Un’invasione militare del Messico. Un’ipotesi che fino a pochi anni fa sarebbe stata derubricata a fantapolitica sembra invece essere finita al centro delle strategie della futura amministrazione di Donald Trump. L’obiettivo degli strateghi MAGA, come riporta Rolling Stone, è infatti quello di annientare i cartelli della droga con un’operazione di terra al di fuori dei confini USA.
“Quanto dobbiamo spingerci con un’invasione del Messico?”, avrebbe chiesto uno dei principali consiglieri di Trump. Nessuna boutade: l’idea di colpire i cartelli con la forza militare è ormai condivisa da un numero crescente di esponenti repubblicani, incluse le figure chiave scelte per il prossimo esecutivo a guida Trump.
Secondo fonti vicine al presidente-eletto, già durante la campagna elettorale erano stati allestiti “piani di battaglia” per operazioni mirate in territorio messicano. Si va dai raid aerei sui laboratori di droga agli interventi delle forze speciali per eliminare leader dei cartelli, fino alla guerra cibernetica per disarticolare le reti criminali latinoamericane.
Pete Hegseth, nominato da Trump come prossimo segretario alla Difesa, non ha mai celato il suo sostegno a operazioni militari contro i cartelli, definiti “organizzazioni terroristiche che avvelenano gli americani”. “Se serve un’azione militare, è quello che dovremo fare,” ha dichiarato il futuro capo del Pentagono. “Precisione e forza: è così che cambiamo le regole del gioco.”
Trump ha chiarito i suoi propositi in una serie di discussioni con i suoi consiglieri e alleati al Congresso: o il Governo messicano riesce a fermare il flusso di fentanyl verso gli Stati Uniti, o verrà scavalcato da un massiccio intervento militare USA. E non sono solo i MAGA a vederla così. Anche la vecchia guardia GOP, tra cui il senatore Lindsey Graham, sembra d’accordo nel designare i cartelli come organizzazioni terroristiche per spianare la strada a “una risposta militare senza precedenti contro queste minacce.”
Tom Homan, scelto da Trump come “zar del confine,” è favorevole al pugno duro e ha promesso che Trump utilizzerà “tutta la forza delle operazioni speciali per neutralizzare i cartelli.” Pollice in su anche da Kristi Noem, governatrice del South Dakota scelta come segretaria della Sicurezza Interna, che ha definito il confine sud una “zona di guerra” e i cartelli latinoamericani “il nemico comune di tutti gli Stati Uniti”.
Difficile però che il Governo messicano resti a guardare. Un intervento militare USA in Messico avrebbe tecnicamente i connotati di un’invasione, col potenziale di devastare i rapporti bilaterali – già a rischio con la minaccia di Trump di imporre dazi del 25% alle merci provenienti da sud – e l’intero equilibrio regionale.
Secondo gli ultimi dati pubblicati a novembre dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nell’ultimo anno poco meno di 100.000 statunitensi (97.000) sono morti per overdose – la stragrande maggioranza delle quali provocata proprio dal fentanyl, un oppioide fino a cinquanta volte più potente dell’eroina. A produrla sono i cartelli messicani, che importano le “materie prime” chimiche da aziende cinesi e le assemblano in laboratori centroamericani, per poi smerciarli sull’enorme mercato di consumatori USA.