Negli ultimi giorni, Instagram e Facebook hanno intensificato, negli Stati Uniti, le azioni contro i fornitori di pillole abortive, con un conseguente dibattito sulla libertà di espressione. Post oscurati, account sospesi e ricerche bloccate hanno colpito piattaforme come Aid Access, Women Help Women e Just the Pill, tra i principali distributori di questi farmaci.
Le segnalazioni di censura sono cresciute in modo significativo, con un’accelerazione proprio in questo periodo, come riportato dal quotidiano New York Times. Meta Platforms, la società che gestisce i due noti portali ha confermato gli stop, attribuendo l’accaduto a errori nell’applicazione delle regole che vietano la vendita di prodotti senza autorizzazione. Tuttavia, la tempistica delle azioni, coincidente con i cambiamenti annunciati dal CEO Mark Zuckerberg sulle politiche di moderazione, ha sollevato interrogativi sulle reali intenzioni della compagnia.
Nonostante alcune sospensioni siano state revocate dopo le pressioni dei media, i fornitori coinvolti hanno denunciato una crescente difficoltà a raggiungere i richiedenti. Aid Access, che aveva già osservato rimozioni di contenuti dal proprio account Facebook da novembre, ha notificato anche l’interruzione del profilo Instagram, seppur successivamente ripristinato. Situazioni simili hanno interessato altre organizzazioni, i cui contenuti sono stati nascosti o resi irraggiungibili tramite le ricerche.
Secondo gli attivisti, tali azioni rappresentano una violazione dei diritti umani, in particolare della libertà d’informazione. Il blocco dei contenuti ha infatti limitato la capacità di alcune associazioni di condividere informazioni fondamentali per molte persone, soprattutto in un contesto politico sempre più teso rispetto al tema dell’aborto.
Mentre Meta insiste sul fatto che le azioni intraprese non siano correlate ai recenti cambiamenti nella sua politica di moderazione, gli osservatori sottolineano che l’accaduto potrebbe generare un pericoloso precedente. La possibilità che algoritmi e sistemi automatizzati influenzino l’accesso a dati sensibili pone seri interrogativi sull’equilibrio tra controllo dei contenuti e libertà individuale.