Washington serra le fila contro l’influenza tecnologica cinese. Un disegno di legge bipartisan presentato al Congresso chiede di vietare l’uso di DeepSeek su tutti i dispositivi governativi nel timore che dati sensibili dei funzionari statunitensi possano finire nelle mani del Partito Comunista Cinese.
Il “No DeepSeek on Government Devices Act”, co-firmato dal repubblicano Darin LaHood (Illinois) e dal democratico Josh Gottheimer, denuncia che milioni di cittadini americani stiano involontariamente condividendo informazioni riservate, come contratti e dati finanziari, con il chatbot di intelligenza artificiale (R1) della startup cinese. Divenuta in pochi giorni la principale competitor di ChatGPT della statunitense OpenAI, l’app cinese sarebbe stata però sviluppata a costi decisamente inferiori rispetto a quelli della startup di San Francisco.
A scoperchiare il vaso di Pandora è stato anche un recente studio della società di cybersecurity Feroot Security: DeepSeek conterrebbe un codice nascosto capace di trasmettere clandestinamente dati a CMPassport.com, un registro online di China Mobile, compagnia controllata dal governo cinese.
“DeepSeek raccoglie dati sensibili dagli utenti americani e li conserva per un uso opaco da parte del Partito Comunista Cinese”, ha denunciato LaHood. “Non possiamo permettere che Pechino metta le mani su informazioni governative o personali.”
Altri Paesi hanno anticipato le mosse di Washington. Martedì, l’Australia ha vietato l’uso di DeepSeek su dispositivi governativi per motivi di sicurezza nazionale. La scorsa settimana, invece, il Garante per la privacy italiano ha imposto lo stop al chatbot su tutto il territorio nazionale.
LaHood e Gottheimer avevano promosso in passato una campagna simile contro TikTok. Il motivo è pressoché lo stesso: come ByteDance (azienda sviluppatrice dell’app di social media), anche DeepSeek è un’azienda con sede in Cina e perciò legalmente obbligata a condividere informazioni sensibili con le autorità di Pechino su semplice richiesta di queste ultime.
Nel 2022, il Senato aveva già vietato TikTok su tutti i dispositivi di lavoro federali, prima che nel 2024 l’amministrazione Biden imponesse a ByteDance di cedere il controllo della piattaforma per evitare un bando totale negli USA. Quel divieto è entrato in vigore il 19 gennaio, causando una temporanea indisponibilità dell’app, prima che il 21 gennaio Donald Trump firmasse un ordine esecutivo concedendo a TikTok 75 giorni per adeguarsi (ora la scadenza è fissata al 5 aprile)