Se Donald Trump non fosse stato rieletto come presidente degli USA, il Dipartimento di Giustizia avrebbe avuto tutte le prove per condannarlo per aver cercato di ostacolare i risultati delle elezioni del 2020, vinte da Joe Biden. Lo ha affermato il consigliere speciale Jack Smith in un rapporto pubblicato poco fa.
Il documento contiene un resoconto fattuale dei tentativi di Trump di rovesciare l’esito delle urne, comprese le sue “pressioni sui funzionari statali”, il “piano elettorale fraudolento”, le “pressioni sul vicepresidente” Mike Pence, nonché una sezione su come i suoi sostenitori hanno attaccato il Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio.
Il rapporto rispecchia essenzialmente la storica accusa di sovversione elettorale federale che Smith ha presentato contro Trump nel 2023, rielaborata nel 2024 dopo la sentenza sull’immunità della Corte Suprema e infine ritirata dopo la vittoria di Trump alle elezioni di novembre. Quest’ultimo ha spiegato che il leader MAGA, al tempo, avrebbe diffuso affermazioni “dimostrabilmente e, in molti casi, palesemente false” sulla sua sconfitta alle urne”.

“L’opinione del dipartimento, secondo cui la Costituzione proibisce di continuare a incriminare e perseguire un presidente, è categorica e non dipende dalla gravità dei crimini accusati, dalla forza delle prove del governo o dal merito dell’accusa, che l’ufficio sostiene pienamente”, ha scritto Smith, “se non fosse per l’elezione e l’imminente ritorno alla presidenza del signor Trump, l’ufficio ha valutato che le prove ammissibili erano sufficienti per ottenere e sostenere una condanna al processo”.
Tali affermazioni sono arrivate mesi dopo che il comitato ristretto della Camera per il 6 gennaio ha accusato il leader MAGA di aver preso parte a una “cospirazione in più parti per rovesciare i risultati legittimi delle elezioni presidenziali del 2020”.
“Come stabilito nelle accuse originali e successive, quando è diventato chiaro che il signor Trump aveva perso le elezioni e che i mezzi legali per contestare i risultati elettorali erano falliti, ha fatto ricorso a una serie di tentativi criminali per mantenere il potere”, afferma il rapporto. La pubblicazione di martedì segna l’ultima parola ufficiale del procuratore speciale sulla sua indagine sul 6 gennaio 2021, il giorno in cui i sostenitori del leader MAGA assediarono il Campidoglio statunitense.

“Fino a quando Trump non l’ha ostacolato, questo processo democratico ha funzionato in modo pacifico e ordinato per più di 130 anni”, ha scritto Smith, riferendosi alla certificazione dei risultati del Collegio elettorale da parte del Congresso”.
Resta secretato, invece, il rapporto finale del consigliere speciale sul caso riguardante i documenti federali classificati di Trump, dopo che il giudice distrettuale statunitense Aileen Cannon ha impedito al Dipartimento di Giustizia di pubblicare un report investigativo finale o qualsiasi bozza a riguardo.