Il Dipartimento del Lavoro ha pubblicato i nuovi dati sull’inflazione del mese di gennaio e non sono positivi. Per il quarto mese consecutivo, il tasso è aumentato di pari passo con il lievitare dei prezzi del cibo e dell’energia ed è anche il più alto dallo scorso giugno. Donald Trump, che ha sempre accusato l’amministrazione Biden del declino dell’economia americana (evitando di riportare dati a sostegno della sua tesi), si è scagliato un’altra volta contro il suo predecessore: “L’inflazione di Biden sale!”.
L’indice dei prezzi al consumo, che raccoglie le variazioni dei valori dei beni e servizi acquistati per la maggiore, ha segnalato un aumento generale dello 0,5% rispetto allo 0,4% di dicembre, con un tasso di inflazione del 3% sui 12 mesi che si sono conclusi a gennaio. A crescere soprattutto è stato il valore delle uova (15,2% in più rispetto a dicembre), a causa dell’influenza aviaria che ha dimezzato le risorse. Il bacon è salito del 4,1%, il gas del 1,8%, il pesce fresco del 1,6%. Solo cereali, riso e pane sono scesi rispettivamente del 3,3%, 1,4% e 1,7%.
Il tasso di inflazione è di certo più basso rispetto al picco del 2022, ma i prezzi continuano ad aumento molto velocemente.
Gli economisti si concentrano di più sull’indice “core” che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia per valutare l’inflazione di fondo che è più stabile. Sono rimasti sconcertati scoprendo che è salito dello 0,4% in un mese, portando di conseguenza la percentuale annua a 3,3%. Questo il dato su cui possono essere fatte le proiezioni per i tassi di interesse del 2025 e, se questa è la tendenza, potrebbero rimanere alti. La Federal Reserve condivide questo sentimento. I dazi doganali e i tagli previsti dall’amministrazione Trump andranno a ripercuotersi sul mercato.
Wall Street ha cominciato in ribasso mercoledì mattina, con Dow sceso di 395 punti, S&P 500 dell’1% e Nasdaq Composite dell’1,1%.