Ieri Donald Trump, nel giorno del suo insediamento, è tornato a parlare di una delle infrastrutture più strategiche del mondo: il Canale di Panama. Non sono inoltre mancate accuse al Paese centroamericano per aver violato gli accordi sulla neutralità. Il 47esimo presidente degli Stati Uniti ha quindi promesso di “riprendersi” il corridoio marittimo, e ha sottolineato che le navi americane, comprese quelle della Marina, in questi anni non avrebbero avuto al passaggio tariffe eque.
Le accuse del magnate mancano però di riscontri concreti. Verifiche indipendenti dimostrano che le imposte applicate alle imbarcazioni riflettono semplicemente le caratteristiche dei carichi e delle dimensioni, senza alcuna discriminazione intenzionale.
Il politico ha anche puntato il dito contro la Cina, sostenendo che il controllo operativo della via sarebbe nelle mani di Pechino: un’accusa che Panama ha prontamente smentito. Il Presidente panamense José Raúl Mulino ha ribadito che la rotta interoceanica appartiene e continuerà ad appartenere al suo Stato, respingendo ogni denuncia di favoritismi.
La minaccia di Trump di “riprendersi il Canale” ricorda l’invasione statunitense della repubblica del 1990, ufficialmente giustificata dal narcotraffico ma motivata dalla necessità di proteggere interessi strategici. Ora, come allora, l’ipotesi di un intervento militare riapre vecchie ferite nella regione, dove la memoria degli interventi americani è ancora viva.
Il leader repubblicano non ha escluso l’uso della forza, definendo il controllo del passaggio fra Pacifico e Atlantico una questione di “sicurezza economica”. Tuttavia, un’azione del genere potrebbe avere conseguenze devastanti: oltre a minare le relazioni con l’America Latina, spingerebbe probabilmente molte nazioni a cercare alleanze con Russia, Cina e Iran, complicando ulteriormente la posizione degli Stati Uniti nell’area.
Non è la prima volta che il corridoio diventa terreno di tensione geopolitica. Aperto nel 1914 e costruito grazie a ingenti investimenti americani, l’infrastruttura rimase sotto il controllo degli Stati Uniti fino al 1999, quando venne restituita a Panama in base ai trattati firmati negli anni ’70. Trump ha definito quella cessione un “regalo stupido” e ha insistito sul fatto che la rotta “non avrebbe mai dovuto essere ceduta”.
Il Canale di Panama rappresenta una delle arterie commerciali più trafficate, poiché riduce i tempi di navigazione fra i due oceani. Qualsiasi tentativo di militarizzarlo o destabilizzarne la gestione potrebbe avere ripercussioni globali.