Il giudice Juan Merchan ha respinto la richiesta di Donald Trump di annullare la sua condanna nel caso di denaro sporco a New York. Il magistrato ha stabilito che la sentenza della Corte Suprema, secondo cui Trump dovrebbe ricevere un’ampia immunità per gli atti ufficiali compiuti durante il suo mandato, non porterà all’archiviazione della condanna, in quanto le prove presentate dall’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan non erano legate alla condotta ufficiale di Trump come presidente.
La decisione di Merchan ha respinto così una delle diverse strade che gli avvocati di Trump hanno intrapreso per cercare di annullare il verdetto di colpevolezza emesso a maggio, per 34 capi d’accusa di falsificazione di documenti aziendali.
Il portavoce della transizione di Trump, Steven Cheung, ha dichiarato in un comunicato che la decisione di Merchan “è una violazione diretta della decisione della Corte Suprema sull’immunità, e di altre giurisprudenze di lunga data”.
È probabile che gli avvocati del leader MAGA ricorreranno in appello contro la decisione del giudice, con il caso che potrebbe rimanere bloccato per mesi o addirittura anni. Merchan, inoltre, deve ancora pronunciarsi sull’argomentazione di Trump secondo cui il suo status di presidente è un “impedimento legale” a ulteriori procedimenti penali contro di lui: di conseguenza, secondo la sua opinione, il processo dovrebbe essere archiviato.
I procuratori che stanno lavorando al caso, hanno già concordato che il leader MAGA non sarà condannato mentre è in carica. Questi ultimi hanno inoltre scritto che mentre la sentenza potrebbe essere ritardata o modificata, l’annullamento della condanna della giuria sarebbe un “rimedio estremo” ingiustificato.
Lo scorso maggio, Trump è stato ritenuto colpevole di 34 capi d’accusa, per aver falsificato i registri aziendali in merito ai pagamenti effettuati all’allora avvocato Michael Cohen per rimborsare un pagamento di 130.000 dollari alla star del cinema pornografico Stormy Daniels, al fine di impedirle di parlare di una presunta relazione, prima delle elezioni del 2016.
La condanna, prevista per luglio, è stata rinviata due volte in seguito alla sentenza sull’immunità presidenziale della Corte Suprema. In questi mesi, i legali del presidente eletto hanno sostenuto che la sentenza dovrebbe essere annullata, in quanto gli inquirenti avrebbero presentato prove derivanti dalla condotta ufficiale di Trump alla Casa Bianca.
Una tesi respinta in seguito da Merchan. In una lettera inviata agli avvocati lunedì, il giudice ha reso noto, inoltre, che il team di difesa del presidente eletto ha denunciato una cattiva condotta da parte dei giurati all’inizio del mese, ma non ha presentato una mozione per respingere la condanna sulla base delle accuse.