SI chiama “Muro di ferro” l’operazione lanciata dal governo israeliano di Benjamin Netanyahu in Cisgiordania: è partita da Jenin, città palestinese del territorio occupata da Israele e divenuta un focolaio di militanza. Pochi giorni dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco temporaneo a Gaza, e all’indomani dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca (non è una coincidenza) Netanyahu ha dichiarato che l’operazione mira a “sradicare il terrorismo” e sarà “estesa e significativa”.
Lunedì il presidente Trump aveva revocato le sanzioni imposte dall’amministrazione Biden a decine di individui israeliani di estrema destra e gruppi di coloni accusati di violenze contro i palestinesi, e di sequestro o distruzione di proprietà palestinesi in Cisgiordania. Nel territorio, Israele intende come sta facendo da anni proseguire l’opera di allargamento degli insediamenti. Anni in cui i militanti palestinesi hanno acquisito sempre più potere e la violenza dei coloni contro i civili palestinesi è aumentata.
Secondo fonti palestinesi almeno dieci persone sono state uccise martedì, sei nelle prime due ore. Estremisti ebrei hanno fatto irruzione in diversi villaggi palestinesi, incendiando veicoli e proprietà, secondo i funzionari palestinesi e l’esercito israeliano; i coloni protestavano contro il cessate il fuoco a Gaza, che ha inaugurato un periodo di calma dopo 15 mesi di guerra causati dall’assalto del 7 ottobre 2023 di Hamas contro Israele.
I membri di estrema destra del governo di Netanyahu si oppongono al cessate il fuoco, la cui prima fase prevede una tregua di sei settimane e lo scambio settimanale di un totale di 33 ostaggi detenuti a Gaza con centinaia di prigionieri palestinesi: vogliono inoltre che l’esercito israeliano rimanga nell’enclave palestinese per spianare la strada a futuri insediamenti ebraici.
L’Autorità Palestinese, che esercita un controllo limitato su alcune parti della Cisgiordania, nelle ultime settimane aveva condotto una propria operazione contro i militanti armati a Jenin, dopo aver lasciato in gran parte la sicurezza dell’area a Israele. Nell’ultimo anno, l’esercito israeliano ha effettuato incursioni mortali e attacchi con i droni nel nord della Cisgiordania contro i militanti palestinesi armati. Le incursioni hanno devastato le strade e lasciato molti civili palestinesi nella paura permanente.
Residenti e testimoni a Jenin hanno raccontato martedì che un ospedale privato locale, Al-Amal, è stato circondato dalle forze israeliane e preso di mira. “È come se fossero venuti da noi direttamente da Gaza, con i mezzi corazzati, le sparatorie e i droni”, ha detto Kamila Mahmoud, 22 anni, residente a Jenin, in un’intervista telefonica al New York Times.
Tra i feriti ci sarebbero anche agenti di sicurezza dell’Autorità Palestinese e personale sanitario.
In Cisgiordania vivono quasi mezzo milione di coloni e circa 2,7 milioni di palestinesi. I palestinesi, e gran parte del mondo, immaginano da tempo il territorio come parte di un futuro Stato palestinese indipendente, accanto a Israele, e considerano gli insediamenti ebraici illegali.
L’aspettativa generale è che l’amministrazione di Trump sarà strettamente pro-Israele, anche se ha inviato segnali contrastanti. Alcuni leader dei coloni hanno coltivato negli anni forti legami con i collaboratori di Trump, tra cui Mike Huckabee, scelto da Trump come prossimo ambasciatore a Gerusalemme.
Le pressioni di Trump e del suo inviato, Steve Witkoff, hanno contribuito a sigillare l’accordo tra Israele e Hamas. Trump aveva avvertito che ci sarebbe stato “l’inferno da pagare” se gli ostaggi israeliani non fossero stati rilasciati prima del suo insediamento. Il governo Netanyahu ha finalmente acconsentito allo stesso piano per la tregua che l’ex segretario di Stato Antony Blinken aveva proposto nel maggio scorso. Secondo gli analisti, in cambio Israele avrebbe avuto il via libera a muoversi in Cisgiordania come crede.
Ma Donald Trump ha mostrato una certa tipica noncuranza per le vicende mediorientali, almeno di facciata. Lunedì, alla domanda se pensasse che il cessate il fuoco a Gaza avrebbe retto, ha detto di non essere “fiducioso”. “Non è la nostra guerra. È la loro guerra”, ha poi detto, aggiungendo, riferendosi a Hamas, “ma credo che dall’altra parte siano molto indeboliti’.