Il penny ha fatto il suo tempo. Con una decisione che segna la fine di un’era, Donald Trump ha ordinato al segretario del Tesoro di interrompere la produzione della moneta da un centesimo, una mossa che, dovrebbe contribuirà a eliminare sprechi inutili nel bilancio federale.
Il presidente ha spiegato che gli Stati Uniti hanno coniato per troppo tempo monetine che costano più del loro valore effettivo, e ha definito questa pratica un’inutile dispersione di risorse pubbliche. In un post sulla piattaforma Truth, ha sottolineato che ogni passo verso l’efficienza conta, anche se si tratta di un “solo centesimo alla volta”.
L’idea di eliminare il penny non è nuova. Coniato per la prima volta nel 1793 e raffigurante il volto di Abraham Lincoln dal 1909, il centesimo è stato oggetto di un acceso dibattito per anni. Alcuni economisti sostenevano infatti che la sua rimozione definita un inutile “detrito monetario” avrebbe semplificato le transazioni quotidiane. Già nel 2013, l’esperto in politica fiscale Henry Aaron suggeriva di abbandonare sia il penny che il nichel, riteneva che la vita sarebbe stata più semplice senza il loro utilizzo.
Fra i sostenitori in molti hanno sottolineato il loro ruolo nel mantenere bassi i prezzi al consumo e nel generare entrate per le organizzazioni benefiche. Tuttavia, per molti americani, il penny è ormai poco più di un fastidio: una valuta che finisce dimenticata nei cassetti e nei salvadanai.
Con la fine della produzione degli attuali penny, una possibile soluzione da intraprendere potrebbe essere quella dell’arrotondamento dei prezzi. Rimane da capire come questa transizione potrà essere gestita e quali saranno gli effetti sul sistema economico statunitense.
Al momento, la decisione di Trump rappresenta un ulteriore passo nella sua politica di riduzione delle spese, anche quelle apparentemente più insignificanti.