Il “mezzogiorno di fuoco” al Congresso ha rispettato la suspense. Il “duello” tra lo speaker uscente alla ricerca della riconferma e gli ultras del suo partito che lo ritengono troppo “morbido”, è stato rispettato e alla fine ha vinto lui. Il voto alla Camera è stato pieno di sorprese. Due dei tre repubblicani che avevano votato in prima battuta contro la sua nomina e alla fine ci hanno ripensato e hanno cambiato il voto.
La prima seduta alla Camera, dopo che la maggioranza si era espressa per bocciare Mike Jonson, era stata sospesa, ma non dichiarata conclusa. Una pausa durante la quale due dei tre “dissidenti” repubblicani, Keith Self, del Texas, e Ralph Norman, della South Carolina, dopo un incontro a porte chiuse con Johnson, hanno cambiato il voto. Solo Thomas Massie, parlamentare del Kentuky, ha continuato a negargli la sua preferenza e così la votazione si è conclusa 218 voti per Johnson, 215 per Hakeem Jeffries con il solo Massie che ha votato “presente”. Ora i repubblicani hanno il controllo completo di entrambe le Camere. Johnson però è confrontato dalla prossima perdita di altri due parlamentari, i deputati Mike Waltz ed Elise Stefanik, che entreranno a far parte della nuova amministrazione rispettivamente come consigliere per la sicurezza nazionale e ambasciatrice all’Onu (ruolo che, a differenza del primo, richiede la conferma del Senato). Per le elezioni suppletive se ne riparlerà tra sei mesi.
Non è un segreto che alla Camera lo zoccolo duro dei repubblicani più conservatori mal accetta la leadership di Mike Johnson sia per aver accettato i finanziamenti all’Ucraina sia per l’ultima legge-ponte per finanziare il governo per evitare lo shutdown di fine anno. Decisione aspramente criticate dai falchi che gli imputano la sua mancanza di volontà di tagliare la spesa pubblica.
Nel suo primo discorso dopo la rielezione Johnson ha chiesto un momento di silenzio per ricordare le vittime dell’attacco terroristico a New Orleans. Ha poi promesso “tagli drastici” al bilancio federale, aggiungendo che i repubblicani intendono “restituire il potere al popolo” e che l’agenda di “America First”, quella del presidente eletto Donald Trump, sarà pienamente rispettata.
“Il popolo americano ha atteso quattro anni per il buonsenso, la forza e la leadership. – ha scritto il presidente eletto sul suo profilo Truth Social, dopo la riconferma di Johnson. – Li otterrà ora e l’America sarà più grande che mai. Congratulazioni allo speaker per aver ricevuto un voto di fiducia senza precedenti al Congresso. Mike sarà un grande Speaker e il nostro Paese ne trarrà beneficio”.
La Camera ha 435 parlamentari: 220 sono repubblicani, 215 democratici. Il quorum è 218. All’appello mancava il parlamentare Matt Gaetz che si è dimesso prima che la Commissione Etica della Camera lo deferisse all’autorità giudiziaria per le sue vicende di sesso e droga con una minorenne. Johnson quindi poteva permettersi di perdere il solo voto di Thomas Massie.
Mentre alla Camera si svolgeva la drammatica scelta dello speaker al Senato si è insediato John Thune, il leader della nuova maggioranza repubblicana che ha sostituito l’anziano Mitch McConnell, che è stato il leader del GOP al Senato per 18 anni. Thune, che è un moderato, alcune settimane fa era stato scelto dagli altri senatori del suo partito battendo il candidato sostenuto da Donald Trump, il senatore della Florida Rick Scott. In una delle sue ultime sedute, Kamala Harris ha aperto i lavori in qualità di presidente del Senato. I repubblicani hanno 53 seggi contro i 47 dei democratici. Il nuovo leader della maggioranza, John Thune prossimamente sarà chiamato a votare la conferma dei candidati dei dipartimenti nominati dal presidente eletto Trump. Thune nel suo discorso al Senato si è impegnato a “preservare” l’ostruzionismo, la norma che richiede la maggioranza di 60 voti per approvare le leggi, che altrimenti potrebbero passare anche con maggioranza semplice. La procedura, nota come “filibuster” impone che anche ad un senatore di parlare per ore per ritardare che passi una proposta di legge e, automaticamente, comporta una maggioranza qualificata di 60 voti. “Una delle mie priorità come leader sarà garantire che il Senato resti tale. Ciò significa preservare l’ostruzionismo legislativo, la regola del Senato che oggi ha forse il maggiore impatto nel preservare la visione del Senato dei Padri Fondatori”. Sia Biden che Trump hanno tentato di riformare la procedura per consentire il passaggio di alcune leggi solo con la maggioranza semplice per i loro piani di governo, ma non ci sono riusciti.