Un boato che squarcia l’alba nel Ryazansky Prospekt, periferia sud-orientale di Mosca. Le vittime dell’attentato sono Igor Kirillov, il capo delle truppe di difesa nucleare, chimica e biologica (RChBZ) dell’esercito russo, e il suo assistente Ilya Polikarpov.
A causare l’esplosione, secondo le prime ricostruzioni rilanciate dalla TASS, sarebbe stato un ordigno piazzato in un monopattino parcheggiato accanto a un edificio residenziale. Secondo Kommersant, la bomba aveva una potenza equivalente a circa 300 grammi di tritolo ed è stata probabilmente attivata a distanza tramite un segnale radio o una chiamata da cellulare.
La notizia è stata diffusa inizialmente su alcuni canali Telegram anonimi e successivamente confermata dal Comitato Investigativo della Federazione Russa, che ha aperto un’indagine per terrorismo, omicidio e traffico illecito di armi. L’inchiesta si concentra principalmente sulla pista dei servizi segreti ucraini, nello specifico la Direzione principale dell’intelligence del Ministero della Difesa e il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), che avrebbero individuato Kirillov come obiettivo a causa della sua visibilità pubblica.
Poco dopo, all’agenzia RBC, sarebbero stati gli stessi ucraini a rompere gli indugi e rivendicare (anonimamente) la paternità dell’attacco. “Kirillov era un criminale di guerra e un obiettivo completamente legittimo poiché ha dato ordine di usare armi chimiche proibite contro l’esercito ucraino. Una fine così ingloriosa attende tutti coloro che uccidono ucraini. La punizione per i crimini di guerra è inevitabile”, ha riferito una fonte ucraina.
Sul canale Telegram “Baza” si sostiene che il monopattino carico di esplosivo sarebbe stato posizionato vicino all’ingresso del complesso residenziale intorno alle 4 del mattino – e che probabilmente un agente ucraino potrebbe aver osservato la scena da un appartamento in affitto dall’altra parte della strada, da un’auto nelle vicinanze o tramite il sistema di sorveglianza dell’edificio che potrebbe essere stato violato.
Meno di una settimana fa Kyiv aveva promesso di punire “tutti i criminali di guerra russi”: non solo “quelli che hanno ucciso ma anche chi ha sviluppato armi che hanno causato la morte di ucraini inermi”. Lo scorso 12 dicembre a cadere in un agguato ucraino era stato, sempre a Mosca, Mikhail Shatskyi, vice capo progettista dell’ufficio di costruzione “Mars”, figura chiave nell’ammodernamento dei missili da crociera e dello sviluppo dei droni utilizzati negli attacchi all’Ucraina. Per lui un colpo di pistola alla testa da distanza ravvicinata.
La morte di Kirillov arriva all’indomani della condanna in contumacia nei suoi confronti da parte di Kyiv, che lo ritiene responsabile dell’uso massiccio di armi chimiche (in almeno 4.800 casi) contro l’Ucraina – tra cui la cloropicrina, un agente tossico altamente soffocante.
Secondo l’SBU, l’uso delle armi è stato confermato da due laboratori indipendenti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW). Un funzionario dei servizi speciali ucraini, citato da Ukrainska Pravda, ha definito Kirillov un “criminale di guerra” e una “legittima priorità” per le operazioni speciali ucraine.
Ex allievo della Scuola Militare di Kostroma e dell’Accademia delle truppe RChBZ, Kirillov, 54 anni, era stato scelto come capo delle forze di difesa chimica e biologica di Mosca nel 2017. Dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022, era diventato uno dei volti più noti della propaganda militare russa, rilanciando una vasta gamma di teorie cospirative: sosteneva ad esempio che laboratori biologici supervisionati dal Pentagono in Ucraina stessero studiando virus trasmissibili tramite zanzare infette, come quelli della dengue e della febbre Zika. Oppure che gli scienziati ucraini volessero sviluppare, su commissione americana, ceppi di influenza aviaria altamente patogeni in grado di superare la barriera tra specie.
La lista comprende anche l’accusa a Washington di voler scatenare una nuova pandemia attraverso mutazioni virali, a suo dire corroborata dalla scoperta nel dicembre 2023 di presunti documenti segreti in laboratori ucraini che proverebbero attività biologiche pericolose condotte sotto il controllo del Pentagono.
Smentendo la sua intelligence, Mikhail Podolyak, consigliere della presidenza ucraina, ha negato ogni coinvolgimento di Kyiv nell’agguato di martedì mattina, ribadendo che l’Ucraina agisce solo attraverso vie legali e sul campo di battaglia. “Non usiamo metodi terroristici”.
L’esplosione che ha ucciso Kirillov è solo l’ultimo di una serie di attentati ad alti funzionari vicini all’apparato militare avvenuti dall’inizio della guerra sul suolo russo. In ciascuno di essi gli ucraini hanno, almeno ufficialmente, smentito ogni coinvolgimento.
Tra i casi più eclatanti, l’omicidio della giornalista Daria Dugina, figlia dell’ideologo dell’ultra-destra russa Aleksandr Dugin, avvenuto nell’agosto 2022 con un’autobomba nei pressi di Mosca. Nel 2023, fu il blogger militare Vladlen Tatarsky a perdere la vita in un’esplosione in un caffè di San Pietroburgo, mentre a luglio 2024 un ufficiale dello Stato Maggiore russo, Andrei Torgashov, è rimasto ferito nell’esplosione di un’auto a Mosca.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha descritto Kirillov come un “uomo coraggioso”, impegnato a denunciare le “provocazioni chimiche” orchestrate dalla NATO in Siria e le attività dei laboratori biologici americani in Ucraina. “Ha lavorato senza paura, a viso aperto, per la verità e per la Madrepatria”.