La Corte Costituzionale rumena ha annullato all’unanimità venerdì le elezioni presidenziali dello scorso 24 novembre, vinte a sorpresa dal candidato filorusso Călin Georgescu contro la leader del centro-destra Elena Lasconi per presunte interferenze del Cremlino. I due avrebbero dovuto sfidarsi nuovamente al ballottaggio previsto per l’8 dicembre.
“In base all’articolo 146 lettera f) della Costituzione, la Corte annulla l’intero processo elettorale relativo alla scelta del Presidente della Romania”, si legge in un comunicato ufficiale. I dettagli della sentenza saranno pubblicati a breve nella Gazzetta Ufficiale, ma già da ora è richiesto al Governo attuale – guidato dal premier socialdemocratico Marcel Ciolacu – di fissare una nuova data per il voto cosicché tutti i candidati possano sottoporsi nuovamente al processo di validazione presso l’Ufficio Elettorale Centrale.
Ciolacu, che aveva partecipato al primo turno senza qualificarsi per il ballottaggio, ha definito l’annullamento “l’unica soluzione corretta”. Ha inoltre chiesto un’indagine approfondita per individuare i responsabili del tentativo di interferire nelle elezioni. “I documenti del Consiglio Supremo di Difesa dimostrano che il voto è stato distorto in maniera evidente a causa delle ingerenze russe”, ha dichiarato. Il premier si è detto disposto a partecipare a una grande coalizione parlamentare filo-europea, capace di garantire stabilità politica e di fronteggiare l’avanzata delle forze estremiste.
Elena Lasconi, candidata al ballottaggio con l’Unione Salvate la Romania (USR), ha criticato invece duramente la decisione della Corte, definendola “un colpo alla democrazia”. “Oggi lo Stato rumeno ha calpestato il voto dei cittadini. La propaganda russa è un problema gravissimo, ma doveva essere affrontata dopo un voto libero e trasparente”, le sue parole.
L’attenzione è ora tutta su Călin Georgescu, il candidato indipendente euroscettico al centro delle polemiche. Secondo i documenti resi pubblici dal Consiglio Supremo di Difesa, Georgescu avrebbe ricevuto finanziamenti esterni non dichiarati da parte del Cremlino – che il 62enne avrebbe investito principalmente in spot elettorali su TikTok e altre piattaforme social.
Prima della decisione finale, la Corte aveva già ricevuto quattro petizioni per l’annullamento delle elezioni, presentate da istituzioni accademiche, organizzazioni civili e candidati indipendenti. Le accuse includevano brogli elettorali e gravi irregolarità, che avevano portato la Corte a disporre un riconteggio dei voti al primo turno.
Il mandato dell’attuale presidente, il liberale Klaus Iohannis, terminerà il 21 dicembre, ma resta da stabilire se la Corte Costituzionale ne prolungherà l’incarico o se sarà necessario un presidente ad interim, che potrebbe essere il presidente del Senato.