Tutti sul carro del vincitore. La lista degli invitati alla cerimonia di insediamento di Donald Trump, che si terrà lunedì al chiuso in via eccezionale “a causa del clima molto freddo”, come ha comunicato su Truth Social, è un almanacco di populisti di destra, miliardari, imprenditori rampanti ed emergenti. Ma anche di sdegnosi rifiuti.
La cerimonia suole avere dei toni molto formali ed è un importante rito democratico per il pubblico di casa. I diplomatici stranieri di solito partecipano per cortesia e i capi di Stato e di governo di altri Paesi di norma non sono inclusi. Trump, ovviamente, non è uno che segue la tradizione e cerca di trasformare il giorno del suo insediamento istituzionale in un tributo alla sua vittoria elettorale. Ha invitato di persona molti dei leader stranieri con cui ha parlato al telefono o accolto nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, come il presidente argentino Javier Milei e quello cinese Xi Jinping.
Un posto di primo piano lo avranno i tre più ricchi degli Stati Uniti: Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg. I magnati della tecnologia saranno seduti insieme sul palco accanto agli ex presidenti, alla famiglia di Trump e ai candidati del Gabinetto.
Sorprende che Musk, il proprietario di X e CEO di Tesla e SpaceX che ha donato più di un quarto di miliardo di dollari alla campagna elettorale di Trump, non solo è stato invitato all’insediamento, ma parlerà al comizio che si terrà il giorno prima alla Capitol One Arena di Washington. L’evento è organizzato da “Make America Great Again Victory Rally” al quale prenderanno parte il vicepresidente eletto JD Vance, Megyn Kelly, nonché i figli di Trump.
Monday 🇺🇸 gets back on Track to become Great again. pic.twitter.com/lrZQqw1aOe
— Tesla Owners Silicon Valley (@teslaownersSV) January 17, 2025
Bezos, il fondatore di Amazon e proprietario anche del Washington Post, alla fine della campagna elettorale ha deciso di non sostenere Kamala Harris e ha bloccato la pubblicazione dell’editoriale di appoggio politico alla candidata democratica.
Zuckerberg, CEO di Meta, ha apparentemente cercato di guadagnarsi il favore di Trump negli ultimi mesi, riorganizzando lo staff di Facebook e cambiando la politica di moderazione dei contenuti abolendo il fact-checking. Con la mega-donatrice repubblicana Miriam Adelson, ospiterà lunedì sera un ricevimento in abito da sera a Washington per celebrare l’insediamento del presidente eletto.
Alla cerimonia ufficiale il mainstream centrista europeo è stato messo da parte (la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non è stata invitata). È stato invece concesso molto spazio ai politici di estrema destra e nazionalisti. Ci saranno il populista antieuropeo e leader del Reform Party, Nigel Farage, nonostante il focoso litigio in pubblico dei giorni scorsi con Musk. Presente anche il francese Éric Zemmour, il belga Tom Van Grieken e l’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, che si è scontrato con l’Unione Europea a Bruxelles in una lunga disputa sullo stato di diritto. Invitati i capi dell’estrema destra tedesca, Alternative for Germany (AfD), ma Alice Weidel ha fatto sapere che non potrà partecipare per il fitto programma elettorale prima delle elezioni del 23 febbraio. Ci sarà invece il co-leader del partito, Tino Chrupalla, molto legato a Musk, un altro segnale che l’amministrazione Trump rafforzerà attivamente l’estrema destra tedesca.
In cima alla lista, ci sono anche come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente populista argentino Milei, che settimane fa, in un invito alla Casa Rosada, si è autodefinito il “titano della riforma economica”. Invitato anche il primo ministro ungherese Viktor Orbán, un ammiratore del presidente russo Vladimir Putin, il quale, però, ha fatto sapere che non potrà partecipare all’evento.
Dagli inviti traspare un filo conduttore ideologico comune: molti provengono dalla destra o addirittura dall’estrema destra dello spettro politico internazionale o sono leader che Trump ha precedentemente elogiato. In questo senso, la cerimonia di insediamento rivela la traiettoria politica della sua amministrazione e su chi potrebbe avere la sua attenzione quando tornerà nell’Ufficio Ovale.
Trump ha invitato il leader cinese Xi Jinping il mese scorso. Il leader di Pechino non verrà a Washington ma manda il suo delfino, il vice presidente Han Zheng. “Una mano tesa per segnalare la volontà di Trump di avere un dialogo aperto” con Xi, ha detto la portavoce della prossima amministrazione, Karoline Leavitt, a Fox News.
Han Zheng ha un ruolo molto simbolico nella struttura di leadership cinese, ma la sua presenza inevitabilmente trasforma questa cerimonia in colloqui con il team di politica estera con il prossimo segretario di Stato Marco Rubio e con il consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz. Incontri che potrebbero fare da preludio a un accordo commerciale per evitare i dazi minacciati da Trump sulle importazioni cinesi.
Ci saranno anche il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, e quello giapponese Takeshi Iwaya.
Invitati anche il presidente di El Salvador Nayib Bukele (che però non ancora confermato), quello ecuadoriano Daniel Noboa e l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il quale però non potrà partecipare perché gli è stato revocato il passaporto.
L’elenco di chi non è stato invitato così come quello degli invitati che hanno rifiutato di prendere parte all’avvenimento è altrettanto significativo. Von der Leyen, presidente della Commissione europea, è la prima della lista. Snobbati anche Marine Le Pen, la tre volte candidata alla presidenza francese e leader dell’estrema destra, così come il suo protetto Jordan Bardella, entrambi populisti che in passato hanno messo alla berlina il presidente eletto.

Michelle Obama salterà la cerimonia senza fornire una motivazione per la sua assenza. Suo marito Barack sarà invece accanto agli altri ex presidenti Bill Clinton, George W Bush, Joe Biden e tutte le loro mogli, inclusa Hillary Clinton. Anche la “speaker emerita” Nancy Pelosi, salterà la cerimonia.
La vicepresidente Kamala Harris parteciperà all’insediamento, ma non rispetterà la tradizione di ospitare il vicepresidente eletto JD Vance nella sua residenza prima della cerimonia.
Il primo ministro britannico, Sir Keir Starmer, che era stato invitato, non prenderà parte all’evento affermando che nessun primo ministro britannico ha mai preso parte a una cerimonia di insediamento del presidente americano.