Intoccabile. Il nuovo padrone del tennis. L’austrAlieno. The Big One. Forza della natura. Supremo. Quest’epoca è tua. ExtraorSinner. Marziano. Quale definizione vi piace di più?Celebrato dai giornali di tutto il mondo, Jannik campeggia nei titoli in prima pagina da El Pais a Marca, il Guardian (“creatura fuori da questo mondo”), l’Herald Sun, The Times, La Vanguardia fino naturalmente a L’Equipe. Aggettivi e iperboli che esaltano le gesta del campionissimo italiano, fotografato per il secondo anno di fila accanto alla coppa d’argento dell’Australian Open. Ma lui che cosa dice? E che cosa dicono di lui l’avversario e gli allenatori? Ecco un florilegio di pensieri e parole.
UN ESSERE NORMALE. Non mi sento invincibile e non sono perfetto, ci sono aspetti del gioco che devo migliorare. Ci lavoreremo.
ECCEZIONALE VERAMENTE. Sento di poter progredire. La cosa che preferisco è affrontare le difficoltà: mi fanno capire dove migliorare.
IL PERICOLO E’ IL MIO MESTIERE. Ho preso decisioni difficili già a tredici anni, sono uno che si butta nel fuoco per progredire.
INCUBO DOPING. Se sapessi di essere colpevole, non potrei giocare così.

L’ANTISTRESS. La pressione è tanta ma mi stimola ad andare oltre i limiti. Dentro e fuori dal campo accadono cose piacevoli e altre meno: nei giorni complicati cerco di isolarmi un po’, essere me stesso.
IO E ZVEREV. Ho cercato di consolarlo perché il dolore di una sconfitta è più intenso della gioia per la vittoria. Siamo tutti attaccati alle cose che non riusciamo a fare, è il nostro difetto.
IO E DJOKOVIC. Credo che quando Novak è al meglio sia ancora molto, molto difficile da battere. L’ho ammirato per lo stile di gioco e la gestione dei momenti di pressione. Siamo diversi ma con alcune somiglianze: colpiamo con pulizia da fondo, abbiamo una buona mobilità, sappiamo prevedere dove l’avversario giocherà la palla.
THANK YOU CAHILL. Darren è una persona sincera. Per essere un buon coach devi comprendere il giocatore, entrare nel suo ritmo, capire cosa gli piace e cosa no: a lui bastano poche settimane. Una sua dote è l’umiltà, sa adattarsi alla squadra. Ho cercato di fare bene a Melbourne pensando che è australiano e questo è il suo ultimo Slam da allenatore.
GRAZIE VAGNOZZI. Simone mi ha cambiato come giocatore, mi ha dato così tanta sicurezza che ora posso fare cose diverse. Lui e Darren sono la combinazione perfetta: fantastici come coach e come persone. Sono stato molto fortunato a trovarli.
ONORA IL PADRE E LA MADRE. Li ho chiamati velocemente, i miei lavorano anche la domenica e non mi va di disturbarli. Volevo solo controllare che a casa fosse tutto a posto.
MIO FRATELLO. Mark è il mio miglior amico. Nessuno mi conosce meglio di lui, sa da dove veniamo veramente. Mi fa tanto piacere che abbia assistito a una finale così importante, il nostro abbraccio è stata la cosa più bella dopo la partita. Da quando sono andato via di casa siamo stati troppo poco insieme. Ci siamo ritagliati del tempo per noi. Per non parlare solo di tennis, ma di cose serie.
ZVEREV 1. Jannik mi ha completamente dominato, da fondo campo sono stato surclassato. Sto servendo meglio di lui, ma è l’unica cosa. Sinner fa tutto il resto meglio di me. Si muove meglio, tira il dritto meglio, colpisce il rovescio meglio, risponde meglio e fa meglio la volée. La differenza è questa.
ZVEREV 2. Sul cemento Sinner ha vinto due Slam l’anno scorso e l’Australian Open del 2025. In totale ha perso tre gare su questa superficie. Oggi appartiene a un universo diverso da quello di chiunque altro.
POLISPORTIVA SINNER. Vagnozzi: Citano i suoi colpi da fondo o la sua potenza. Ma per me come coach, la cosa più importante è che quando gli chiedi qualcosa è capace di farla velocemente. E’ il suo maggior talento Avrebbe potuto essere un ottimo sciatore e calciatore, per fortuna ha scelto il tennis.
MATURITA’ CON LODE. Cahill: Ha 23 anni ed è più saggio di noi, un ragazzo straordinario. Non ho mai visto nessuno affrontare la pressione bene come Jannik. Il mestiere che ha scelto lo costringe a un apprendimento rapido della vita ma spesso ci dimentichiamo che ha 23 anni, ha bisogno degli amici, dei genitori, di chi gli vuole bene.
COME ULISSE. Cahill: Nei punti determinanti tira fuori il meglio. Gli piace stare in mezzo alla tempesta e quando si trova in difficoltà alza il suo livello di gioco.
GRANDE SLAM. Vagnozzi: La sua superficie naturale è il cemento. Ma lo scorso anno ha giocato la semifinale al Roland Garros. E i quarti a Wimbledon dopo la semifinale del 2023. Sulla terra per lui è un po’ più difficile che sull’erba, ma penso che farà bene. Abbiamo la possibilità di essere pronti a vincere Parigi e Wimbledon.
IN CATTEDRA. Vagnozzi: Le straordinarie vittorie dell’anno scorso gli hanno dato una spinta enorme. Ora ha molta più fiducia nel suo tennis. Sa perfettamente come amministrare la partita: è diventato un professorino.
I TEMPI BUI. Vagnozzi: Se non vai in campo ogni giorno con la voglia di crescere, diventa dura farsi il mazzo. Adesso tutto gli viene facile, ma verranno momenti complicati.
TAS FISSO. Cahill: Nessuno è a prova di proiettile, il tennis è la zona in cui nulla di brutto può succedergli. L’aiuta la sua coscienza pulita.
LEGITTIMA DIFESA. Vagnozzi: L’unica cosa che possiamo fare è controllare quello che riguarda direttamente noi: come preparare la partita e come stare mentalmente in campo. Fa fede ciò che sappiamo: Jannik è pulito, può andare in giro a testa alta. E continuare a essere il ragazzo di 23 anni che è.