Lo scontro costituzionale tra la magistratura e il potere esecutivo ha preso il via.
Da giorni, l’aggressiva politica lanciata dalla Casa Bianca, che, invocando l’Alien Enemy Act, ha cominciato a deportare immigrati illegali accusati di reati senza passare attraverso i tribunali per l’immigrazione, si è scontrata con la decisione del magistrato federale James Boasberg. Dopo che alcune associazioni per la difesa dei diritti civili si erano rivolte al tribunale, il giudice aveva sospeso per 14 giorni l’ordine di deportazione. L’ordinanza però non è stata rispettata. Duecentotrentotto persone con le catene ai piedi sono state trasferite su voli speciali, dal Texas a El Salvador, con l’accusa di essere membri della gang venezuelana Tren de Aragua, che gli Stati Uniti considerano un’organizzazione terroristica.
Secondo l’Alien Enemies Act, una legge di guerra che risale al 1798, la Casa Bianca ha potuto arrestare e deportare cittadini di età superiore ai 14 anni provenienti dai Paesi pronti a una “invasione o incursione predatoria”, senza alcuna procedura di verifica giudiziale dei loro diritti. Gli avvocati di quattro persone che stavano per essere deportate avevano contestato l’arresto da parte degli agenti dell’Immigration Customs Enforcement (ICE), sostenendo che i loro clienti erano incensurati e non avevano commesso nessun reato. Da qui la decisione del giudice Boasberg di esaminare la vicenda e sospendere per 14 giorni le deportazioni affinché venisse controllata la posizione giudiziaria di tutti quelli che erano a bordo degli aerei. Ma l’ordinanza è stata ignorata.
Il giudice Boasberg, mercoledì, in un atto di 46 pagine, ha scritto che l’Amministrazione Trump ha ancora una possibilità di evitare lo scontro costituzionale presentando in tribunale entro il 23 aprile una dichiarazione in cui viene spiegato perché non sono state rispettate le sue decisioni e chi ha dato l’ordine di non rispettarle.
“La Corte – ha scritto Boasberg – stabilisce che le azioni del governo quel giorno dimostrano un deliberato disprezzo per l’ordinanza emessa, sufficiente per dichiararlo colpevole di oltraggio”. Poi ha precisato di non essere giunto a questa conclusione con “leggerezza o frettolosità, anzi ho dato agli imputati ampia opportunità di rettificare o spiegare le proprie azioni ma nessuna delle loro risposte è stata soddisfacente”.
Il direttore della Comunicazione della Casa Bianca ha fatto sapere su X che l’ordinanza verrà immediatamente impugnata in Corte d’Appello. “Il Presidente è impegnato al 100% nel garantire che i terroristi e gli immigrati illegali criminali non siano più una minaccia per gli americani e le loro comunità in tutto il Paese”.

Ma non è solo la decisione del magistrato Boasberg a contrastare le decisioni della Casa Bianca. In Maryland, il giudice federale Paula Xinis ha detto che vuole dai funzionari dell’amministrazione Trump dettagli approfonditi sui tentativi, o sulla mancanza di essi, del governo degli Stati Uniti di rimpatriare Kilmar Abrego Garcia, un residente del Maryland, arrestato dagli agenti dell’ICE e inviato nella prigione di massima sicurezza di El Salvador. L’uomo di 29 anni era legalmente negli Stati Uniti, tanto che la Corte Suprema ha ordinato alla Casa Bianca di “facilitare” il suo rimpatrio. Il governo deve “agevolare il rilascio di Abrego Garcia dalla custodia in El Salvador e garantire che il suo caso venga gestito come lo sarebbe stato se non fosse stato impropriamente trasferito” fuori dagli Stati Uniti, ha stabilito la massima assise giudiziaria. L’Amministrazione Trump aveva ammesso l’errore ma ha dichiarato che è impossibilitata a farlo tornare perché Abrego Garcia è un cittadino salvadoregno in una prigione di El Salvador.
Oggi il senatore democratico Chris Van Hollen è volato a San Jose a El Salvador per chiedere alle autorità locali la sua scarcerazione. Ma il suo viaggio è stato inutile. Le autorità salvadoregne non lo hanno fatto incontrare né parlare al telefono con Abrego Garcia. “È un abuso – ha detto dalla capitale salvadoregna il senatore intervistato dalla CNN —. Siamo in una situazione paradossale con l’amministrazione Trump che mente su Abrego Garcia. I tribunali federali hanno esaminato i fatti”. Durante il suo aggiornamento, il senatore Van Hollen ha sottolineato che Abrego Garcia non avrebbe dovuto essere espulso. “Si trovava legalmente negli Stati Uniti – ha dichiarato Van Hollen –. I magistrati hanno esaminato la sua vicenda e lo hanno scagionato. Un giudice dell’immigrazione ha stabilito anni fa che il suo rimpatrio in El Salvador avrebbe messo in pericolo la sua vita”.
La missione del senatore è avvenuta qualche giorno dopo l’incontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e il presidente salvadoregno Nayib Bukele, grande alleato di Tump, che ha affermato di non avere nessuna intenzione di rimandare negli Stati Uniti Abrego Garcia. Stessa linea dell’amministrazione Trump: “È in El Salvador, dove il presidente intende tenerlo”, ha detto l’Attorney General Pam Bondi che quindi intende continuare a ignorare gli ordini federali, compreso quella della Corte Suprema, di “facilitare” il suo rientro.