Lunedì, l’agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha esortato l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump a escludere le economie più povere e dai dazi reciproci, in quanto “avrebbero un impatto minimo sugli obiettivi della politica commerciale degli Stati Uniti”.
Come noto, lo scorso 9 aprile il leader MAGA ha imposto dazi a 57 partner commerciali, tra cui l’Unione Europea, per poi sospenderli poche ore dopo per 90 giorni. Come riportato da Reuters, la UNCTAD ha affermato che tale pausa deve rappresentare un “momento critico per valutare l’esenzione” per le piccole economie vulnerabili e i paesi meno sviluppati “da tariffe che offrono scarsi o nessun vantaggio alla politica commerciale degli Stati Uniti, mentre potrebbero causare gravi danni economici all’estero”.
In un rapporto di approfondimento, l’agenzia afferma che alcuni dei paesi elencati tra i 57 partner commerciali minacciati da tariffe reciproche superiori al 10% “sono molto piccoli e/o economicamente poveri, con un potere d’acquisto molto basso”.
L’UNCTAD ha inoltre spiegato che per 36 degli Stati elencati, i nuovi dazi genererebbero meno dell’1% delle attuali entrate tariffarie statunitensi. L’agenzia ha successivamente identificato 28 nazioni a cui il presidente Trump ha imposto dei dazi più alti del 10% di base, nonostante ognuna di esse rappresenti meno dello 0,1% del deficit commerciale statunitense.
Tra queste, il Laos, che dovrebbe subire una tariffa del 48%, le Mauritius, con il 40%, e il Myanmar, che sarà colpito con il 45%.
La maggior parte di questi Paesi esportano prodotti agricoli che non vengono coltivati negli Stati Uniti e per i quali esistono pochi sostituti. Tra questi prodotti, ad esempio, vi sono la vaniglia del Madagascar e il cacao della Costa d’Avorio e del Ghana.
L’aumento delle tariffe su tali prodotti, pur generando delle entrate, comporterà inevitabilmente un aumento dei prezzi per i consumatori americani.