Gli Stati Uniti hanno avviato un dialogo con la milizia islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) nel tentativo di favorire una transizione politica stabile in Siria dopo 13 anni di guerra civile. A riportarlo è il Wall Street Journal.
Il segretario di Stato USA Antony Blinken, in missione in Medio Oriente, ha confermato i contatti con HTS e altre fazioni attive sul territorio. Una delle priorità di Washington rimane il rimpatrio di Austin Tice, giornalista statunitense scomparso oltre 12 anni fa in un’area sotto il controllo del regime.
“Sì, siamo in contatto con HTS e con altre parti coinvolte”, ha dichiarato Blinken sabato. “Il nostro messaggio al popolo siriano è chiaro: vogliamo il loro benessere e siamo pronti ad aiutarli”.
HTS, nonostante sia considerato dagli Stati Uniti e dall’Occidente un gruppo terroristico jihadista, ha cercato negli ultimi anni di prendere le distanze dai gruppi più estremisti, reprimendo le frange radicali al suo interno anche grazie all’opera di mediazione della Turchia. Ma la minaccia rappresentata dalle cellule dell’ISIS continua a preoccupare sia Washington che i leader regionali, che paventano un ritorno dei miliziani jihadisti nei territori liberati. Gli Stati Uniti mirano anche a ridurre l’influenza di Russia e Iran, storici alleati di Assad, nel futuro assetto politico del Paese.
Al termine di un vertice con i ministri degli Esteri di otto Paesi arabi, tra cui Giordania, Iraq, Arabia Saudita ed Egitto, Blinken ha ribadito il sostegno a un processo inclusivo, senza però fornire dettagli concreti sul futuro governo.
Le priorità affrontate durante la visita includono i diritti delle minoranze e delle donne, l’assistenza umanitaria e la necessità di neutralizzare i depositi di armi chimiche ancora presenti nel Paese. Cruciale è anche il nodo relativo al nord-est della Siria, dove le forze curde sostenute dagli Stati Uniti continuano a combattere l’ISIS e a gestire migliaia di prigionieri jihadisti. Un accordo esistente tra le forze curde e quelle turche mira a evitare scontri nei pressi di Manbij, ma Washington sta cercando ulteriori garanzie per scongiurare un conflitto più ampio.
A Baghdad, Blinken ha poi incontrato il primo ministro iracheno Mohammed Shia Al Sudani, a cui ha presentato l’indebolimento dell’Iran come un’opportunità per l’Iraq di ridurre la propria dipendenza da Teheran e contrastare le milizie filo-iraniane presenti nel Paese.
Successivamente, Blinken ha partecipato a un summit ad Aqaba con rappresentanti della Lega Araba, dell’Unione Europea e della Turchia. Tra i temi discussi, la possibilità di alleggerire le sanzioni economiche in cambio dell’istituzione di un governo civile rappresentativo in Siria, in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Secondo diplomatici arabi ed europei, la transizione dovrebbe includere tutte le forze politiche e sociali del Paese, garantendo che la Siria non diventi un rifugio per terroristi o una minaccia per i Paesi vicini. Mentre Giordania, Libano ed Emirati Arabi Uniti temono un’eccessiva influenza islamista nel nuovo governo, Turchia, Qatar e Arabia Saudita sembrano più inclini a riconoscere un ruolo a HTS nell’amministrazione transitoria. Per rassicurare i vicini, Ankra ha avviato un dialogo con il Libano, impegnandosi a contenere eventuali infiltrazioni jihadiste e a proteggere le minoranze religiose, spesso bersaglio degli estremisti nella regione.