La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato sabato sera il presidente eletto Donald Trump per un colloquio informale presso il golf club del tycoon a Mar-a-Lago, in Florida. Una toccata e fuga negli Stati Uniti di cinque ore scarse, senza commenti ufficiali, a pochi giorni dall’atteso incontro tra Meloni e il presidente uscente Joe Biden, previsto a Roma dal 9 al 12 gennaio. L’unica prova è la foto diffusa sui social che ritrae l’italiana di fianco all’americano sorridenti con la didascalia: “Bella serata, lo ringrazio. Pronti a lavorare insieme”.
La leader di Fratelli d’Italia, accompagnata dall’ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti Mariangela Zappia, è arrivata intorno alle 19:30 ora locale nella sontuosa residenza di Trump, il quale ha dichiarato ai giornalisti presenti: “Cenerò con Giorgia, una donna fantastica. Ha conquistato l’Europa e non solo”. Alla cena allestita nella sala da ballo della dimora hanno partecipato anche alcune figure di spicco della futura amministrazione Trump, tra cui Marco Rubio (che ha apostrofato la commensale come “una grande alleata e una leader forte”), indicato come prossimo segretario di Stato, Scott Bessent, candidato al Tesoro, Mike Walz, futuro consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Tilman Fertitta, nuovo ambasciatore Usa in Italia.
Successivamente, gli ospiti hanno assistito alla proiezione di un film intitolato “The Eastman Dilemma: Lawfare or Justice”, incentrato sui presunti brogli democratici alle elezioni del 2020 (che Trump perse contro Biden) e sull’attività dell’avvocato John Eastman, che sostiene che negli USA esista un “sistema giudiziario con due pesi e due misure” che danneggi arbitrariamente gli ambienti conservatori.
La premier italiana e il presidente eletto hanno già espresso reciproca stima in passato e la visita di sabato è uno dei primi incontri privati di un leader straniero con Trump dalla sua vittoria elettorale – il che sembra rafforzare l’idea che Meloni possa diventare l’alleata chiave di Trump in Europa e mediare le tensioni tra il repubblicano e Bruxelles.
L’agenda ufficiale dell’incontro non è stata resa nota, ma tra i temi che sarebbero stati affrontati, secondo gli osservatori, ci sono le minacce di Trump di avviare una guerra commerciale con l’Europa, la possibilità di ridurre il sostegno americano alla NATO e la posizione degli Stati Uniti sul conflitto in Ucraina.
In primo piano, però, potrebbe esserci il caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran pochi giorni dopo che l’Italia aveva eseguito, su richiesta degli Stati Uniti, l’arresto di un cittadino iraniano accusato di fornire componenti per droni ai Guardiani della Rivoluzione.
Secondo quanto riporta il New York Times, Meloni avrebbe chiesto “di abbandonare un approccio democratico e premere aggressivamente” affinché la questione diventasse una priorità per Trump. Fonti vicine all’incontro hanno riferito che la premier avrebbe insistito molto per ottenere un colloquio con il presidente eletto – un incontro era già previsto il 20 gennaio, giorno dell’insediamento alla Casa Bianca – e, a incidere sull’urgenza, potrebbe essere stata la decisione dei giudici della Corte di Appello di Milano di fissare l’udienza dell’iraniano Mohammad Abedininajafabadi al 15 gennaio.
La premier gode anche di un rapporto privilegiato con Elon Musk. La sua presenza all’incontro di sabato sera non è stata confermata, ma la serie di tweet pubblicati a riguardo ha fatto intendere che il Ceo di Tesla ha contribuito a facilitare il blitz di Meloni a Mar-a-Lago. Non è segreto la stima reciproca, tanto che la leader di Fratelli d’Italia lo ha recentemente definito “un genio dipinto come mostro” in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Dalla sua elezione, Trump ha già ricevuto a Mar-a-Lago il premier ungherese Viktor Orbán, noto per il suo modello di “democrazia illiberale”, e il presidente argentino Javier Milei, esponente di punta della destra radicale. Anche il primo ministro canadese Justin Trudeau ha recentemente visitato il presidente eletto, che ha minacciato di imporre nuovi dazi contro il suo dirimpettaio settentrionale.