L’amministrazione Biden allenterà temporaneamente le restrizioni sugli aiuti umanitari destinati alla Siria per accelerare la consegna di beni essenziali senza eliminare le sanzioni contro il nuovo governo di Damasco. A riportarlo è il Wall Street Journal.
La misura, approvata nel fine settimana, è motivata dalla prudenza della Casa Bianca nei confronti del nuovo esecutivo siriano, guidato da un gruppo islamista – Hay’at Tahrir al-Sham – che Washington e Bruxelles considerano un’organizzazione terroristica, il cui capo – Abu Mohammed al-Jawlani, nome di battaglia di Ahmad al-Shara’ – è di fatto il nuovo uomo più potente del Paese, pur cercando di presentarsi come un interlocutore moderato e pluralista per ottenere il riconoscimento internazionale.
La decisione consente al Dipartimento del Tesoro di emettere deroghe per organizzazioni umanitarie e aziende che forniscono servizi fondamentali come acqua ed elettricità. Le esenzioni, valide inizialmente per sei mesi, puntano a semplificare le procedure evitando autorizzazioni caso per caso, ma prescrivono rigorose condizioni per prevenire un uso improprio degli aiuti da parte delle autorità siriane.
“Alcuni dei gruppi ribelli che hanno rovesciato Assad hanno un passato segnato da terrorismo e abusi dei diritti umani,” ha dichiarato il presidente Joe Biden. “Valuteremo le loro azioni, non solo le loro parole.”
Le decisioni sul possibile riconoscimento del governo ribelle o sulla revoca delle sanzioni saranno quindi verosimilmente rinviate a Donald Trump, che si insedierà tra meno di due settimane. Nel frattempo, incontri diplomatici si sono tenuti a Damasco tra funzionari americani e leader di HTS. La scorsa settimana anche la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock e il suo omologo francese Jean-Noël Barrot hanno visitato la Siria e incontrato al-Shara’. Baerbock ha avvertito che i fondi europei non dovrebbero finanziare “nuove strutture islamiste”, pur riconoscendo che nel Paese si respira una nuova aria di libertà.
La comunità internazionale, Europa compresa, teme che gli aiuti a Damasco possano essere canalizzati in attività clandestine, come accaduto in passato con il regime di Assad, che aveva sequestrato gran parte delle risorse destinate alla popolazione civile per rafforzare la presa totalitaria del regime sul Paese mediorientale.