsi negli Stati Uniti in numeri record. Ci vorrà un po’ di tempo, ma la contrazione della crescita non ha nulla a che fare con i dazi. È solo che Biden ci ha lasciati in brutte condizioni. Quando il boom inizierà l’economia avrà una crescita senza precedenti. Vedrete che i prossimi cento giorni saranno persino migliori”.
Canta vittoria, ma l’opinione pubblica boccia il suo operato. Trump dice che i sondaggi sono falsi, redatti dai suoi nemici politici, Fox News inclusa, e continua ad affermare che i suoi sono stati “i primi cento giorni di maggiore successo della storia americana”.
Sordo agli allarmi e cieco alla contestazione, il presidente vive nella sua bolla noncurante che anche l’ultimo sondaggio rilasciato effettuato da Axios, minuti prima che avesse luogo il Consiglio di Gabinetto, vede il 52% degli americani ritenerlo un “dittatore pericoloso il cui potere dovrebbe essere limitato prima che distrugga la democrazia americana”. E la percentuale sale al 56% tra gli indipendenti.
I media più conservatori, Wall Street Journal e National Review, con più tatto del New York Times o del San Francisco Chronicle (che lo definisce “l’uomo che ha bruciato in 100 giorni 80 anni di distensione”), minimizzano il caos anche se poi condannano la sua gestione della Casa Bianca, ma con toni meno aggressivi.
Se la Casa Bianca fa finta di non vedere e non sentire la contestazione, in campo repubblicano c’è molta apprensione perché le elezioni di Mid Term sono a novembre 2026, ma i preparativi per le candidature delle primarie sono in pieno svolgimento. Soprattutto nei distretti elettorali dove i candidati hanno ottenuto la vittoria con minuscoli margini di vantaggio, c’è molta apprensione.
Nelle prossime elezioni di Mid Term ci sono in ballottaggio 33 seggi al Senato e tutti e 435 i seggi della Camera. Di questi, 46 sono considerati “oscillanti”. Attualmente i repubblicani hanno la maggioranza alla Camera per 7 voti e al Senato per 3 voti.
“Il tasso di approvazione del presidente – spiega a The Hill lo stratega repubblicano Kevin Madden –, sta scendendo a causa della sua politica sui dazi che ha provocato preoccupazione tra gli elettori”. Trump “ha ancora un forte sostegno tra i MAGA”, ma ha “una forte emorragia tra i moderati e gli indipendenti”.
Madden, che è il consulente politico di un nutrito gruppo di parlamentari repubblicani, sostiene che molti politici sono preoccupati perché con le sue decisioni Trump sta perdendo i centristi che sono loro quelli che fanno vincere i candidati. “Perdere gli indipendenti vuol dire perdere le elezioni”.
“La gente è preoccupata per le decisioni di Trump”, afferma la senatrice Shelley Moore Capito a The Hill. Più diretta la consulente repubblicana Susan Del Percio: “Il team della Casa Bianca non è interessato alla popolarità attuale del presidente. Sono i candidati alla Camera e al Senato alle prossime elezioni di Mid Term che lo sono, perché l’anno prossimo saranno loro ad affrontare l’elettorato”.
Da una parte, ci sono i leader democratici di Camera e Senato che finora non hanno fatto granché per contrastare il dirompente e confuso assalto della Casa Bianca, come peraltro consigliato dallo stratega dem James Carville, convinto che Trump alla fine resterà impigliato nel suo stesso guazzabuglio creato con i decreti presidenziali. Dall’altra, ce ne sono altri che invece vogliono passare all’offensiva in previsione delle elezioni di Mid Term.
Ken Martin, presidente del Democratic National Committee, martedì sera, dopo il discorso auto-celebrativo di Trump sui suoi 100 giorni, ha detto che il capo della Casa Bianca ha tenuto “un patetico show e che non fa niente per aiutare le famiglie che ha iniziato a imbrogliare già 100 giorni fa”. Quindi per questo ha “il più basso tasso di approvazione registrato in decenni”. Martin ha fatto poi un esplicito riferimento alle elezioni di Mid Term e alle candidature che i dem stanno preparando per contrastare i candidati repubblicani che hanno vinto per una manciata di voti.
“È arrivato il momento di combattere dovunque e tutti insieme”, ha detto il governatore dell’Illinois, il super miliardario JB Pritzker, uno dei possibili candidati alla Casa Bianca nel 2028. “Mai nella mia vita ho invocato proteste di massa, mobilitazioni, blocchi, ma lo faccio ora: questi repubblicani non dovranno avere un momento di pace” e ha aggiunto che il partito non può più avere un atteggiamento passivo davanti a Trump.
Anche l’ex congressman repubblicano Adam Kinzinger, che con Liz Cheney prese parte alla Commissione d’Inchiesta della Camera sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio e per questo è stato ostracizzato dal GOP, è critico nei confronti della Casa Bianca. Sostiene che l’opinione pubblica stia facendo un lavoro migliore del Congresso nel registrare la disapprovazione dell’Amministrazione. “Vedo molti americani scendere in piazza. Non si tratta solo di una manifestazione a New York o a San Francisco. Quello che stiamo vedendo in questo momento sono americani che scendono in piazza in ogni città e piccolo comune del Paese. L’America è stufa. E questa è in realtà la cosa più efficace per difendere la nostra democrazia”.