Non si fermano i colloqui del Governo italiano per liberare Cecilia Sala, la giornalista detenuta in un carcere a Teheran, in Iran, dal 19 dicembre, nonostante avesse un “regolare visto giornalistico”, ha scritto Il Foglio denunciando l’accaduto. Non sono ancora stati chiariti i motivi dell’arresto né l’Iran ha formalizzato capi d’imputazione a suo carico, ma sul tavolo dei negoziati sono intervenuti anche gli Stati Uniti.
L’arresto di Sala, infatti, potrebbe essere legato a doppio filo a un altro avvenuto proprio qualche giorno prima all’aeroporto di Milano Malpensa, come una sorta di ritorsione da parte di Teheran. Il 16 dicembre, sotto mandato di arresto internazionale emesso dagli Stati Uniti il 13 dicembre, le autorità italiane hanno fermato e disposto la misura cautelare in carcere per Mohammad Abedininajafabadi (o semplicemente Abedini), 38 anni, in attesa di procedere con l’estradizione verso il Massachusetts dove raggiungerà il suo presunto complice Mahdi Mohammad Sadeghi, 42 anni, al momento in custodia.
Secondo gli Stati Uniti, Abedini, con doppia cittadinanza svizzera e iraniana, e Sadeghi, statunitense e iraniano, sono stati accusati di associazione a delinquere, di cospirazione e di aver violato le sanzioni internazionali imposte sull’Iran. Dagli atti ufficiali emerge che Abedini, in quanto proprietario di una società basata a Teheran che si occupa di commercio con l’estero, avrebbe fornito illegalmente droni e missili balistici statunitensi al Corpo della Guardie della Rivoluzione islamica, ritenuto dagli Usa un gruppo terroristico. Questi materiali sarebbero stati utilizzati il 28 gennaio 2024 in un attacco a una base militare situata nel Nord della Giordania dove sono morti tre americani e più di 40 sono stati feriti. Per questo motivo, Abedini rischia l’ergastolo e una multa da 250 mila dollari, oltre alla condanna condivisa con Sadeghi di 20 anni di carcere e una multa da 1 milione di dollari.
L’agenzia iraniana Tasnim, affiliata al Corpo della Guardie della Rivoluzione islamica, ha commentato che “la mancanza di notifica ufficiale all’ambasciata iraniana e la negazione dell’accesso ad Abedini, cittadino iraniano, è un chiaro esempio di rapimento”.
In Italia, le autorità statunitensi hanno già formalizzato la richiesta di estradizione di Abedini inviando i documenti con le accuse. Ora, spetta alla Procura di Milano, che per il momento ha aperto un fascicolo modello 45, di natura conoscitiva, valutare il caso. Tuttavia, ANSA riferisce che un eventuale vizio nelle modalità di arresto potrebbe portare alla nullità dell’atto complicando il processo dell’estradizione, ma facilitando le trattative diplomatiche per uno “scambio” con Sala. Ci potrebbero volere almeno 10 giorni per arrivare a una conclusione: la Corte d’Appello di Milano dovrà fissare un’udienza, i giudici vagliare le accuse e dare il via libera al Ministero di Giustizia per validare l’estradizione.
Intanto, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, Sala si trova in una cella isolata nel carcere di Evin, dove vengono detenuti i dissidenti politici. La giornalista, che sarebbe dovuta rientrare in Italia il 20 dicembre, ha potuto fare due chiamate alla propria famiglia, è “in buona salute” e sta ricevendo “un trattamento rispettoso della dignità della persona” e “continueremo a verificare con le visite consolari che faremo, al momento non abbiamo avuto segnali negativi“, ha riferito il vicepresidente del Consiglio italiano.